Non sono momenti facili per la democrazia ma è la diseguaglianza che può fare paura

Il malessere che l’epidemia ha accentuato negli strati meno abbienti della nostra debole società non è ancora emerso in tutta la sua vastità. Di questo si dovrebbe preoccupare, e con urgenza, chi ha a cuore le nostre istituzioni democratiche

di Roberto Bin, costituzionalista


Non sono momenti facili. Qualcosa incomincia a vacillare. Sempre più spesso si avanzano dubbi circa la legittimità delle direttive che il governo impone alla popolazione, che comportano limitazioni severe alla libertà di circolazione delle persone, al lavoro e alle imprese.

Qualche filosofo come Giorgio Agamben – a cui devo molto sul piano culturale – avanza dubbi severi e ipotesi catastrofiche circa la condizione della nostra democrazia (https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-una-domanda). Non li condivido affatto, e non è affatto vero che – come lui sospetta – i giuristi non si stiano interrogando sulla legittimità della situazione e dell’uso degli strumenti d’emergenza. È il loro compito, del resto, anche se questo non garantisce affatto che lo stiano svolgendo bene. Ci sono davvero allarmi seri circa la tenuta della nostra democrazia? Davvero si pensa che qualcuno stia strumentalizzando la pandemia per approfittarsi di noi? Avremmo preferito che si fosse seguita qualche rassicurante fake news e si fosse seguito Boris Johnson (prima maniera) e Donald Trump nel sottovalutare il pericolo e procedere sereni accettando qualche lutto tra i nostri familiari?

Non lo credo. Lo dico da costituzionalista che ha dedicato la propria vita, non solo professionale, alla difesa della Costituzione e delle libertà che vi sono scritte. Onestamente, non mi sembra che l’Italia corra un pericolo di soppressione delle istituzioni democratiche e dei diritti fondamentali. È un paese che ha una struttura pluralistica e policentrica del potere – che certe volte anzi sembra talmente accentuata da sfiorare l’anarchia. Le polemiche delle Regioni tra loro e di quelle del Nord leghista con il governo dimostrano che nulla in Italia può essere dato per scontato, accettato e digerito senza confronti. Certe volte il sospetto è l’opposto, cioè che ci siano troppe voci e troppi volti a cercare “visibilità”, minando la coerenza e l’incisività dell’azione del governo.

Certo, se la situazione dovesse proseguire ancora per molto, qualche pericolo per la democrazia potrebbe sorgere. Ma immediatamente verrebbero fuori quelli che sono i nostri anticorpi. Non solo i presidenti leghisti delle regioni del Nord, ma anche gli altri avrebbero la giustificazione di opporsi nei fatti alle decisioni assunte dal governo; e soprattutto queste decisioni non avrebbero più presa nella coscienza delle persone, che riprenderebbero in mano i loro diritti sfidando polizia e sanzioni. Quante multe possono essere elevate prima che i giudici vengano chiamati in gioco? Ancora pochi sono stati i controlli giudiziari attivati sugli atti del governo (per altro, tutti i ricorsi sono stati respinti), nessuna eccezione è arrivata ancora alla corte costituzionale, ma è solo una questione di tempo.

Se davvero la situazione dovesse prolungarsi; se davvero i dati di medici e biologici non sostenessero più le decisioni governative di limitazione degli spazi di libertà; se davvero la gente decidesse di non rispettare più le decisioni del governo perché esse non meritano il nostro rispetto: allora tutte le sanzioni irrogate dalle forze dell’ordine in ottemperanza delle decisioni del governo verrebbero impugnate e i giudici, nonché la corte costituzionale, verrebbero sollecitati a intervenire. Il paese ha forti istituzioni e forti contrappesi, molto più forti di quanto di solito si pensi.

E per fortuna non abbiamo al governo personaggi davvero pericolosi, che minaccino di approfittare della situazione per rivendicare i “pieni poteri”. Né il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, né il ministro della Salute, Roberto Speranza, incarnano il tipo fisico dell’aspirante dittatore. Mi sembra che dobbiamo portare rispetto per il lavoro difficilissimo che loro e i loro tecnici stanno portando avanti, affrontando situazioni sconosciute e decisioni inedite. Si sono assunti responsabilità inattese e tremende, e di questo mi sembra che debbano essere ringraziati.

Come dovremmo ringraziare la sorte di averci liberati dalla presenza di chi in effetti avrebbe avuto, lombrosianamente parlando, i tratti di colui che può essere tentato d’indossare le vesti dell’uomo forte. Lo abbiamo già visto, Matteo Salvini, con la felpa della Protezione civile o della Polizia di Stato, ma non lo vedremo con il camice e la mascherina del primario dell’ospedale. Grazie per lo scampato pericolo. Oggi tutt’al più può essere tentato di interpretare il ruolo del Trump della Padania che incita le imprese a riaprire e le regioni a derogare ai blocchi stabiliti dal governo: speriamo che i “governatori” leghisti abbiano un po’ più di buonsenso, perché lo scenario della Catalogna che gioca alla secessione lo abbiamo tutti ben presente. E speriamo che il nuovo leader della Confindustria non dia ossigeno a queste pericolose tentazioni: queste sì sarebbero funeste per la democrazia.

Per il resto non temo per la stabilità delle nostre istituzioni democratiche se non per un motivo, di cui poco si parla, poco lo fanno anche i filosofi. La diseguaglianza. Questi mesi di riduzione della produzione, di perdita dei guadagni, di reclusione in alloggi ristretti, di problemi di gestione dei figli e di tutti gli altri disagi che si stanno riversando sugli italiani, è su una componente della società che gravano più pesantemente. La diseguaglianza si approfondisce e fa sentire tutto il suo peso. emerge la minaccia che reca con sé. Una ricerca condotta negli Usa qualche anno fa (qui si può leggerne una recensione: https://www.nybooks.com/articles/2020/03/26/left-behind-life-expectancy-crisis/) ha fatto emergere dati inquietanti sull’incredibile aumento di suicidi e di morti da abuso di alcol e droghe tra i maschi, bianchi, di mezz’età (e privi di laurea): un ceto che è pesantemente regredito nella società, l’elettorato ideale di Trump!

Il malessere che l’epidemia ha accentuato negli strati meno abbienti della nostra debole società non è ancora emerso in tutta la sua vastità. Di questo si dovrebbe preoccupare chi ha a cuore le nostre istituzioni democratiche. E con urgenza.


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