Come si traduce “Sturmtruppen” in russo?

Bonvi fu il primo fumettista straniero a essere pubblicato nell’Urss grazie alla geniale striscia satirica sulla seconda guerra mondiale, rappresentazione sgangherata dell’esercito tedesco, la Wehrmacht e le Ss prese in giro, le autorità sbeffeggiate. Se mai ci fu un fumetto antimilitarista, anatema contro tutte le guerre, lo disegnò quella matita geniale che si dimise dal Consiglio comunale insultando tutti ma canticchiando i Righeira. Come disegnerebbe l’ “operazione speciale” russa in Ucraina?

di Giampiero Moscato, giornalista


Senza volermi appropriare di un patrimonio culturale così importante sino al punto di voler immaginare anche una risposta, mi piacerebbe chiedere a Franco Fortunato Alberto Augusto Bonvicini, per tutti Bonvi, come disegnerebbe l’esercito della Federazione russa impegnata in quella che Mosca definisce “Operazione speciale in Ucraina”.

Fu capace con la matita, tra il 1968 e il 1995 e tra Modena e Bologna (dove fu investito e ucciso a 54 anni), di far sorridere sulle schifezze della Wehrmacht e delle Ss senza intaccare di un millimetro la denuncia antimilitarista, l’anatema contro tutte le guerre e tutte le armi che quella striscia beffarda urlava con la dolcezza mite della ragione e la raffinatezza della satira.

L’Urss (o meglio dire Cccp?), che da quell’esercito messo insieme dall’idea del dominio di un popolo sugli altri subì il maggior numero di vittime del conflitto, superiore a quello spaventoso dell’Olocausto, accolse il suo messaggio forestiero. E fu la prima volta in assoluto, perché gli riconobbe il valore universale del pensiero pacifista.

Era capace di stupire tutti. Biondo, alto, gli occhi azzurri, era buono di presentarsi a certe serate indossando divise sgargianti, per lo più germaniche. E di vantarsi del passato di ufficiale carrista dell’esercito italiano e delle sue “imprese belliche”, civettandosi (ricorda Giancarlo Governi nel volume della Comic Art) di aver dichiarato guerra in quella veste alla Jugoslavia. Ovviamente era satira anche quella. In vita, e sul foglio, si burlava dell’assurdità di vestire i ragazzi da soldatini e mandarli a farsi fottere la vita, attraverso regole senza senso decise da superiori stupidi e folli, invasati da un potere malato.

Un genio, Ffaa Bonvicini: nell’acronimo del nome la sigla delle forze armate. Un presagio? Era capace di inventare battute sublimi, in tedesco maccheronico, come la geniale risposta alla parola d’ordine: «Amichen o nemichen?». «Semplici conoscenti». Oppure di far scendere un carrista dal tank cingolato in panne e fargli dire: «Non ci creterai. Ma abbiamo bucaten». Emiliano fino al midollo, ha due città di nascita e una di adozione. Nacque in carne e ossa a Modena il 31 marzo 1941, ma la registrazione anagrafica fu raddoppiata a Parma dalla madre (nelle ristrettezze della guerra fu un modo per avere doppia tessera annonaria). Quindi fece l’università a Bologna (biologia), dopo il diploma da geometro (con la o, ci teneva). E qui da noi, dopo aver vinto con Sturmtruppen un concorso di “Paese Sera”, visse l’epopea di disegnatore, fumettista, attore, autore, politico. Il successo di Sturmtruppen lo portò al cinema e al piccolo schermo con i “Fumetti in tv”: “Gulp!”, “Supergulp”, “Nick Carter”.

Si era iscritto al Pci, Bonvi, stracciando platealmente in pubblico la tessera dopo la svolta della Bolognina. Negli anni Ottanta, da anarcoide, si era fatto eleggere in consiglio comunale, sindacatura Imbeni. Anche in quel caso le dimissioni furono teatrali. Le anticipò al cronista del “Carlino” Marco Guidi, cui era legato da forte amicizia e che aveva avvertito. «Non voglio offendere nessuno – disse il papà di Stanislao Moulinsky – ma in vita mia non ho mai trascorso tanto tempo insieme a una tal congrega di imbecilli», e se ne andò da Palazzo d’Accursio canticchiando i Righeira: «L’estate sta finendo, e Bonvi se ne va…». L’irriverenza era il suo stile, nonostante una cordialità innata e il gusto gioviale della bisboccia in ballotta.

Ecco, mi piacerebbe davvero sapere come disegnerebbe un giorno, quando anche la porcheria che sta devastando un Paese europeo sarà finita, le “штурмовые отряды” (traslitterate dal cirillico “shturmovyye otryady”) ovvero le Sturmtruppen russe. Ognuno può immaginare la striscia che crede ma non penso di usurpare nulla se dico che metterebbe alla berlina anche l’“Operazione speciale”.

Ricordo commosso la fine di Bonvi, che conobbi giovane cronista, sempre disponibile allo scambio di battute. Era il 1995 quando fu ucciso da un automobilista ebbro, la notte tra il 9 e il 10 dicembre, in via Bentini, alla Corticella, mentre stava andando al “Roxy Bar”, la trasmissione pensata quella sera per aiutare l’amico Magnus, fumettista malato, che lo avrebbe seguito nell’addio alla vita un anno dopo.

Mentre scrivo ripenso a Bonvi ascoltando la canzone con cui l’amico fraterno Francesco Guccini (fu lui a lanciarlo negli anni Sessanta come «fumettista straordinario») lo salutò nel 1996: “Lettera”, album “D’amore, di morte e di altre sciocchezze”. Già.


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