Orianna Mezzetti: se votano in pochi, qualcosa non va

Parla una militante storica del Pci-Pds-Ds-Pd. Iscritta da 60 anni. «Dovremmo imparare a vivere in modo più solidale, anche nel partito: serve più vicinanza, più dialogo tra la base e i suoi dirigenti»

di Barbara Beghelli, giornalista


Orianna Mezzetti è madre di Eugenio, ma anche figlia e nipote di partigiani originari della campagna medicinese: il padre Ivo, nome di battaglia Vitali, e lo zio Duilio, detto Tito. Nel Pd bolognese la conoscono un po’ tutti, è un’attivista molto rispettata e molto presente, membro della segreteria del circolo Trentin-Gandhi di Corticella e dell’Unione Navile. Cresciuta con l’Udi dunque femminista della prim’ora, appassionata di cultura (sempreché votata alla politica: cinema, mostre, libri, dibattiti) e del circolo Arci di Corticella, è quel che si dice una militante storica.

Molto legata al partito e alla sua immagine, iscritta da quando aveva 16 anni cioè da 60 anni: una ‘vecchia comunista’, come lei stessa ama definirsi, per ben 12 anni dipendente del Pci di via Barberia, dal 1970 all’81: rappresentava l’apparato tecnico, era ragioniera e militante della sezione di piazza dell’Unità.

Altri tempi, e va da sé che Orianna di partiti ne ha attraversati più d’uno. Tre, per l’esattezza, seguendo da vicino tutte le fasi della trasformazione politica, a cominciare dalla svolta della Bolognina. I suoi segretari di allora? Vincenzo Galletti, Renzo Imbeni, Mauro Olivi. Gli iscritti? Erano centosedicimila nella sola Bologna e provincia, senza contare Imola. Oggi ne sono rimasti poco più di seimila. 

Nostalgia dei tempi andati?

“Personalmente rimpiango la solidarietà di quei tempi, eravamo una comunità a tutti gli effetti, lo raccontavano i fatti. Quando andavamo al partito ci sentivamo a casa, è un concetto difficile da spiegare ma, ecco: era come se fossimo una famiglia”.

Ma poi è arrivata la famosa svolta della Bolognina: era proprio indispensabile sciogliere il Pci?

“Sì, dati i tempi e l’evoluzione della vita nel nostro Paese. Le due grandi forze politiche di allora, Pci da un lato e Dc dall’altro, erano ormai esaurite. Occorreva qualcosa che fosse più vicino alla realtà, che alla fine ha trovato il suo naturale compimento nella nascita del Pd”. 

Ritiene che oggi il Pd sia vicino alla gente?

“È cambiato anche lui, come tutto il resto della realtà. Comunque i rapporti tra le persone, tutte, erano difficili anche prima del Covid-19. Dagli anni Ottanta è cambiato il mondo, ma continuo a pensare che dovremmo imparare a vivere in modo più solidale, anche nel partito: serve più vicinanza, più dialogo tra la base e i suoi dirigenti”.

La sua idea sul congresso appena concluso.

“Cosa vuole che le dica, ci sono dei circoli che hanno registrato il 20% dei votanti. Quando la gente sa che non conta e non si sente rappresentata alla fine non vota. Vuol dire che qualcosa non va, anche se ovviamente dipende dalle singole realtà, molto diverse”. 

Parliamo di mozioni: erano due in campo.

“Sì, e vorrei sottolineare che la mozione della Mazzoni, per esempio, la conoscono in molti, io però parlo per me: Federica lavora da tanti anni, so benissimo cosa propone, anche senza studiare per filo e per segno la sua mozione, apprezzo la sua linea e in tante/i la pensano come me. Così come tanti valutano politicamente le idee dello sfidante. Abbiamo le idee chiare”.

Par di capire che la Mazzoni le piace.

“Certo, e poi era l’ora di una donna alla guida della nostra Segreteria. E a proposito viva le quote rosa, che la parità ancora non c’è e a volte bisogna fare delle piccole forzature per modificare le mentalità. E la prossima volta in Parlamento devono andarci anche delle donne della nostra città perché nel 2018 ci è arrivata una botta in testa e non deve succedere di nuovo”. 

Lei tiene tanto al Pd, si capisce benissimo da come ne parla.

“Vero. E sa una cosa? Come non sono uscita dal Pd quando guidava Renzi, con cui non ero in linea, così ora mi adopero affinché il mio partito sia in grado di eleggere dei parlamentari che poi portino avanti i temi a cui tengo, com’è stato nel caso delle unioni civili. Purtroppo per il ddl Zan non è andata bene”. 

Dice di essere vecchia ma …

“Io sono di vecchio stampo e ho a cuore il Pd. Faccio certo le mie battaglie, ma non da sola, che non mi sento Wonderwoman. E vorrei un partito che portiamo avanti tutti insieme e coi migliori. Ma dirò di più: quando viene presa una decisione, anche se non approvo il metodo, io l’appoggio. Perché al di là del MIO pensiero, di come sono andate le cose, una volta che il Pd ha deciso io lo rispetto. La maggioranza decide. E così dev’essere”.


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