Villa Inferno, perché è così difficile parlare di violenza sessuale

A pochi giorni dall’inizio dell’inchiesta su un caso che viene trattato come materia da tabloid politico, è bene interrogarsi sul perché dell’abitudine di usare locuzioni assurde come festini hot per edulcorare ipotesi di reato che meriterebbero di essere trattate con maggiore serietà

di Andrea Femia, digital strategist


Festini con droga e minorenni a Bologna: sei indagati”. “Festini a base di Droga e Sesso con minorenni”. “Festini con minori a Villa Inferno“. “Festini e cocaina“. E il più bello di tutti: “Le ‘fattanze’ a Villa inferno”.

Potrei andare avanti ad libitum ma non ho voglia di tediarvi più del dovuto. L’avrete letto in molti, se non tutti. Qualche giorno fa sono state disposte sette misure cautelari nei confronti di altrettante persone coinvolte in un caso che ha assunto un’importante risonanza mediatica.

Questo è stato dovuto al fatto che, dopo aver vissuto un’intera campagna elettorale invernale sentendo parlare del caso di Bibbiano, è venuto fuori che uno dei sette di cui sopra, Cavazza, faceva parte della grande squadra della Lega e del suo candidato presidente, Lucia Borgonzoni. Questo ha dato una luce probabilmente molto più ampia al caso ma ha anche reso più palese un modo di raccontare il mondo in maniera eccessivamente maschilista. E, aggiungo, poco garantista. E non è detto che le cose siano necessariamente scollegate, a mio modo di vedere.

Andrebbe più spesso ribadito che vige il principio per il quale si dovrebbe teoricamente essere innocenti fino a prova contraria e tale prova, o meglio, tali prove, vanno per l’appunto appurate in una sede diversa da queste righe. Quindi non ho alcuna voglia, né tanto meno alcuna urgenza, di sparare addosso a quelle sette persone che vengono trattate come dei mangiafuoco, abili manovratori di un circus matto dove ci si sballa con la droga e pazienza se poi ci stanno pure delle minorenni. O peggio, dei furbetti abili a sfruttare le loro facoltose tasche piene di carte sporche di polvere. Per quanto mi riguarda posso intimamente pensare quello che voglio, ma ho il dovere critico di ritenere che siano innocenti fino a che non verrà stabilito diversamente e ho intenzione di mantenere fede a questo sacrosanto modo di vedere.

Il discorso è che, se si racconta del circo, dando questa sentenza a procedimento appena iniziato, vale la pena di dipingere il mondo descritto dagli indizi in una maniera differente. Non voglio passare per bacchettone, ma a rileggere i titoli che ho riportato iniziando l’articolo, ripresi da qualcuna delle svariatissime testate che hanno usato toni simili, pare che non passi un fatto tutto sommato significativo.

La testimone, infatti, ha raccontato che non poteva dire di no alle pretese sessuali di chi, sotto l’effetto di cocaina, diventava troppo violento, al punto tale da rendere spaventosa la sola idea di una reazione al no.

E, ancora, una ragazza ha detto di essere stata coinvolta in atti sessuali con più persone quando non aveva la lucidità per opporsi.

Ecco, questa, nei fatti, è violenza sessuale. Non c’è bisogno di chissà quali strane locuzioni simpatiche o svilenti. Lo esplica il codice penale, all’articolo 609-bis. Ve lo scrivo nel dettaglio perché magari vi può venire la curiosità di cercare su google, ed è bene che magari vi venga più spesso questa curiosità, perché per conoscere il luogo e la storia in cui si vive è bene avere una sana voglia di emanciparsi dalle realtà raccontate che non ci convincono.

Può mai convincervi il racconto di un festino hot in una grande villa, tale da diventare motivo di denunce così rilevanti da portare a sette misure cautelari?

Chi e perché dovrebbe denunciare una situazione simile, se ci è dentro, se non perché – forse – qualcuno ha valicato determinati confini che rendono questa cornice raccontata meno rosea e meno pacchiana di quanto appaia dalla definizione usata con tale locuzione da tabloid di basso rango.

Viviamo in un Paese che fa fatica a uscire da una narrazione così fortemente maschilista su argomenti enormemente delicati ed è molto deludente che ciò avvenga anche nella evolutissima (lo dico sul serio) Emilia-Romagna. Dal momento stesso in cui ho messo piede in questa regione mi sono reso conto di un potenziale di traino culturale e civile straordinariamente coinvolgente e sarebbe bello se proprio da qui partisse un nuovo modo di approcciare linguisticamente determinati temi.

Magari, abituandosi a usare un linguaggio corretto e non edulcorando ciò che non ha bisogno di esserlo, ci si ammaestrerà anche a pensare non dieci ma cento volte prima di condannare delle persone mediaticamente in una fase così anticipata di un procedimento. Non è detto che le cose siano necessariamente scollegate, a mio modo di vedere.

Sì, lo so, l’ho già detto ma mi piaceva ribadirlo.

Certo, permettetemi di dirlo, chi in una situazione del genere non trova di meglio da fare che condannare le ragazze per il loro comportamento, o addirittura le famiglie per scarso controllo, non ha nulla a che spartire con il progresso che dovrebbe guidare il pianeta.


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