Modello Bologna: città piena di pregi, pur sempre italiana

Nanni Loy, non un lacchè, definiva i bolognesi «questi angeli» per convivenza e senso civico. Difficile dire che non sia la migliore del Paese, per rispetto dei generi, cultura, studio, nidi d’infanzia, cucina, sport. Un giorno sembra il paradiso, quello dopo si vede che non è Helsinki e caos, traffico, povertà e sporcizia fanno dire che stiamo arretrando. Il fatto è che parlamento e governo non sono finlandesi ma gli stessi di Napoli, Siracusa e Torino. Siamo anche noi sul “carrozzone Italia”

di Sergio Palombarini, avvocato


Ringrazio Cantiere Bologna per la ospitalità, dopo aver letto i recenti articoli pubblicati sul tema “modello Bologna”. Il punto è sempre lo stesso, una specie di “irrisolto” da anni: complesso e semplice allo stesso tempo. Bologna per molti aspetti è forse la “migliore” (dal punto di vista mio e di molti altri) città d’Italia. 

Sul piano della convivenza, del senso civico (Nanni Loy – che sicuramente non era un lacchè – alla fine di una candid camera parlando dei bolognesi disse «questi angeli»), del rispetto dei generi (la sede dell’Arcigay è a Bologna), dei modi eleganti, della cultura (musica, cinema, teatro, arti pittoriche, editoria, eccetera), dello studio (Unibo e la scuola di diritto, Istituto Gramsci, Istituto Parri, Mambo, Mast, Zanichelli, Museo dell’Industria, e tante altre realtà), dei nidi per l’infanzia, delle tradizioni popolari, della storia, della cucina, dello sport (molto buono sport da cento anni: calcio, basket, nuoto, cavalli, motori, atletica, scherma, tennis, eccetera), dell’accoglienza, che pur tra le tante contraddizioni è matrice essenziale della città da mille anni. E chi più ne ha ne metta, credo che l’elenco potrebbe essere doppio e molto più dettagliato.

Tutto questo da una parte mi/ci fa dire: «Siamo bravi, Bologna è una grande città, abbiamo raggiunto tanti importanti obiettivi»; dall’altra invece, nello stesso tempo porta a pensare: «Potremmo fare molto di più». O in alcuni casi anche: «Stiamo arretrando».

Devo dire che per esempio io sono così. Un giorno mi sento in paradiso. Il giorno dopo vedo solo macchine, smog, bus semidistrutti dove non si riesce a fare il biglietto – mentre da anni a Londra si sale con una banalissima carta prepagata (Oyster card) che si carica con due o duecento euro anche dal fruttivendolo – decine di persone che dormono sui marciapiedi, fabbriche che chiudono, pattume sparso per le strade, gente in fila che nel cuore della notte attende un taxi, ristoranti dove per mangiare decentemente devi lasciare 50 euro, caserme in stato di abbandono che ragazzi e associazioni cercano in tutti i modi di utilizzare per fare socialità e cultura (e ora ci mettiamo pure Casini di nuovo candidato, come a dire che si va indietro anziché avanti… anche se questo non è un problema della città). Sabato scorso ho sentito su Radio3 un servizio da Helsinki…. parlavano delle piscine per anziani che anche in inverno con la neve arrivano comodamente con bus, tram e metro a farsi un bagno caldo in compagnia e tornano a casa per cena…

Dunque? Qual è la “verità”? Il punto  è che Bologna, con i suoi tanti pregi, quasi unici in Italia in alcuni casi (e non comuni anche in Europa e nel Mondo), alla fine è pur sempre una città italiana, e non finlandese: i suoi Governi e Parlamenti sono gli stessi di Napoli, Siracusa e Torino; abitata da italiani e stranieri che nascono e arrivano da ogni dove, governata da italiani formatisi e cresciuti in Italia. Siamo inevitabilmente sul “carrozzone Italia”, con tutto quello che ciò comporta, nel bene e – soprattutto – nel male.

Mi pare che secondo i dati delle attuali criticità nazionali (consumo di suolo, inquinamento, precarizzazione del lavoro, questioni di genere, istruzione, sanità) non si possa dire che Bologna è in controtendenza negativa rispetto a un trend nazionale (ed europeo) positivo. Forse per alcune cose oggi è ancora il contrario. Qualcuno potrebbe smentirmi, ma dubito.  

A mio avviso quindi non si possono fare miracoli, soprattutto nelle fasi di crisi generale. Bisogna insistere sulle cose buone esistenti, lavorare sugli obiettivi più importanti e giusti, combattere o quantomeno vigilare sulle storture (una di queste, secondo molti, è il nuovo “Passante di mezzo”, altre le ho elencate sopra), accettare le mediazioni realisticamente inevitabili e, soprattutto, se e finché è possibile… avere tanta pazienza.


Un pensiero riguardo “Modello Bologna: città piena di pregi, pur sempre italiana

  1. Per me Bologna è la città più bella del mondo, ma mi guardo bene dal considerarne i difetti come conseguenze dell’italianità. Concordo con i propositi finali, ma non parlerei della pazienza perchè i bolognesi (ultima dimostrazione il people mover) ne sono campioni.

Rispondi