«Quando la politica era studio e educazione»

I rapporti tra i personaggi che segnano la storia di un Paese e chi si affaccia al loro mondo. Le lezioni di comizio di un docente del Galvani, Gabelli, le passeggiate con Zangheri ai Giardini Margherita, gli incontri con La Malfa e con il Pci di Fanti e Soldati, le traduzioni latine di Bufalini, i viaggi nel Patto di Varsavia con Galetti, Tolomelli, Stefani. E poi Rodano, Andreatta, Giglia Tedesco, Prodi, D’Alema, Amendola, Macaluso, Paietta. Conversazioni profonde, senza la fretta di oggi che abbiamo le urne e le piazze vuote

di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico


Tutto cambia in modo vorticoso; le astensioni non frenano la gioia. È fuori luogo pensare al passato? Quando l’approccio alla “politica” era dato da conversazioni meditate e spassionate?

Ho scoperto il “comizio” per merito di Giuseppe Gabelli, mio professore, al liceo Galvani, di storia e filosofia. Mi portò a sentire un comizio di Pietro Nenni. Esperienza fondamentale. Poi, anni dopo, lunghe passeggiate con Renato Zangheri ai giardini Margherita e verso San Michele in Bosco. A un congresso dell’Ugi a Venezia conobbi Ugo La Malfa che spesso veniva a Bologna al “Mulino”. Mi iscrissi al Pri ma poi, con Guido Fanti e Mario Soldati, da loro presentato, passai al Pci. Imparai la storia dall’interno del Pci. Ne divenni funzionario.

A Roma conobbi Paolo Bufalini, grande traduttore di Orazio. Con dedica mi regalò una sua traduzione. Come funzionario conobbi pressoché tutto il gruppo dirigente nazionale. E poi, rientrando da Praga, Vincenzo Galetti e Araldo Tolomelli e, di ritorno da Mosca, Dante Stefani che non sapeva del ventesimo Congresso. Tramite Tonino Tatò, che era il supervisore dei nostri congressi, ebbi la fortuna di conversare a lungo a Monterado, nelle Marche, con Franco Rodano, un intellettuale cattolico vicinissimo a Palmiro Togliatti e a Enrico Berlinguer. Ebbi la fortuna di conversare a lungo con Beniamino Andreatta nei viaggi di ritorno da Roma a Bologna. Divenni amico di Romano Prodi e della sua famiglia. A casa di Giglia Tedesco si tennero i primi incontri tra Romano Prodi e Massimo D’Alema. A Bologna ero incaricato di accompagnare Giorgio Amendola, Emanuele Macaluso, Giancarlo Paietta. Mi parlavano con intensa semplicità.

Conobbi dirigenti che, sempre educati, senza fretta sapevano parlarti. Poi crollò il Muro e tutto cambiò in modo vorticoso. Resta in me il ricordo struggente della “politica” come studio e come “educazione”. Un’era archeologica è passata e si vota sempre più di rado, anche se le scadenze elettorali sono frequenti. Urne vuote. Ma anche piazze vuote. Valga il rimpianto di un mondo ignoto ai più. Sono brandelli di ricordi che forse andrebbero sviluppati come testimonianza di una vita vissuta e forse sprecata. Chissà.


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