Futuro sindaco, le ragioni di un dibattito ampio

Per evitare che anche con il prossimo candidato del centro-sinistra si ripeta il fosco rito del fuoco amico, dell’immancabile risveglio dello zoccolo duro dei partiti e del solito gioco degli intrighi, serve una convergenza sociale e una partecipazione attiva della società civile. Un incontro del maggior numero di idee e di contributi è utile per far sì che chi si candida sia attore di quel bene comune, troppo spesso dimenticato

di Giovanni De Plato, psichiatra e scrittore


Con l’articolo «Caro sindaco, ti scrivo» del 24 maggio il mio intento era di avviare un confronto sulle idee per arrivare a mettere insieme una larga convergenza sociale. Una partecipazione attiva capace di rendere il centro-sinistra credibile e vincente alle prossime elezioni amministrative del Comune di Bologna nel 2021. Alcuni lettori e collaboratori hanno accettato l’invito al confronto e hanno scritto, dando diversi contributi molto interessanti, che sono andati oltre il mio proposito. Il dibattito si è aperto.  Per ora i dirigenti dei partiti e gli altri amministratori o aspiranti candidati tacciono, anche se sono tutti all’opera sotto traccia.

La speranza è che nei prossimi mesi non si ripeta il fuoco amico sul candidato all’interno dei partiti, in particolare del Pd. Vale la pena ricordare quando Virginio Merola si candidò al secondo mandato e fu subito impallinato da un dirigente del suo stesso partito con il lapidario slogan «non è all’altezza». Allora fu la società civile a mobilitarsi e a firmare appelli a sostegno di Merola, chiedendogli una volta rieletto discontinuità con le manovre sotterranee. La rielezione a sindaco tuttavia non portò a svolte decisive in questo senso. Più o meno quanto è accaduto con Stefano Bonaccini e la formazione della sua giunta.

Non vorremmo insomma assistere, alla fine dell’anno, con l’avvicinarsi delle elezioni, all’immancabile risveglio dello zoccolo duro dei partiti e al ritorno degli intrighi. Si sa, quelli che si ritengono esperti di manovre e di combinazioni, non temono i proclami dei leader nazionali e locali del «niente sarà come prima». È facile prevedere che questa indistruttibile macchina da guerra anche stavolta tenterà di inquinare le acque delle consultazioni e della scelta del candidato. C’è un modo di evitarlo?  Sicuramente il modo c’è. È quello della partecipazione attiva della società civile alla definizione del programma di mandato, alla scelta di un candidato/a giovane ed esperto/a e alla formazione della squadra con persone competenti e affidabili.

Sul programma va sottolineata l’iniziativa di Romano Prodi e della tre giorni della sua Fondazione per la collaborazione tra i popoli (16-18 giugno) dove autorevoli esperti daranno un contributo specifico e dettagliato, in modo da elaborare una visione d’insieme della città futura di Bologna. Prodi invita ognuno di noi a volare alto se si vogliono condividere quelle linee strategiche necessarie a costruire la Città di Bologna come metropoli dell’Europa e come centro locale delle innovazioni in grado di competere nel mondo globalizzato.

Sul programma Federico Enriques («Gianni, i’ vorrei che tu e Virginio ed io…» del 31 maggio) pone tre temi propri del governo locale o comunale: «La crisi dei trasporti locali pubblici che porrà in forse il cammino ancora insufficiente a una limitazione del traffico privato, l’accentuazione della diseguaglianza fra redditi e la crescita della povertà (non sono esattamente la stessa cosa). Il terzo tema, più complesso, è quello della allocazione di risorse fra anziani e giovani». A sua volta uno dei gruppi di Cittadinanza Attiva Bologna («Voltare pagina non sia solo una promessa elettorale» del 6 giugno), interessato a creare un blocco sociale progressista, sostiene la necessità di un impegno largo e collettivo a «ricostruire un’unità del mondo del lavoro/non lavoro e della relazione che ciascuna delle sue tipologie ha con l’ambiente e la natura saccheggiata e mercificata».

Sull’iter per la scelta del candidato tramite le primarie, giustamente, Federico Enriques ci ricorda che è un tema divisivo e pone interrogativi interessanti che andrebbero affrontati, se ne siamo capaci, con intento unitario: «…come organizzare la partecipazione alla scelta dei candidati (primarie, aperte o chiuse), quando? Come coinvolgere la rete? Come coinvolgere la gente in ipotesi di perdurante distanziamento? In spazi aperti? Il candidato sarà scelto dai cittadini di Bologna o dell’area metropolitana, dagli aventi diritto al voto o anche da residenti o domiciliati non aventi diritto al voto? E se candidato e squadra devono muoversi assieme alle primarie – se ci saranno – si potrà votare non per candidati a sé, ma per ticket (candidati più nucleo di squadra)?».

Sulle primarie Ugo Mazza (Primarie sì, ma metropolitane, del 9 giugno) sembra avere le idee chiare: «Mi auguro che almeno la coalizione di centro-sinistra abbia la forza politica e morale di svolgere le primarie metropolitane per la scelta del candidato a sindaco di Bologna e Metropolitano».

Come si vede le prime idee, proposte e problemi sono sul tavolo del confronto, invito a leggere tutti gli altri articoli pubblicati su questa rivista e non menzionati per brevità di spazio. Spero che il dibattito possa continuare con altrettanti qualificati contributi, in modo da candidare i diversi soggetti sociali a essere attori di quel bene comune, purtroppo spesso dimenticato dalla politica dei partiti, delle organizzazioni e dei movimenti del centrosinistra.


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