Pensare globale, agire locale

Non è soltanto uno slogan: abbiamo mezzi, normative, competenze, liquidità per trasformare il territorio bolognese e renderlo non soltanto più sostenibile, ma anche – e soprattutto – più vivibile

di Ilaria Antonino, Fridays For Future Bologna


Negli ultimi anni il termine «sostenibilità» è entrato a far parte del nostro linguaggio quotidiano: riecheggia nei più svariati programmi politici, nelle narrazioni mediatiche e pubblicitarie, in piani di intervento e documenti istituzionali; ma non è tutto oro quel che luccica. La sovraesposizione del tema della sostenibilità, infatti, è dovuta anche a dinamiche di strumentalizzazione e falsificazione.

Il nostro attuale sistema produttivo – e la politica che in alcuni casi ne fa gli interessi – opera in modo da depotenziare e fare rientrare nei ranghi voci e proposte dissonanti, fingendo un rinnovamento che altro non è che una passata di vernice su un intonaco ammuffito. Fridays For Future è un movimento che cerca di fare luce proprio sui tentativi di greenwashing e di mistificazione mediatica, politica ed economica della crisi climatica, tanto sul piano nazionale quanto su quello locale.

Pensare globale, agire locale è, infatti, il motto che anima il movimento: significa promuovere concretamente la partecipazione dal basso attraverso la conoscenza dei problemi e delle potenzialità dei nostri territori. La buona notizia è che le possibilità – tecnologiche e finanziarie – per realizzare la transizione non mancano; se mai, a scarseggiare è l’attenzione politica per le istanze e i bisogni della cittadinanza.

Il territorio bolognese è interessato da “pianificazioni” e “ammodernamenti” che di sostenibile hanno ben poco. Ne è l’esempio più significativo l’approvazione del potenziamento del sistema tangenziale e autostradale di Bologna (noto come “Passante di Mezzo” o “Passante di Bologna”), oggetto di contestazioni sin dal 2016. La Rete delle lotte ambientali di Bologna ha richiesto al Comune e alla Regione Emilia-Romagna una valutazione dell’impatto ambientale e sanitario del progetto, ad oggi ripetutamente negata o ignorata.

Si tratta di un’opera in aperto contrasto con la programmazione nazionale (Pnrr), nonché europea, nell’ambito del rafforzamento del trasporto su ferro sia di merci sia di persone. Per ridurre le emissioni è necessario investire sull’efficientamento e l’elettrificazione del trasporto pubblico, su politiche edilizie che integrino funzione sociale e tutela ambientale e sulla costruzione di reti ecologiche – sistemi interconnessi in grado di preservare gli habitat naturali, prevenendo frammentazione e consumo di suolo. Non si tratta di creare aree protette, bensì di ripensare completamente le nostre città, in modo da renderle non solo più sostenibili, ma anche culturalmente e percettivamente migliori. Inoltre, caposaldo di qualsiasi pianificazione urbana deve essere l’uscita dal fossile. Nulla di meglio, per raggiungere questo obiettivo, della costruzione di sette nuove stazioni di servizio per tir – progetto approvato nel 2018 dal Consiglio Comunale di Bologna – su terreni agricoli integri e coltivati…

Una delle chiavi per eliminare la nostra dipendenza dai carburanti fossili è la formazione di comunità energetiche rinnovabili, la cui costituzione è stata autorizzata dalla conversione in legge del Decreto Milleproroghe nel 2020. Una comunità energetica è una coalizione di utenti che gestiscono comunitariamente le risorse energetiche locali, cessando così di essere consumatrici e consumatori passivi e svolgendo un ruolo attivo nella creazione, produzione, distribuzione e consumo dell’energia. Il ritorno a forme di localismo energetico è fondamentale per la nascita di modelli socioeconomici fondati sulla circolarità e per la realizzazione di una transizione al contempo ecologica, sociale e culturale.

Nella città di Bologna, nelle aree di Pilastro e Roveri, il progetto Geco (Green Energy Community) ha riunito soggetti pubblici e privati in una comunità territoriale di gestione dell’energia: l’obiettivo è quello di dar vita a una società più giusta ed equa attraverso l’integrazione fra varie forme di conoscenza e il contributo attivo di prosumers, enti locali, università e partner istituzionali. Favorire l’autonomia e la consapevolezza degli individui, introdurre programmi di educazione allo sviluppo sostenibile, creare delle visioni condivise e comunità forti e dinamiche, ridurre l’impiego e lo spreco di materie prime: la sfida ambientale è anche una sfida ai nostri paradigmi comportamentali, alle nostre abitudini di consumo e al modo in cui abitiamo e pensiamo l’ambiente.

Come Geco, Fridays For Future è consapevole dell’importanza di promuovere un cambiamento accompagnato da una fondamentale messa in discussione di rapporti di potere, disuguaglianze e gerarchie sociali inique. Pensare globale, agire locale non è soltanto uno slogan: abbiamo mezzi, normative, competenze, liquidità per trasformare i nostri territori e renderli non soltanto più sostenibili, ma anche e soprattutto – più vivibili.


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