Piazza per la Pace: un’occasione di unità e buona politica

La sfida che ha lanciato a tutti quella manifestazione è quella di lavorare uniti. Di fronte alla guerra abbiamo bisogno di questo e di una politica che sappia dimostrarsi all’altezza del compito. Il mio augurio, è che saremo in grado di farci trovare pronti, per il bene di tutti

di Matteo Di Benedetto, consigliere comunale


Venerdì 25 febbraio migliaia di persone sono scese in piazza, insieme, senza colori, distinzioni o bollini, nel nome della pace per l’Ucraina. Era una piazza con un obiettivo condiviso, nel segno di quell’alleanza tra i popoli che dovrebbe guidare le scelte dei più, soprattutto in momenti difficili come questo. Era una piazza che, come unica parte, aveva la “parte della pace”, come ha avuto occasione di chiamarla il Cardinale Zuppi. 

Per questo sono parole sbagliate quelle di Mattia Santori, che davanti al dramma della guerra, davanti all’inutile strage – come l’ha efficacemente definita il Santo Padre – ha invece preferito strumentalizzare la piazza, facendone occasione di conflitto. 

Il collega ha scritto che nessuno della Lega si è presentato in piazza e ha sottolineato in più modi come fosse una ‘piazza di sinistra’. Ne ha voluto fare una questione di schieramento politico. Così facendo ha negato la mia presenza: io ero presente e sono un Consigliere Comunale della Lega.

Dal canto mio, invece, sono stato contento di vedere in piazza colleghi, elettori, amici, diversi fratelli e sorelle scout, tante persone unite solo dall’unico obiettivo della pace. Penso che, purtroppo, il collega non solo abbia perso un’occasione per dare un segnale di quella maturità politica di cui oggi le persone hanno bisogno, ma abbia anche remato attivamente in senso opposto, facendo disinformazione e propaganda su un tema importante come questo.

Per decenni la politica è andata al ribasso, a forza di nemici, slogan ed etichette. È stata massacrata dall’antipolitica ed è scesa sempre di più di livello, nei fatti prima che nel pensiero dei più. Noi abbiamo il compito, a mio avviso, di essere o almeno di cominciare a diventare quella buona politica di cui abbiamo bisogno, responsabile e costruttiva, che mira al bene comune. Abbiamo l’occasione di dimostrare a tutti che gli “altri”, non sono demoni, ma sono persone con una diversa visione politica, che spesso si traduce in diverse sensibilità non necessariamente antitetiche alle nostre ma che, anzi, in qualche occasione, possono risultare complementari. Questo vale da entrambe le parti.

Abbiamo l’occasione di lavorare attraverso il dialogo perché, se capita e capiterà di avere visioni o letture contrapposte e inconciliabili su molte questioni, è anche vero che su altre non è così. Abbiamo la possibilità di mostrare e dimostrare una politica diversa, che davanti alle avversità e alle grandi sfide del nostro tempo, come è stata prima la pandemia e come è ora il dramma della guerra in atto in questi giorni in Ucraina, è in grado di lavorare avendo negli occhi l’obiettivo del bene comune e non quello dello screditamento dell’altra parte. Quindi, se su molte questioni lo scontro potrebbe essere fisiologico, su altri temi, come quello della pace, siamo chiamati oggi più di ieri a essere, prima ancora che a sembrare, uniti. È una sfida che io voglio cogliere e che spero non cada nel vuoto.

In secondo luogo, sottolineo come la presenza dell’Arcivescovo di Bologna, Mons. Matteo Maria Zuppi, su cui il collega ha opportunamente glissato per sostenere la sua tesi della piazza di sinistra, sia, invece, un segno innegabile della trasversalità della piazza e del richiamo della pace. La Chiesa era, è e sarà sempre, per definizione, Universale, e, in quanto tale, offre e sottolinea fortemente l’occasione dell’unità di fronte al dramma della guerra. È un errore decidere di non andare in questa direzione, ma provare piuttosto a predare la piazza di venerdì per farne bottino.

Ritengo invece che quanto avvenuto in Consiglio Comunale, dove abbiamo approvato due Ordini del Giorno sul tema – di cui il primo, a mia prima firma, proveniente dalle minoranze, in cui si chiedeva un impegno del Comune per l’accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra e il secondo, dal contenuto simile, della maggioranza – sia un esempio positivo, anche per le dinamiche concrete che si sono sviluppate nel corso del Consiglio.

La sfida che ha lanciato a tutti quella piazza è quella di lavorare uniti per la pace. Di fronte alla guerra abbiamo bisogno di questo e di una politica che sappia dimostrarsi all’altezza di questo compito. Il mio augurio è che saremo in grado di farci trovare pronti, per il bene di tutti.


2 pensieri riguardo “Piazza per la Pace: un’occasione di unità e buona politica

  1. Condivido il pensiero e la prospettiva, non solo politica, di Matteo Di Benedetto. E su questa prospettiva sarò al fianco di chi vorrà condividerla e interpretarla. Da qualsiasi provenienza politica provenga.

Rispondi