Convinto liberale e illustre esponente della Destra storica, fu coinvolto nella stagione “riformista” voluta da Pio IX prima degli sconvolgimenti del 1848. A lui, in qualità di Ministro degli Interni, si deve la prima proposta di riforma in senso federalista dell’allora neonato Regno d’Italia
di Angelo Rambaldi, “Bologna al Centro – L’Officina delle Idee”
L’1 novembre 1860 il bolognese Marco Minghetti fu nominato Ministro degli Interni dall’allora Primo Ministro dell’Italia unita, Camillo Benso Conte di Cavour. In questa veste, è un aspetto questo abbastanza ignoto, lo statista bolognese presentò a Cavour un progetto di regionalizzazione del nuovo Stato unitario.
Da liberale, Minghetti aveva idee chiarissime sulla separazione fra Stato e Chiesa, che tuttavia non gli impedivano di essere cattolico e quindi anche un convinto assertore di una sorta di “federalismo” (non a caso il suo progetto di regionalizzazione aveva l’appoggio di Giuseppe Montanelli, seguace di Carlo Cattaneo).
Sia chiaro, si trattava di decentramento amministrativo e non politico: le Regioni del Minghetti erano territorialmente abbastanza simili a quelle attuali ma a capo vi erano alti dirigenti dello stato, che tuttavia si rapportavano con le varie burocrazie territoriali. Secondo Minghetti questo avrebbe permesso un maggior rispetto delle peculiari realtà locali.
A differenza della maggioranza della borghesia post risorgimentale, Minghetti era infatti conscio del grave errore che sarebbe stato, in un Paese come la nuova Italia – che, dalla caduta dell’Impero Romano, era stata divisa per 1500 anni in stati diversi – calare un’armatura centralistica come quella Piemontese, che poi era un’imitazione del centralismo francese, prima regio e poi napoleonico.
Cavour, che a differenza di molti suoi seguaci non aveva una visione trionfalistica della situazione della nuova Italia, dimostrò interesse per le Regioni proposte dal suo Ministro degli Interni. Sfortunatamente, il 6 giugno 1861 il Conte morì e nelle intenzioni del governo prevalse poi la posizione di Ricasoli, ossia l’idea di un’Italia centralizzata con annessi disegni irrealistici di grande potenza .
Chi aveva diritto di voto nel primo Parlamento rappresentava poco più del 5% della popolazione. Per Ricasoli e i suoi, il decentramento amministrativo che in buona parte rappresentava geograficamente gli stati italiani preunitari era pericoloso. Il progetto delle Regioni di Marco Minghetti fu quindi fatto naufragare. Fino ai Governi Zanardelli di fine ‘800 e soprattutto nel seguente periodo giolittiano, il problema centrale del nuovo stato italiano, che era come cercare di coinvolgere quelle masse che erano state e continuavano essere o indifferenti o, peggio, contrarie al nuovo stato unitario, non fu affrontato.
Marco Minghetti nacque a Bologna l’8 novembre 1818. Ebbe una formazione culturale di altissimo profilo, anche internazionale con frequenti viaggi all’estero. Nella seconda metà degli anni ’40 seguì e si fece coinvolgere dal primo triennio di Pio IX, dove il Pontefice inaugurò una stagione “riformista” che riuscì a interessare persino Mazzini. Amnistie politiche, riforme, ferrovie, una sorta di Costituzione per lo Stato della Chiesa che prevedeva pure un Primo Ministro laico, quel Pellegrino Rossi cui Minghetti fu molto vicino.
Inserisco qui un aspetto della storia bolognese che da sempre è stato rimosso. Quando nel 1848, dopo le prime vittorie contro il Piemonte di Carlo Alberto, gli austriaci dal veneto sconfinarono nello stato della Chiesa occupando prima Ferrara e poi giungendo a Bologna, Pio IX espresse a Vienna una vibrata protesta. Avvenne così che quando l’8 agosto 1848 il popolo si ribellò, a fianco degli eroici popolani vi erano i Carabinieri e i Finanzieri pontifici e la presenza di questi militari fu essenziale per la cacciata degli austriaci.
Tornando a Marco Minghetti, egli aveva accettato il ruolo di Ministro nel Governo voluto da Pio IX. Ma proprio il giorno dell’insediamento Pellegrino Rossi, inerme, fu accoltellato sulle scale del Parlamento dal figlio di Ciceruacchio. Così il Papa, fortunosamente travestito, fu costretto a fuggire dal Quirinale e si rifugiò a Gaeta sotto la protezione del Re Borbone. Era nata la Repubblica romana ma Minghetti non accettò di parteciparvi perché pretendeva dal nuovo Governo la condanna per chi aveva assassinato Pellegrino Rossi, che gli fu rifiutata.
Minghetti riparò a Torino, dove divenne stretto e apprezzato collaboratore di Cavour. Intanto, dopo il ’48, Il Papa “liberale“ non esiterà più: fino alla fine dei suoi giorni, Pio IX resterà un acerrimo avversario del progetto unitario italiano. Tanto che nel 1849,con la sua approvazione, gli austriaci riconquistarono Bologna.
Minghetti non fu mai amatissimo dalla borghesia bolognese, essendo cattolico e non massone. Per essere rieletto nei suoi ultimi mandati parlamentari dovette trovarsi un altro Collegio elettorale sicuro in Piemonte. Fra il 1860 e il 1886, anno della morte avvenuta a Roma, fu più volte Primo Ministro e Ministro, sedendo in Parlamento sempre tra i banchi della Destra storica.
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