Nonostante gli sforzi fin qui profusi, la candidatura per il campo progressista alle prossime elezioni comunali è ancora in alto mare. Questo stallo ha impedito fino ad oggi una discussione vera e condivisa sulle necessità e sulle prospettive della città per i prossimi anni. Per unire ciò che sembra irrimediabilmente diviso, la strada maestra è affidarsi alla libera volontà degli elettori, in grado di incitare chi si candida a un programma virtuoso. Gli strumenti ci sono. Un gruppo di elettrici ed elettori propone questo appello invitando tutti a sottoscriverlo

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Siamo un gruppo di elettrici ed elettori di Bologna, iscritti e non iscritti alle forze allargate del centro sinistra, che da tempo osservano con attenzione e preoccupazione il ‘dibattito’ sulla figura che dovrà guidare la prossima campagna elettorale nel campo progressista.

Già da quest’estate appariva evidente che la scelta, dopo dieci anni di continuità amministrativa, sarebbe stata complessa, perché si sono articolate nel tempo visioni di città che possono convivere, ma che si differenziano per metodo, approccio, priorità nel medio e lungo termine.

Per mesi abbiamo assistito a varie disponibilità e candidature più o meno esplicite che avrebbero dovuto comporre il mosaico dell’amministratore ideale e unitario per la città, ma di fatto la maggior parte dei cittadini è rimasta ai margini di un percorso troppo per addetti ai lavori, che non ha saputo intercettare la passione politica di questa città e che rischia di non entrare mai nel merito dei bisogni specifici di ogni singolo territorio.

E’ vero che sono state organizzate occasioni di confronto aperte alla città. Lo abbiamo visto tanto al Parco Nord quanto alla Montagnola. Ma su quali spunti emersi da quei dibattiti può fondarsi la scelta di una candidata o di un candidato unitario che guidi l’intera coalizione? Sono davvero quegli stimoli la base per l’individuazione della figura più adeguata? Davvero Bologna può pensare di rinunciare all’ascolto di tante persone che da anni partecipano a quella festa delle democrazia chiamata Primarie?

Il tempo non è ancora scaduto.

Ci sono ancora centinaia di persone che sono a disposizione della città per permettere lo svolgimento di una consultazione ampia e aperta che consegni ai partiti di centrosinistra l’indicazione delle priorità politiche e amministrative e la candidata o il candidato più adatto per interpretarle. Altre città italiane che andranno al voto, come Torino, si stanno organizzando da tempo per permettere lo svolgimento di Primarie in sicurezza.

Non sappiamo quale scenario avremo davanti a febbraio, ma già oggi si possono ipotizzare soluzioni organizzative adeguate come l’utilizzo di piattaforme certificate per il voto, già sperimentate negli ordini professionali o dal Comune di Bologna per il Bilancio partecipativo, o come la più classica tradizione delle Primarie con i gazebo nelle piazze animati da volontari che, siamo sicuri, risponderebbero a una grande chiamata civica come questa. Che si tratti delle classiche Primarie di partito o di coalizione o di nuove modalità di consultazione, l’obiettivo deve essere quello di lasciar esprimere i cittadini, perché nessuno può sapere meglio di loro cosa è meglio per il loro futuro.

Civismo a Bologna significa anche questo: rimboccarsi le maniche e dare una mano tutti insieme per superare le difficoltà.

Noi ci siamo, con la consapevolezza di avere idee di città non sempre coincidenti e preferenze diverse rispetto ai nomi in campo.

Se anche tu come noi pensi che la scelta del prossimo candidato sindaco debba essere la più democratica e la più partecipata possibile, aiutaci sottoscrivendo questo appello. Basterà inviare una mail a primariebologna@gmail.com indicando il tuo nome e cognome.

Grazie

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