Centro San Domenico: cinquant’anni di avanguardia culturale

Con oltre duemila eventi organizzati, i “Martedì del Centro San Domenico” per anni hanno messo in sintonia la città con problematiche internazionali e nazionali. Bologna è stata la cornice attenta di questa straordinaria esperienza che ha consentito e consente ancora oggi un dialogo rispettoso sui temi cruciali della nostra epoca

di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico


Si iniziò il 24 aprile del 1970 con una conferenza sul “senso cristiano del dolore”. Qualche giorno fa invece si è tenuto un confronto “da remoto” a tema “Robot in cattedra: il ruolo della tecnologia nella evoluzione della formazione”, con illustri docenti universitari e con il Presidente della Fondazione Golinelli. 

Negli anni settanta fu l’indimenticabile Padre Michele Casali ad avere l’idea di dar vita ad uno spazio di ascolto, di dialogo, di rispetto reciproco a Bologna superando di slancio antichi e non fragili steccati. Si partì con i “Martedì” e con l’ “Osteria delle dame”; Guccini fu comprimario. Da allora il Centro San Domenico ha irradiato la sua azione in campi vasti: musica, teatro, viaggi in luoghi remoti e affascinanti, corsi di filosofia. 

Millecinquecento i relatori illustri ospitati negli anni dal Centro, esponenti di spicco della vita  culturale e politica italiana e bolognese: da Beniamino Andreatta a Enzo Biagi, da Don Giuseppe Dossetti a Francesco Cossiga. Tra i tanti momenti indimenticabili, desidero ricordare l’annuncio dei i cambiamenti internazionali di Unicredit da parte di Alessandro Profumo, o la relazione sull’Europa di Romano Prodi in qualità di Presidente della Commissione europea. Un pensiero particolare va anche a Roberto Ruffilli, che nel salone della preziosa biblioteca illustrò la sua proposta di riforma elettorale che promuoveva “il cittadino come arbitro”. E ancora Maria Romana De Gasperi, Norberto Bobbio, Monsignor Ravasi e l’ex Rettore Ivano Dionigi; Lorenzo Sassoli de’ Bianchi, Alberto Vacchi e Romano Volta. L’elenco è sterminato oltreché qualificato.

Un confronto sempre al passo con i tempi, talvolta persino anticipatore di quanto sarebbe poi effettivamente accaduto nella società: penso a una conferenza di Giuseppe De Rita nel lontano 1983, nel corso della quale il presidente del Censis commentò una ricerca su Bologna e la sua Provincia – edita dal Mulino – dal titolo eloquente e premonitore: “La fine di un ciclo”. E in effetti il 1999 non era poi troppo lontano. 

Con oltre duemila eventi organizzati, i “Martedì del Centro San Domenico” per anni hanno messo in sintonia Bologna con problematiche internazionali e nazionali di grande spessore. Bologna è stata la cornice attenta di questa straordinaria esperienza che ha consentito e consente ancora oggi un dialogo rispettoso su temi d’avanguardia.

Nemmeno il Covid ha fermato il lavoro culturale del Centro San Domenico. Anzi, questa reatà ci aiuta a guardare con fiducia al futuro che ci attende, anche grazie alla spinta propulsiva dei nuovi e infaticabili direttori: Maria Capone, Padre Giovanni Bertuzzi e Luigi Stagni.

In chiusura, mi permetto di dare un suggerimento per un prossimo evento: per capire al meglio il presente, è più che mai necessario affrontare la questione delle diseguaglianze sociali che, crudeli, sono aumentate anche nella nostra realtà e parlare delle nuove solitudini che feriscono e sfregiano la vita di relazione anche tra le generazioni.

Tante sono le novità difficili da decifrare ci attanagliano. Con la saggezza dei suoi cinquant’anni, il Centro San Domenico ci può aiutare in questa impresa.

Photo credits: Vanni Lazzari (CC BY-SA 4.0)


Rispondi