Santi Casali: per il nuovo sindaco servono persone capaci di unire

“Serve la vicinanza alle persone, il coraggio di uscire dal proprio recinto e rappresentare davvero tutti perché quel ruolo è un servizio, non una carriera o un trampolino di lancio”

di Barbara Beghelli, giornalista


Libertà e partecipazione. Sono questi i migliori ingredienti  della politica, che danno impulso alla campagna elettorale cittadina e al coinvolgimento dei bolognesi per appassionarli al dibattito in corso sulle Comunali.

Parola di Raffaella Santi Casali, consigliera comunale PD, che insiste sul concetto di come “adesso più che mai occorre ragionare con calma: il campo dev’essere sgombro anche perché non c’é fretta, vista la situazione emergenziale”. E non c’è un prediletto, assicura, o una situazione data per scontata, “deve esistere invece una persona in grado di unire”.

Ammette: “io sono schietta, chi mi conosce lo sa”, a costo di essere impopolare, tante volte. D’altra parte inutile girarci attorno: “il cittadino vuole capire cosa succede in città ed essere protetto dalla buona politica”. Dice proprio “protetto”, insomma tutelato e sul futuro sindaco, con un’espressione simpatica che rende perfettamente l’idea sentenzia: “Questa non è la fattoria degli animali, si parte tutti pari-merito, chi vuole correre alla amministrative alza la mano. Ma non si può partecipare dicendo “partiamo da me”, bensì “Mi metto a disposizione”. Riassumendo? “I candidati devono mettere da parte il proprio ego. Per il resto prendo atto che nessuna donna si è fatta avanti”.

Inizia così, scoppiettante, la lunga chiacchierata con la consigliera piddina (Casali è il cognome del marito), componente di “Per Davvero”, gruppo di lavoro che “(r)esiste”. Ex minghettiana, cattolica, moglie di avvocato e mamma di tre figli under 30: una grecista-musicologa, una dottoranda in chimica e un futuro architetto, è alla fine del secondo mandato. Precedentemente fu maestra di nido e materna ed educatrice. Una mamma-mamma, che dei bambini che ha educato nelle strutture residenziali per minori in difficoltà dice: “Non c’è povertà peggiore che essere senza famiglia”.

La sua ricetta per sbloccare lo stallo in atto?

“Mettere da parte i personalismi. Lo so che è difficile ma bisogna trovare persone capaci di unire. Anche perché con la pandemia c’è stato un tale scossone culturale che porterà ad un’inevitabile palingenesi. Invecchia tutto di fronte a quanto sta avvenendo, anche i posizionamenti, che saltano, e quello che sembrava normale non lo è più. Il mondo è cambiato e anche i meccanismi della politica”.  

Significa azzerare quanto proposto finora?

“Non è più il tempo di pensare che fare il sindaco sia un corso di laurea dove alla fine, se superi tutti gli esami, allora ti laurei. Per inciso, non credo faremo le primarie, ma al di là di ciò non è chiaro su quale idea di città ci stiamo confrontando. Bisogna andare oltre gli esami, serve la vicinanza alle persone, il coraggio di uscire dal proprio recinto e rappresentare davvero tutti perché quello del sindaco è un servizio, non una carriera o un trampolino di lancio”.

E la politica al femminile? Cambia anche quella?

(Lungo respiro). “Se lei mi sta chiedendo delle quote rosa le rispondo che sono umilianti. Dobbiamo essere noi donne a dire “la quota la fai poi tu”: sentirci alla pari, diverse ma sullo stesso gradino. E non esiste farsi la guerra per un posto. Lo dico anche alle giovani donne: uscite da questo circuito”.

Il Centro esiste, a Bologna?

“A livello istituzionale esiste Al Centro Bologna, con cui mi sono trovata in sintonia su tanti temi, in Consiglio comunale: abbiamo affrontato importanti battaglie, sui disabili e le persone fragili, la scuola. Io poi cerco di non ragionare mai per filiere, quindi tante volte mi sono trovata in sintonia anche con i civici di sinistra, con Coalizione Civica”.

E il centro di Tonelli e Galletti? Insomma Bologna civica?

“Non conosco quel centro politico, non so quanto possa essere vicino ai cittadini-tutti. Che sia una politica molto antica? Boh, in ogni caso questa amministrazione lascia una città vivace, con grandissime potenzialità. Vede, io ho creduto moltissimo nel Pd, che è il mio partito, anche se dovrebbe interpretare un bisogno di normalità ed equilibrio che la gente chiede a gran voce. Una casa politica che però ancora fatico a vedere”.

Tornerà a correre per le Comunali?

“No. Quel po’ di buono che potevo fare l’ho fatto. Ho avuto  riscontri e questo mi ha gratificata, perché in fondo il cittadino ti chiede solo di restargli vicino: e io sento di averlo fatto”.


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