Le Sardine: «Non abbiate paura del confronto»

Un anno dopo, il movimento nato il 14 novembre 2019 in piazza Maggiore lancia lo stesso messaggio, che è di condivisione di scelte e responsabilità. Proprio come hanno indicato il presidente del Pd, Valentina Cuppi, e il responsabile dell’organizzazione Dem, Stefano Vaccari, insieme ad alcuni amministratori ea tanti cittadini di Bologna. E come invoca l’appello del Cantiere che chiede a gran voce le Primarie

di 6000 sardine Bologna


Bologna è la città di cui ci prendiamo cura, la città che sentiamo nostra. Per questo siamo pronti a fare la nostra parte. Siamo lavoratori e lavoratrici, studenti e studentesse, pensionati e pensionate, bolognesi e fuorisede. Molti di noi fanno volontariato e vivono le sardine come collante politico. Da sempre cerchiamo di vivere la nostra cittadinanza con responsabilità, dal 14 novembre 2019 abbiamo deciso di prendere parte al dibattito politico, smettendo di essere indifferenti. Forse siamo rimasti ad assistere in silenzio per troppo tempo, ma ora siamo qui, per far sentire la nostra voce, per condividere le nostre idee, per mettere le nostre energie a disposizione della collettività più di quanto facevamo prima. Per fare la nostra parte, insomma, come cittadine e cittadini consapevoli che si prendono cura della città che abitano. E lo vogliono fare insieme, come un grande banco, non come singoli. Riallacciando relazioni, costruendo connessioni.

È esattamente quello che dodicimila o più persone (non è importante avere la stima esatta) hanno dichiarato un anno fa in Piazza Maggiore ed è esattamente lo stesso identico messaggio che abbiamo voluto esprimere attraverso la nota con cui abbiamo invitato il Partito Democratico di Bologna ad aprire alla città una discussione. Un confronto che non può rimanere imbrigliato nelle dinamiche interne ad una singola organizzazione, per quanto siano dinamiche democratiche e per quanto si tratti di un’organizzazione rappresentativa di una fetta importante della città.

Non basta. Perché adesso in gioco c’è il futuro di tutte e tutti noi. Perché ci troviamo davanti alla scelta più importante, quella di decidere quale percorso deve portare alla selezione della figura più adatta e capace di affrontare i bisogni e le speranze di una comunità. Perché in questo momento drammatico, sul piano politico, economico, sociale e sanitario, tutte le energie sono necessarie, tutte le idee contano e devono contare.

Un messaggio di apertura e di condivisione di scelte e responsabilità, cui non vogliamo sottrarci. Le sardine sono a disposizione di quel confronto ampio, entusiasmante e coinvolgente, che parli di temi e futuro, che ha invocato il responsabile organizzazione del Pd nazionale Stefano Vaccari in un’intervista a Repubblica in cui commentava proprio la nostra sollecitazione, cogliendone perfettamente il senso. Così come hanno fatto la Presidente nazionale del Pd Valentina Cuppi che ha invitato il partito ad aprirsi maggiormente all’esterno, altri amministratori locali e tanti cittadini che ci hanno scritto in questa settimana e che qui su Cantiere Bologna chiedono a gran voce le primarie. In un’epoca di distacco tra cittadini e politica sono segnali importanti: indicano che c’è spazio per un dialogo, che c’è voglia di essere coinvolti e collaborare.

Diversamente, a quanti ci hanno visto come impertinenti, come inopportuni, come quelli che vogliono interferire in discorsi o processi che non li riguardano, come irrispettosi chiediamo: ne siete sicuri? Siete sicuri che non sia più irrispettoso non coinvolgere tutti in una discussione così importante? Siete sicuri che questa strada, se non proprio solitaria quantomeno poco partecipata, sia la migliore per disegnare il futuro della città? Siete sicuri che la discussione sul futuro governo di Bologna possa rispondere solo a dinamiche interne ai gruppi dirigenti di partito e non riguardare il resto della città e degli elettori che pur guardano con attenzione al Pd?

Confidiamo che la risposta di alcuni sia stata dettata più che altro dal timore di dover cambiare o aggiustare rotta e affrontare il mare aperto del confronto con una comunità che va oltre il partito e che meriterebbe più rispetto. Siamo gli ultimi arrivati, avete ragione. Ma nel nostro piccolo abbiamo imparato che l’invito è un buon modo per iniziare a riconoscersi, per allargare i recinti del confronto. Sicuramente siamo ancora in tempo per costruire un percorso diverso.

Noi ci siamo, ci saremo e non resteremo indifferenti.


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