“Lavorare con lentezza”

O di tutto quello che non vi interessa sapere ma che forse merita di essere raccontato sulle Primarie

di Meri De Martino, segretaria del Circolo Pd Pratello


In via del Pratello, al civico 90, c’è un Circolo del Pd. Lì trovate di tutto: una bandiera del Cile, dei tavolini da bar, foto di partigiani, locandine di Refugees Welcome, quaderni della scuola di italiano per richiedenti asilo autogestita dai compagni, libri (molti), foto dell’Unione Europea (altrettante), progetti amministrativi. L’elenco di questo piccolo caos non è esaustivo ma restituisce l’idea dell’unione di diversità che anima quelle mura, dei compagni che se ne prendono gratuitamente cura. Compagni che sono professori, avvocati, studenti, psicologi, pensionati, impiegati pubblici e privati, precari, partite iva.

Quei compagni si sono incontrati più di una volta per ragionare delle future amministrative, hanno discusso di temi, priorità e quando ancora il parterre dei candidati era opaco e limitato agli assessori uscenti, si sono fatti una domanda semplicesemplice: dopo 10 anni di continuità amministrativa, con delle priorità amministrative stravolte dal virus, come possiamo intercettare al meglio nuovi bisogni, definire una candidatura che sappia calare una visione innovativa di città nelle differenti problematiche e potenzialità che la compongono, che sia riconosciuta come pienamente rappresentativa?

Se fossero stati nel 1975, nella soffitta di via del Pratello 41, avrebbero invocato il “potere al flusso creativo” dei militanti e scandito un grosso “NO ai professionisti della politica e della comunicazione!”. Ma il ‘75 è passato da un pezzo e Radio Alice ha chiuso i battenti.

Una cosa, però, ha unito quella soffitta autogestita al caos militante di via del Pratello 90: il bisogno urgente di dare la parola a tutti, senza intermediazioni di sorta.

Come? Radio Alice usò il telefono, loro hanno uno strumento nel proprio Statuto: le Primarie.

Ma non le solite Primarie e neanche un surrogato: Primarie di Quartiere, modello States. Votazioni in giorni differenziati per Quartiere avrebbero, da un lato, costretto gli aspiranti candidati a fare del “casa per casa, strada per strada” qualcosa in più di santini abbandonati in buchetta, favorendo l’incontro diretto e senza intermediazioni tra candidati e cittadini di ogni zona della città, dall’altro, permesso di distribuire il flusso di votanti su più giorni evitando affollamenti e un Election Day che spesso si trasforma solo in una mera conta di voti (a tal proposito: “Primarie: Bologna potrebbe imporre il modello Usa” ).

Siamo a inizio ottobre, ancora lontani dal pieno dell’emergenza sanitaria. La proposta non infiamma i cuori della dirigenza, ma viene comunque presentata in un’Assemblea aperta a tutti gli iscritti del Circolo. Trenta i partecipanti tra presenze fisiche e online, un solo contrario. Si va avanti e la proposta diventa la posizione ufficiale del Pratello. Passano le settimane, il Covid torna pericolosamente a diffondersi e i militanti del Pd organizzati in assemblee di quartiere, come chiesto dalla segreteria provinciale, decidono a larga maggioranza di delegare la dirigenza alla ricerca di un nome unitario rifiutando l’ipotesi primarie.

Il resto è cronaca recente.

Tutto questo per dire cosa? Oltre che per ribadire un certo feticismo per le battaglie di minoranza di cui il Circolo Pratello soffre da anni, anche per porre l’attenzione su poche e semplici riflessioni:

– ci sono realtà (sicuramente il Pratello non è l’unica) in cui di nomi non si è mai discusso, eppure già in tempi non sospetti l’ipotesi primarie risultava la più convincente. Non è che delle ragioni di puro e coerente merito a sostegno delle primarie esistono davvero? Che i nomi in campo rappresentano delle visioni di città che meriterebbero di confrontarsi direttamente e apertamente con i cittadini?

– a ogni problema corrisponde una soluzione. Senza essere bollati come folli, avulsi dalla realtà o professorini di sorta, forse delle soluzioni si possono trovare: è possibile pensare a una piattaforma online nazionale integrata dalla presenza di gazebo all’aperto magari distribuiti su più giornate? Per i volontari, perché non fare un appello alla cittadinanza affinché dia fattivamente una mano? Ci siamo almeno posti qualche domanda di questo tipo?

– a un compasso, per quanto ci impegniamo, non potremo mai chiedere di fare quadrato. Stessa cosa a un percorso unitario con nomi che unitari non sono. Allora se maggioranza deve essere, che sia maggioranza anche la platea di coloro chiamati a scegliere!

Spiace aver occupato questo spazio con una storia tanto piccola quanto personale, ma piccole esperienze concrete possono aiutare a riportare il dibattito sui giusti binari uscendo da retoriche, esasperazioni e personalismi di sorta. In certi casi, magari, anche da cortocircuiti puramente pretestuosi.

No, la soluzione non sarà dare più potere al flusso creativo dei militanti (anche se…) e neanche interrompere prematuramente il percorso legittimamente intrapreso dagli iscritti al Partito. Ma tenere le orecchie ben aperte e rivolte verso la città fuggendo dal rumore e dal chiacchiericcio di troppi “io”. Magari laggiù, un po’ più a sinistra, oltre il secondo cavalcavia, la strada la troviamo.

*Alzati che si sta alzando la Canzone Popolare, se c’è qualcosa da dire ancora ce lo dirà*


4 pensieri riguardo ““Lavorare con lentezza”

  1. Brava Mery, mitica segretaria. Nulla da aggiungere a quello che hai così chiaramente scritto: piena condivisione

  2. Un bell’articolo Mery, sei stata molto brava a dire in poche parole le tante cose che abbiamo discusso in lunghe riunioni e assemblee. Ea chiarire il senso della proposta di metodo. Per primarie aperte, quelle che prevede lo Statuto del PD, e con una maggiore partecipazione al confronto coi candidati/e .

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