«Passante: serve più coraggio!»

«Ora non va più bene trovare soluzioni sostenibili ai problemi. Ora è necessario rimuovere i problemi. Il tema non è più far sì che gli automobilisti possano attraversare la città in auto senza trovare code e traffico, cercando una soluzione sostenibile. Ora il tema è far sì che quelle persone non abbiano più quest’esigenza. Questo è più o meno il significato del concetto (decisamente abusato) di “transizione ecologica”»

di Simone Jacca, product manager Yoox


Passante-SÌ vs Passante-NO. In certi casi le dicotomie sono chiare, nette. C’è chi difende i diritti degli automobilisti di potersi muovere da una parte all’altra della città, senza dover fare ore di coda, e chi invece ritiene profondamente sbagliato investire su opere ad alto impatto ambientale come questa, perché inutile e dannosa da un punto di vista ecologico. Il dibattito è pulito, lineare, limpido. E deve fermarsi qui, non può andare oltre.

Non c’è spazio per terze vie o per proposte di sintesi. Perché la sintesi non sempre è equilibrio e delle volte non ha senso di esistere. Così come non ha senso di esistere un “Passante verde” o una qualsiasi soluzione che preveda comunque il Passante, seppur con una riduzione delle emissioni o con chissà quale artificio che ne riduca l’impatto.

Se fossimo negli anni novanta, l’idea sarebbe buona. Perché riuscirebbe a risolvere il problema, sempre rimanendo dal punto di vista degli automobilisti, però preoccupandosi di limitarne gli impatti. Per lasciare nei decenni successivi (cioè questo) alle generazioni future (cioè la nostra) una città più verde e più sostenibile. Perfetto, meraviglioso. Ma purtroppo siamo nel 2021, e il tempo della sostenibilità è finito (ed è evidentemente stato sprecato).

Ora non va più bene trovare soluzioni sostenibili ai problemi. Ora è necessario rimuovere i problemi. Il tema non è più far sì che gli automobilisti possano attraversare la città in auto senza trovare code e traffico, trovando una soluzione sostenibile. Ora il tema è far sì che quelle persone non abbiano più quest’esigenza.

Questo è più o meno il significato del concetto (decisamente abusato) di “transizione ecologica”: ovvero inventare un nuovo modello ci città, di comunità, di lavoro, di trasporti che sia ecologicamente virtuoso e che non preveda più determinate dinamiche o bisogni.

Se invece rimarremo in questo modello di sviluppo e di urbanistica, nel migliore dei casi riusciremo ad attutire un po’ l’urto e rinviare di qualche anno la resa dei conti. Ma proprio se siamo bravi. Altrimenti neanche quello.

Cambiare modello vuol dire avere coraggio. Vuol dire, traducendo letteralmente un inglesismo: “Pensare fuori dalla scatola”. Qualsiasi proposta che contempli quel Passante è e sarà necessariamente dentro questa maledetta scatola.

Qualcuno potrebbe obiettare e dire: “Eh bravo a parole ma come fai?”. Potrei limitarmi a rispondere “se avessi la soluzione mi candiderei”. Perché mi pare chiaro che oggi, per candidarsi ad amministrare una città come Bologna, sia necessario avere in testa soluzioni creative e ingegnose che consentano di realizzare effettivamente una transizione ecologica. Altrimenti meglio fare un altro mestiere.

Tuttavia, nel dubbio, qualche spunto lo si può dare: si potrebbe per esempio partire da un grande sondaggio di massa verso tutti i cittadini bolognesi che ogni giorno usano quella tangenziale e chiedere loro precisamente perché la usano, da dove partono, dove arrivano, a che ora transitano. Perché per poter rimuovere un bisogno, è necessario innanzitutto conoscerlo, a fondo, nella sua interezza.

A quel punto, con i 2.5 miliardi del Passante, si potrebbero immaginare e ideare tante piccole soluzioni che potrebbero far sì che anche solo la metà di tutti quelli che usano quella strada possano non avere più l’esigenza di usarla. Per esempio incentivando le aziende a fare smartworking, con premi e sconti fiscali tanto più grandi quanto maggiore è il numero dei dipendenti che ne beneficiano. Oppure investendo su dei sistemi di mobilità condivisa, che possano abbassare il numero di veicoli che transitano. Oppure costruendo un serio servizio ferroviario metropolitano, efficiente ed efficace, che arrivi anche e soprattutto nelle zone industriali o dove si lavora di più. E magari integrandolo con navette e piste ciclabili.

Di soluzioni potrebbero essercene tante, tutte passerebbero da un concetto preciso: il problema non è il numero di corsie che ha la tangenziale ma il numero di automobili che ci passano ogni giorno. Se aumento le corsie, aumenterò le automobili, forse avrò meno traffico, ma rimarrò dentro la scatola. Se invece diminuisco le automobili e faccio in modo che i cittadini ne abbiamo meno bisogno, forse avrò investito dei soldi per creare un modello nuovo, diverso, sano, che potrà andar bene anche a chi erediterà la nostra città nei prossimi decenni.

Photo credits: Markus Spiske


Un pensiero riguardo “«Passante: serve più coraggio!»

  1. grande, questo si chiama cercare e proporre soluzioni INNOVATIVE ,cambiando completamente paradigma ,modo di ragionare , gettare il cuore oltre l’ostacolo, ma oggi come oggi sinceramente quante persone sono in grado di seguire e METTERE IN PRATICA QUESTI CONSIGLI -PROPOSTE ??, E quante di queste persone sono nella categoria di amministratori pubblici o aspiranti tali ???

    io credo francamente pochi, siamo tutti ancora troppo legati a vecchi modelli di vita orami obsoleti e antiquati ragionamenti e invece e’ arrivato il tempo di cambiare ed anche in fretta , ma CAMBIARE velocemente SENZA COMMETTERE ERRORI nelle scelte E’ COSA ASSAI DIFFICILE, la vedo dura molto dura.

    comunque mi trovo completamente d’accordo col suo ragionamento e le sue proposte.

Rispondi