Dai Quartieri alla Città Metropolitana

Pur consapevoli del periodo tragico e emergenziale che ancora stiamo vivendo, dovremmo riprendere insieme al tema sul futuro della città anche quello della riorganizzazione amministrativa. La ripresa qui c’è e si vede, ma rischia di venire depotenziata se non sarà accompagnata da un ripensamento generale delle nostre istituzioni territoriali

di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico


Se non ci saranno sorprese a metà ottobre si dovrà votare per eleggere, con il primo cittadino di Bologna, anche il sindaco metropolitano. La – per me – famigerata legge Delrio del 2014 prevedeva che la città capoluogo si sarebbe potuta suddividere in quattro “piccole città” per uniformarsi ai comuni della Provincia, prevedendo in prospettiva l’elezione diretta per la Città Metropolitana.

In vista delle prossime elezioni amministrative affido dunque al “predestinato” Matteo Lepore e al suo “tavolo del programma” – così come a quanti ci saranno come competitori magari anche solo virtuali – l’invito a ripensare alla storia dei Quartieri a Bologna in relazione appunto dell’auspicabile attuazione definitiva della Città Metropolitana.

Un breve ripasso di storia cittadina. Nel 1960 i quartieri erano 15; nel 1966 il centro venne suddiviso in Galvani, Irnerio, Malpighi e Marconi. Nel 1985 i quartieri passarono da 18 a 9. Successivamente nel 2016 da 9 si passò a 6: Navile (Lame, Bolognina, Corticella); Borgo Panigale – Reno (Barca, Borgo Panigale, Santa Viola); Porto – Saragozza (Saffi, Costa Saragozza, Malpighi, Marconi); Savena (Mazzini, San Ruffillo); San Donato-San Vitale; Santo Stefano (Colli, Irnerio, Murri, Galvani). Un tormentone, che testimonia dell’esigenza di trovare una suddivisione ottimale di Bologna coniugando razionalizzazioni amministrative e “virtualità” comunitarie.

Forse sarebbe il caso di parlarne e di ripararlarne, ma nei mesi passati non lo si è fatto neanche per sbaglio. Ora bisognerebbe riprovarci, soprattutto per imprimere razionalità alla nuova dimensione istituzionale della Città Metropolitana.

Come testimoniano le classifiche recenti di un autorevole giornale qui siamo bravi in molte cose, tra le quali metterei senza indugio amministrare. Guai a chi lo mette in dubbio. Ma siamo a posto del tutto? Siamo “sazi e soddisfatti” come si disse qualche anno fa? La ripresa qui c’è e, con la sua recente visita, anche Draghi lo ha testimoniato. Ma forse anche immersi come siamo nel vivo di diseguaglianze profonde e di paure malcelate è necessario pensare un po’ alla dimensione amministrativa.

La dimensione istituzionale non è un orpello inutile. Se può valere un paragone, per quanto ardito: nel dopoguerra in una Italia affamata e distrutta ci fu chi pensò che era necessaria una Carta Costituzionale per guardare al futuro. Oggi, si licet parva componere magnis, abbiamo il problema dei Quartieri da ripensare nel contesto metropolitano.

Photo credits: Rovshan Allahverdiyev


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