Ustica, arriva finalmente la digitalizzazione di 2,5 milioni di carte

L’anno si conclude con la decisione, sempre procrastinata, di conservare alla memoria i faldoni del processo celebrato a Rebibbia, atto che apre la ricognizione della documentazione esistente. Un finale positivo del quarantennale della strage, con le visite di Mattarella e Fico e con le iniziative del Museo: tra cui quella sul ruolo della stampa nella conoscenza di una vicenda che sarebbe stata messa in oblio, la mostra “Stragedia” con Nino Migliori, il convegno di Storia con l’ateneo e il Parri

di Daria Bonfietti, presidente associazione familiari vittime della strage


Proprio alla fine di questo 2020, 40mo anniversario della Strage di Ustica, arriva la decisione, finalmente, di avviare la digitalizzazione e la sistemazione-conservazione di tutto il materiale giudiziario legato alla vicenda. Si tratta di oltre due milioni e mezzo di carte che sono attualmente custodite a Rebibbia, dove si è tenuto il processo penale.

È una operazione richiesta da anni, ben più di un decennio dall’Associazione, con Convenzioni a più riprese sottoscritte con il ministero della Giustizia e che via via, per inadempienze e scarso impegno di politica e burocrazia, è sempre stata procrastinata. Ora si avvia una fase di ricognizione appropriata della documentazione esistente, mentre si dovrebbe procedere a un’effettiva conservazione e duplicazione digitale dei materiali delle riprese dal fondo del mare, eseguite in due diverse fasi, con le istruttorie dei magistrati Bucarelli prima e Priore poi, insieme a una definitiva classificazione della sentenza-ordinanza del dottor Priore e delle sentenze e che ne sono derivate, considerando che questo ultimo materiale è già riprodotto e disponibile anche in rete.

Auspicando che si arrivi presto a mettere “effettivamente le mani” sui due milioni e passa di carte, si può dire che con questa iniziativa abbiamo avuto una conclusione positiva di un anno veramente significativo per la vicenda Ustica. il suo momento più alto, si può ben dire, è stato il messaggio del presidente della Repubblica Mattarella per il 27 giugno e la sua successiva visita ufficiale a Bologna e al Museo per la Memoria di Ustica, il 30 luglio. Al museo il presidente ha lasciato sul libro dei visitatori una significativa dedica: «Questo Museo è un tempio che consente di mantener intatta la memoria della tragedia di Ustica ed esorta a ogni impegno per difendere vita e libertà».

E poi va ricordata anche la presenza a Bologna del presidente della Camera Fico, a Palazzo d’Accursio per l’incontro con i parenti delle Vittime, e poi al Museo con la partecipazione al convegno organizzato dall’Associazione insieme alla Fnsi, il sindacato dei giornalisti, “Cosa avremmo saputo di Ustica senza la stampa?”.

Se queste sono state le presenze istituzionali ampiamente qualificanti non va dimenticato tutto l’impegno artistico e culturale che ha visto – nonostante le oggettive restrizioni da Covid – svolgersi attorno al Museo una serie di apprezzati appuntamenti con spettacoli tutti direttamente ispirati dalla vicenda Ustica e dalle suggestioni del Museo. Non va dimenticata nemmeno l’installazione “Stragedia”, ispirata dalle foto di Nino Migliori e ospitata nella chiesa di San Mattia, ora sospesa per le chiusure da pandemia.

Sempre dal Museo è partito il percorso di poesia, nella notte di San Lorenzo, che ha legato Bologna con Palermo nel ricordo dei tanti Dispersi che hanno perso la vita in mare come le povere vittime innocenti della Strage di Ustica. Quella sera sono risuonate da Bologna e Palermo le voci dei sindaci Merola e Orlando e del cardinal Zuppi e monsignor Lorefice.

Le iniziative bolognesi di sono concluse con l’importante convegno di Storia, organizzato con l’università di Bologna e l’Istituto Parri su Ustica e gli anni ’80. Ora proprio a conclusione del 2020 la notizia della digitalizzazione degli atti che, mettendo a disposizione tanto materiale per gli studiosi, ci indica nuovi impegni soprattutto nel campo della Storia che dovranno dare un senso al nuovo anno.

Photo credits: Archivio Foto del Quirinale


Rispondi