BELLO, FIGO, scorretto, sposerebbe didattica illibata

Ha scatenato polemiche il dibattito su alcune canzoni dello youtuber italo-ghanese in una classe delle Aldrovandi Rubbiani. Ma il fatto non è così inusuale, e investe i fondamenti dell’insegnamento contemporaneo. Perché non operare su Bello Figo la stessa operazione culturale di smontaggio, contestualizzazione e riflessione che da anni compiamo sui testi più estremi di Marinetti e Papini?

di Cristian Tracà, docente


Avete mai chiesto a un adolescente di Bologna (e non solo) di indicarvi quali siano secondo lui le canzoni di denuncia o di impegno civile? Fidatevi di uno che con gli adolescenti ci lavora da anni e anagraficamente non è poi così lontano da loro: più di metà dei testi che vi citano sono per voi sconosciuti, intrisi di un lessico ben poco biondo.

A Sanremo l’han capito bene e il cast degli artisti in gara rispecchiava molto questa tendenza, tanto che qualcuno parla di rivoluzione del nazionalpopolare cuore-amore. Sta di fatto però che, mentre all’Ariston andava in scena la kermesse dei fiori, trasportati per l’occasione da carrelli e guanti neri, e Achille Lauro monopolizzava con i suoi quadri visivi gli hashtag reazionari di Twitter, a Bologna si animava un dibattito attorno a Bello Figo, youtuber capace con le sue provocazioni di colpire l’immaginario dei ragazzi e delle ragazze, a tal punto da diventare una sorta di convitato di pietra in una lezione.

È successo all’Istituto Aldrovandi Rubbiani, ma probabile che sia stato evocato in mille altre aule dell’italica penisola. Sono tra quei docenti, lo confesso, a cui la richiesta di parlarne è arrivata ogni qual volta abbia chiesto agli alunni di analizzare delle canzoni che loro ritenessero in qualche modo interessanti. Proprio per questo il dibattito che si è scatenato mi ha stupito, anche se è ormai chiaro a tutti come il rapporto con la cultura di massa e con le sue espressioni anche più estreme sia uno dei temi in agenda non solo per il fronte progressista ma per le istituzioni tutte. Citofonare Zingaretti per chiedere, ma solo live e di domenica.  

Le Indicazioni Nazionali, che dovrebbero essere la base di ogni ragionamento didattico, prescrivono una riflessione lunga sulla parola, anche estrapolata dai contesti più letterari e classici, con una immersione profonda nel tessuto umano e sociale in cui le scuole si immergono. Tipicamente si pensa al grande cantautorato alla Guccini e De André, ma accade spesso che gli alunni tra interesse e provocazione buttino la palla nel campo dei grandi per sfidarli con qualche scelta a loro vicina.

Tocca agli adulti decidere il modo con cui rispondere alla loro domanda di senso, tornando al famoso dilemma sull’incrocio in cui la cultura debba incontrare il cosiddetto popolo, per quanto oggi molte dinamiche di ascolto e consumo musicale siano slegate da ogni ragionamento di classe e si assista a una polverizzazione delle categorie.

Davanti a questo scenario le reazioni sono più o meno tre. L’atteggiamento di censura totale per cui il docente, che si sente educatore tout court, traccia il confine, separando in qualche modo categorie di Bene e di Male. Umberto Eco forse lo chiamerebbe insegnante apocalittico. All’estremo opposto si colloca l’integrato, il giovane infervorato democraticissimo, di quelli che odiano farsi chiamare professore, preferendo di gran lunga il più friendly prof, che con qualche piccolissima perifrasi affronta a viso aperto la sfida. In mezzo, il più furbo, e forse alla fine anche il più lungimirante, che mette nella stessa lezione Parini, Alfieri, Tasso, Dante, Bello Figo, Aiello, Irama e i Coma_cose.

Perché non operare su Bello Figo la stessa operazione culturale di smontaggio, contestualizzazione e riflessione che da anni compiamo sui testi più estremi di Marinetti e Papini che la Scuola ispirata alla Costituzione Italiana fa leggere ai ragazzi per condannare l’interventismo militare, l’amore per la guerra, la misoginia e il rogo culturale? Solo questione di tempo, solo questione di canone?

Photo credits: Facebook


4 pensieri riguardo “BELLO, FIGO, scorretto, sposerebbe didattica illibata

  1. Il quesito finale delle tue belle riflessioni Cristian, è dirimente! Forse è una questione di flessibilità didattica, di capacità di cogliere quel “movimento” a cui i giovani e le giovani si ispirano! Forse è anche la maggiore o minore capacità dei docenti e delle docenti di divertirsi in classe! Tema, mi rendo conto, parecchio complesso e delicato!

  2. Il quesito finale delle tue belle riflessioni Cristian, è dirimente! Forse è una questione di flessibilità didattica, di capacità di cogliere quel “movimento” a cui i giovani e le giovani si ispirano! Forse è anche la maggiore o minore capacità dei docenti e delle docenti di divertirsi in classe! Tema, mi rendo conto, parecchio complesso e delicato!

  3. Forse il problema del canone è soprattutto che nel suo articolo ha citato solo uomini. Già accorgersi di questo sarebbe una rivoluzione

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