Camilla, l’emporio di comunità di Bologna

Una scommessa vinta, basata su un modello di autogestione e filiera corta, che ha fatto da apripista per altre esperienze simili su tutto il territorio nazionale

di Sergio Palombarini, avvocato


A Bologna per tradizione ci sono cose che accadono prima che altrove. Un esempio è Camilla Emporio di Comunità, primo negozio alimentare (e non solo) in Italia autogestito dai quasi 600 soci di una cooperativa di consumo costituitasi circa 3 anni fa.

Camilla si trova a Bologna, in via Casciarolo n. 8/d e ha aperto i battenti il 9 febbraio 2019. È sì una novità, ma con radici profonde nel passato, quando già esistevano le cooperative “pure” che offrivano prodotti e servizi ai loro associati, i quali potevano partecipare al progetto conferendo capitale e lavoro.

Se il sistema economico dominante propone ai consumatori un’economia che avvelena ed impoverisce il pianeta e i suoi abitanti, Camilla Emporio di Comunità propone di costruire un’altra economia: dall’agricoltura biologica e altre forme di agroecologia, ai detergenti e cosmetici naturali; dal commercio equo e solidale alla finanza etica, ecc.

A fronte di una distribuzione in gran parte nelle mani di pochi giganti commerciali che dettano le regole di mercato, questa esperienza bolognese cerca di costruire tasselli di nuova economia anche sul lato della distribuzione, perché i beni sostenibili sul piano ambientale e sociale possano trovare canali di vendita efficaci.

Il problema di fondo è l’accessibilità economica di questi beni. Perché produrre e consumare in modo sostenibile significa fare i conti con tutti i costi di produzione, senza gli sconti che i produttori meno attenti alla sostenibilità indirettamente praticano ai consumatori, scaricandoli sull’intera collettività in termini di inquinamento ambientale, danni alla salute, sfruttamento dei lavoratori, ecc. In mancanza di un intervento di sistema che imponga un’assunzione collettiva di responsabilità e converta tutta la produzione e il consumo verso il benessere del pianeta e dei suoi abitanti, alcuni produttori e parte dei consumatori praticano l’alternativa dell’assunzione individuale di responsabilità per produrre e consumare in modo sostenibile, ma sopportando costi e prezzi più alti.

La scommessa è rendere accessibili alla maggior parte dei consumatori beni e servizi sostenibili riducendo la lunghezza della catena distributiva (acquisto diretto dal produttore) e i costi di gestione del servizio (autogestione). In pratica, la filosofia dei Gruppi di Acquisto Solidali portata su una scala più grande.

Tanto semplice, quanto efficace: autogestione e filiera corta. Per poter fare la spesa nell’emporio, tutti i soci della cooperativa dedicano tre ore al mese alle diverse attività necessarie di gestione: magazzino, cassa, pulizie, vendita, ecc. Ciascun socio sceglie un giorno della settimana e un fascia oraria e si trova inserito in una squadra di attività cooperativa che gestisce l’emporio per quella porzione di tempo. Alle attività che necessitano maggiore continuità d’impegno, come la gestione degli ordini ai fornitori, provvede un piccolo staff composto da due lavoratori part-time, assunti con contratto a tempo indeterminato. C’è poi qualche decina di soci che, in aggiunta al proprio turno in emporio, svolge alcune delle attività complementari alla gestione della cooperativa, partecipando ai gruppi di lavoro che sono l’anima dell’autogestione. Ogni gruppo di lavoro si occupa di un aspetto particolare della gestione: contabilità, selezione dei fornitori, organizzazione dei turni, manutenzione dei locali, comunicazione esterna, ecc.

I circa 170 mq di locali sono stati presi in affitto a prezzi di mercato, dopo alcuni vani tentativi di ottenere condizioni più favorevoli dalle istituzioni cittadine, che non hanno consentito nemmeno l’esenzione dagli onerosi costi del cambio di destinazione d’uso da ufficio a negozio. Socie e soci si sono rimboccati le maniche per svolgere gran parte dei lavori di ristrutturazione e per reperire gli arredi, tutti acquisiti tramite donazione da altre attività commerciali cessate e ripristinati dai soci stessi. Gli investimenti iniziali sono stati effettuati senza ricorrere al credito bancario, grazie all’impegno economico di socie e soci della cooperativa che hanno partecipato sottoscrivendo le quote sociali ordinarie (da 125€ ciascuna) e speciali quote di sovvenzione (da 500€ ciascuna) che saranno restituite nel corso del prossimo anno.

Attualmente l’emporio è aperto sei giorni alla settimana (lunedì, martedì e venerdì 16:30-20:45; mercoledì e giovedì 10:00-20:45; sabato 10:00-16:45); le vendite sono riservate ai soci che hanno a disposizione una gamma di oltre 2.300 articoli, tra prodotti alimentari (freschi e confezionati) e prodotti per l’igiene della casa e della persona. I prodotti sono selezionati valutando la coerenza delle produzioni con i criteri di qualità e sostenibilità ambientale e sociale definiti collettivamente. 

Camilla non è solo emporio, ma anche comunità. Per questo socie e soci della cooperativa sono impegnati in molte altre attività di solidarietà (in rete con gruppi ed associazioni del territorio) e di informazione o formazione, rivolte a tutti i cittadini, con decine di incontri pubblici nei locali dell’emporio o all’esterno, in occasione di festival ed altri eventi; oppure in rete, sul canale YouTube di Camilla, con un ricco elenco di presentazioni, laboratori pratici e dibattiti su temi quali alimentazione, economia, consumo critico, lavoro, ecc.

Sullo stesso modello, sono già nate in Italia altre tre nuove cooperative (Mesa Noa a Cagliari, Oltrefood a Parma e Stadera a Ravenna), un’associazione (Le Vie dell’Orto a Grosseto) e molti gruppi sono all’opera per avviare esperienze analoghe in altre regioni.


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