Fiera, Fico e Partecipate, i tre nodi per il rilancio dell’economia bolognese

L’aver legato lo sviluppo economico locale ad iniziative solo incentrate sul turismo ha reso l’economia locale più vulnerabile, dal momento che il settore turistico è molto esposto alle fluttuazioni congiunturali. È inoltre necessario favorire un forte collegamento con il mercato finanziario

di Massimiliano Marzo, docente universitario


Nonostante il rinvio della scadenza elettorale, il 2021 è un anno importante per Bologna, dal momento che termina il doppio mandato del Sindaco uscente, Virginio Merola, e inevitabilmente si pongono alcune riflessioni su come incentrare l’azione amministrativa nel futuro.

L’amministrazione uscente ha molto insistito in questi anni nel definire un’immagine di una città a misura d’uomo, la città della calma, del tempo per sé stessi, ecc, senza un progetto o senza avviare un dibattito su aspetti più fondativi. Attorno a questa idea, sono nate le innumerevoli iniziative di micro-imprenditoria legate alla ricezione turistica e all’enogastronomia (di cui Fico è certamente il macro-fenomeno). Ma l’aver legato lo sviluppo economico locale ad iniziative solo incentrate sul turismo, ha reso l’economia locale più vulnerabile, dal momento che il settore turistico è molto esposto alle fluttuazioni congiunturali. La ritrosia a non pensare più ‘in grande’, perché ‘piccolo è bello’, ‘la città del buon vivere’, e altre amenità del genere, pongono oggi la città in una condizione di oggettiva fragilità. 

Ci sono buone notizie in arrivo: la joint venture tra la cinese Faw e la startup Silk-Ev per costruire un impianto di vetture di alta gamma, elettriche e plug-in tra Modena e Bologna. Ciononostante, è necessario ripensare le condizioni al contorno, altrimenti queste iniziative imprenditoriali rischiano di non avere la ricaduta sperata. La lezione che possiamo trarre da questa pandemia è in primo luogo che non possiamo affidarci ad un solo motore generatore per la crescita: solo l’enogastronomia, solo la meccanica, non va bene. È necessario favorire un tessuto economico ben diversificato.

In questo contesto, devono giocare un ruolo strategico anche le fonti di finanziamento: Bologna ha perso un sistema di banche di riferimento in grado di sostenere l’industria, almeno nella sua fase iniziale. Ciò, tuttavia, non rappresenta un grave problema, vista la forte disintermediazione esistente. È comunque necessario favorire un forte collegamento con il mercato finanziario per garantire alle imprese accesso a nuove fonti di finanziamento. In questo contesto, la creazione di Società per la Gestione del Risparmio, con un forte orientamento allo sviluppo delle imprese locali, sarebbe un importante punto di innovazione. 

Ma su questo (e non è colpa dell’amministrazione), è la città stessa a non essere reattiva, purtroppo: lo sviluppo futuro si gioca tutto attorno al tema delle risorse finanziarie. Bologna deve imparare che la finanza è essenziale per garantire uno sviluppo economico virtuoso. 

La nostra riflessione sull’economia bolognese non può prescindere da tre temi: Fiera; Fico; partecipate. Sulla Fiera è certamente positivo che si sia giunti ad una fusione con Rimini. Il timore è che questa operazione arrivi in ritardo. Il mondo dopo la pandemia non riprenderà lo slancio di prima, riguardo a fiere ed eventi: l’utilizzo delle tecnologie digitali ha insegnato che molte cose si possono fare in remoto. Pertanto, per rendere profittevole la Fiera, sarà probabilmente necessario aggregare altri partner (Parma ? Verona ?). 

Fico: è il grande punto interrogativo. Visto il rallentamento dei flussi turistici, sarebbe utile pensare una ristrutturazione del suo modello di business. 

E infine, le partecipate: la politica delle amministrazioni sulle partecipate è molto ondivaga. Da un lato si comportano come un socio di capitale privato, aventi l’obiettivo della massimizzazione del valore. Dall’altro però, le amministrazioni locali dovrebbero stimolare gli investimenti al massimo. Su questo aspetto, non abbiamo mai capito quale sia l’orientamento della Giunta quando i suoi rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione di Hera, Aeroporto, Fiera, ecc. partecipano alle decisioni strategiche di quelle aziende. Credo che il cambio di passo si dovrà vedere anche su una maggiore accountability sulla visione che essi imprimeranno anche alla gestione delle partecipate.


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