Vicinanza solidale, patto di collaborazione tra chi può e chi no

È la disponibilità di singoli e famiglie a donare tempo, energia, creatività e conoscenza della città per affiancare altri nuclei più deboli. L’aiuto può essere semplicemente di tipo formale: il disbrigo di pratiche burocratiche come l’iscrizione a scuola e alle graduatorie pubbliche per l’accesso a servizi e agevolazioni; attività che spesso richiedono sforzi grandi e creano esclusione. Sarebbe bello che, nonostante il periodo di isolamento, arrivasse un segnale forte di adesione a questa rete

di Cristian Tracà, docente


Distanziamento fisico ma vicinanza umana. Non sarà il Covid a impedire a questo progetto del Comune di Bologna di farsi pian piano strada e trovare accoglienza nella città della solidarietà. Una bella sfida per contrastare l’atomismo e l’individualismo attraverso un progetto di condivisione di risorse emotive e opportunità.

Gli Sportelli sociali dei sei quartieri della Città, in collaborazione con il Centro per le famiglie dell’Asp sono il punto di informazione e di accesso a questa rete di promozione del benessere sociale e individuale.

In che cosa consiste questa vicinanza solidale? Potremmo dire che è una forma di disponibilità: i cittadini in forma singola o le famiglie possono scegliere di donare il loro tempo, la loro energia, la creatività e la conoscenza della città per affiancare altri nuclei. L’aiuto può essere semplicemente di tipo formale, ad esempio per il disbrigo di pratiche burocratiche come l’iscrizione a scuola, le graduatorie pubbliche per l’accesso ad alcuni servizi e agevolazioni; tutte attività che spesso comportano un’esclusione o richiedono uno sforzo molto grande.

Pensiamo, per esempio, a chi è arrivato da poco in città, a chi non conosce bene i servizi e i luoghi, a chi non ha accesso alle risorse per una qualche barriera di tipo linguistico. Quanto potrebbe essere utile in questi casi un percorso di prossimità e di condivisione insieme a qualcuno molto più all’interno dei circuiti di informazione di una città strutturata come Bologna?

L’aiuto nei compiti, una passeggiata al parco, un giro nei musei, un’alfabetizzazione ai luoghi pubblici e all’offerta pubblica di parchi, biblioteche, centri sportivi, associazioni di volontariato, presidi medici. Queste e altre possono essere le facilitazioni che quest’iniziativa può liberare in città.

A Modena è stato presentato un progetto simile, chiamato Affido culturale, che ha però più una finalità di contrasto alla povertà educativa e prevede un tutoraggio ben definito e circostanziato per conoscere i luoghi culturali della città. Non ci sorprende che le città emiliane provino ad affinare col tempo strumenti sempre più importanti di condivisione per tenere alta l’attenzione sull’inclusione.

Avete mai pensato a quante sono in questa città le persone che vivono da sole e avrebbero voglia e tempo di dedicarsi a un progetto di cura? In corrispondenza ci sono tanti ragazzi e tante ragazze che non riescono a essere accolti nei loro bisogni perché vivono in contesti svantaggiati: spesso anche a ridosso di zone ricche della città si trovano situazioni di estrema difficoltà.

I numeri sui nuclei monoparentali, specie nelle zone del centro storico, sono impressionanti. Parliamo spesso di persone altamente qualificate e con una forte vocazione alla solidarietà che non riescono ad agganciare in modo significativo altri cittadini che vivono più o meno in prossimità ma non riescono ad uscire da un cerchio ristretto di esperienze ed ostacoli. Nonostante l’investimento pubblico importante sull’educazione e sul sostegno, anche a Bologna esistono situazioni di questo tipo.

Il tema delle adozioni in questo Paese fa fatica ad essere affrontato a viso aperto, anche se il buon senso della maggior parte dei cittadini sembra sempre propendere verso soluzioni che allevino il più possibile la sofferenza e l’esclusione di minori vicini e lontani. Le cronache di Bibbiano sicuramente non hanno aiutato a portare avanti quelle battaglie parlamentari per un allargamento della platea di coloro che possono accedere ad affidi e adozioni.

L’emergenza pandemica sicuramente non ha aiutato l’Amministrazione nella diffusione di questa iniziativa, che rientra a pieno titolo nel capitolo dei patti di collaborazione che da qualche anno a questa parte hanno innalzato il livello di attivazione e partecipazione civica in città.

Rimangono pochi mesi (l’avviso pubblico scade infatti in corrispondenza con la fine di questo mandato amministrativo) per entrare nell’alveo dei protocolli di collaborazione solidale e sarebbe bello che, nonostante il periodo da sindrome della capanna, arrivasse un segnale forte di adesione a questa rete.


Un pensiero riguardo “Vicinanza solidale, patto di collaborazione tra chi può e chi no

  1. Sollecitazione generosa e stimolante. Posso chiedere un informazione pratica? Il link al sito per avere informazioni sul progetto e per iscriversi. grazie

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