Caro Mr Hyde Park, il problema è il Dr Jekyll

«Sono tra quelli che la mattina mandano commenti o fotomontaggi. Che ci sia una palestra aperta come quella di Cantiere Bologna è un dato positivo che in qualche modo identifico come servizio alla persona, anche se poi il ruolo determinante, più ficcante, è sempre quello del Governo della città che si attrezza con sportelli sociali ad accesso diretto per i cittadini. Girare col predellino può essere utile, ma la cosa più importante è conoscere le risposte, sperando che non ci cambino le domande»

di Fulvio De Nigris, giornalista


Caro Giampiero, caro direttore. Anch’io sono tra quelli che la mattina, dopo aver ricevuto per mail l’articolo di “Cantiere Bologna”, mandano commenti o fotomontaggi (combo, come li chiami dottamente tu) per commentare, dissacrare, alleggerire quello che a volte leggero non è. L’ho fatto anche stamattina e ti ho immaginato ai giardini Margherita sul predellino (una bassa scala tipica da cucina) che arringhi a una platea non trascurabile. Poi ho letto meglio l’articolo e, trattandosi di predellino informatico, ti ho immaginato sospeso, fluttuante, in rete ma a volte senza rete.

Certo l’ascolto è fondamentale, come importanti sarebbero le risposte che non sempre è facile avere. Che ci sia una palestra aperta come quella di Cantiere Bologna è un dato positivo che in qualche modo identifico come un servizio alla persona, anche se poi il ruolo determinante, più “ficcante”, è sempre quello del Governo della città che si attrezza con sportelli sociali ad accesso diretto per i cittadini.

Per essere in linea con i pensieri dell’età che avanza (guardare al futuro ricordando il passato) ricordo che nell’Amministrazione Comunale guidata da Virginio Merola, il sindaco aveva istituito incontri diretti con i cittadini. Una volta la settimana li incontrava direttamente o delegava gli assessori che si turnavano rispondendo a quesiti e pratiche già istruite. Una buona idea, annunciata con grande rilevanza sui media e, ahimè, durata poco e scemata con buona pace di tutti.

C’era poi un “Ufficio Ricevimento cittadini” (forse ci sarà di nuovo) con una funzionaria competente che ci metteva tanto di suo e del personale relazioni di contatto con i servizi. E pure diverse Consulte (ora in via di ricostituzione), che su varie problematiche e sulla fragilità cercavano di dire la loro anche se, col tempo, anche queste si sono incentrate troppo sull’annoso e discusso problema handicap/mobilità a discapito di altre emergenze.

C’era (or non c’è più) un Disability Manager che sarà stato anche senza portafoglio, ma che accentrava su di sé le richieste per restituirle all’Amministrazione e farsi portavoce di possibili soluzioni. 

Matteo Lepore aveva lanciato in campagna elettorale il messaggio di “sindaco della notte”; e l’iniziativa recente di un viaggio tra i senzatetto, con Piazza Grande, è un segnale importante per un sindaco di strada disponibile a toccare con mano e farsi interprete diretto dei bisogni.

Ricordo quando mi candidai nel 2015 al Consiglio Regionale e nella serata conclusiva della campagna elettorale, quando tutti erano al Palazzetto dello Sport di Casalecchio per incontrare Matteo Renzi, io passai una notte in giro tra i senza tetto, persone che dormivano per strada, in centro, in luoghi ben scelti (ne ricordo uno vicino a Palazzo Montanari, ben riparato). Fu una delle più belle e toccanti serate della mia vita. Oltre alla distribuzione di coperte e generi di prima necessità, rimasi colpito da quegli irriducibili di cui parla il sindaco, di chi per esempio non accettava scarpe nuove rispetto a quelle che indossava ormai distrutte. Irriducibili perché forse avevano perso troppo, tra economia e affetti. Praticamente tutto. Forse chiedevano, e chiedono ancora, una seconda chance, un possibile reset della loro condizione per poter ripartire da capo.

Siamo una città operosa, virtuosa, opulenta: che però sulla fragilità deve riorganizzarsi per mettere ordine e rafforzare i patti di coesione e collaborazione, per rimarcare i rispettivi ruoli tra pubblico, privato e privato sociale.

Girare col predellino può essere utile, ma la cosa più importante è conoscere le risposte, sperando che non ci cambino le domande.


3 pensieri riguardo “Caro Mr Hyde Park, il problema è il Dr Jekyll

  1. Siamo una citta’ che non vota e finge di ignorare il sistema di potere che la irretisce da ormai vent’anni

    1. Letto con interesse l’articolo di Giampiero Moscato e quello, in risposta, di Fulvio De Nigris, colgo in quest’ultimo una certa disinvoltura nel passaggio dal tema del ruolo e del significato del Cantiere Bologna a quello della comunicazione istituzionale che risponde, o quantomeno dovrebbe farlo, alle istanze dei cittadini. Il collegamento mi sembra vieppiù certificato dal titolo: se risulta simpatico e azzeccato il rovesciamento nel merito morale dei ruoli – Mr. Hyde, alias Cantiere, la libera voce fuori dal coro, Dr. Jekill, l’ortodossa e invero un po’ algida comunicazione istituzionale – non si può non notare che non si tratta di due facce della stessa identità, come il richiamo al romanzo di Stevenson lascia presupporre. Per Il Cantiere Bologna, a mio modo di vedere, vale quanto scritto da Moscato nel suo articolo, né ad esso si può imputare la mancanza delle risposte giustamente sottolineata da De Nigris. Se chi non è nato ieri non può meravigliarsi delle promesse in fase elettorale di dialogo diretto fra istituzione e cittadini, né del fatto che successivamente queste non abbiano prodotto molto di più della propria pallida verosimiglianza, questo non è di certo un limite del Cantiere. Piuttosto, le istituzioni stesse potrebbero ugualmente utilizzare questo spazio per comunicare, riconoscendo il ruolo di intermediazione che il Cantiere svolge: collettore di istanze, espressione di pluralità.

  2. Gentilissimo condivido le riflessioni che vanno nella linea di quanto intendevo esprimere nel mio intervento. Un caro saluto

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