I primi due mesi a Bologna di un allenatore complesso

Per ora Thiago Motta sta obiettivamente spaccando. E questa cosa non era facilmente pronosticabile

di Andrea Femia, consulente digitale cB


«Sono ancora arrabbiato: con me stesso, perché non mi piace perdere così. È importante trasformare questa rabbia in energia positiva, in vista della partita contro un Sassuolo che sa giocare a calcio»

Mi aveva lasciato un po’ stranito questa dichiarazione di Thiago Motta prima della sfida contro la squadra di Dionisi, non perché non avesse senso, per carità. Se perdi 6 a 1 contro l’Inter, dopo essere addirittura andato in vantaggio, ci sta che tu abbia voglia di rifarti subito. La cosa che non avevo immediatamente compreso, sentendo queste parole, era che mi sembrava chiaro che il fatto che il Sassuolo sapesse giocare a calcio era un vantaggio. Che sembra controintuitivo, ma forse è l’intero assetto tecnico tattico di questo allenatore a esserlo.

Qualcuno lo ha già ridefinito “Mago Motta”, usando una fantasia tutto sommato discutibile, però racconta di un flebile entusiasmo che ha rianimato la tifoseria bolognese negli ultimi due mesi. La pausa del Mondiale arriva nel momento peggiore per i rossoblu. È vero, c’è stato quel tonfo contro l’Inter, ma il resto del cammino, valutando i risultati, è a dir poco ottimo. 

La verità, in ogni ambito, non è mai semplicissima da scrutare. Esistono mille strati di complessità a comporre anche la più immediatamente riscontrabile. Ero a vedere Bologna-Sassuolo, una partita sostanzialmente dominata dalla squadra di casa. Un dominio che però non comporta necessariamente un gioco spumeggiante, è bene metterlo in chiaro.

La più importante delle caratteristiche riscontrate ieri è l’assoluta sterilità estetica del Sassuolo. Una delle poche squadre del campionato che vive più di bellezza che di sostanza, al Dall’Ara non ha fatto assolutamente niente di rilevante, se non un paio di conclusioni non particolarmente incisive di Andrea Pinamonti e di quello splendido giocatore chiamato Laurentié. Come se le parole di Motta sul bel gioco della squadra di Dionisi avessero l’obiettivo di mettere in mostra il senso stesso del suo intento. 

Un caotico ordine che parte da una solidità difensiva che riguarda tutti i reparti, con Lucumì e Soumaoro a dominare il centro basso. Il quadrato difensivo assume senso con le posizioni abbassate di Medel e Ferguson, che per qualche strana ragione è uno dei giocatori offensivi più importanti di questa squadra. Ci aiuta a comprendere “Mister complessità”: «Oggi non volevamo lasciare il centro del campo al Sassuolo, ci siamo riusciti giocando con cinque centrocampisti di ruolo. Sono ragazzi intelligenti, abili a scambiarsi di posizione».

La necessità di scambiarsi le posizioni, da un lato. Dall’altro questa interpretazione scacchistica sulla paura di abbandonarsi alla tentazione di lasciare il dominio del centro all’avversario. Una tentazione logica, se si pensa che lo sviluppo del gioco di Dionisi punta sempre allo sfogo esterno. Eppure Mago Motta lì ha compreso come vincere la partita. Annullando il centro ha reso impossibile ogni sfogo. Per riuscirci, ha trovato il modo di addormentare i ritmi nella propria costruzione e di puntare sui polmoni di un uomo, Gary Medel, capace di creare gabbie e raddoppi per 90 minuti.

Il cileno obiettivamente non ha molto senso. Dopo l’addio dell’allenatore/amico Sinisa qualcuno immaginava potesse perdere forza propulsiva, nel dedicare ogni singolo centimetro dei suoi tessuti muscolari a una causa che non sembrava più così tanto sua. Da perno della difesa a tre a un ritorno in una posizione ondivaga del centrocampo. Invece è parso più lucido che mai, utile anche in questa stranissima arte dello scambio di posizione che lo ha costretto in alcuni casi a compiere la migliore scelta per la fase offensiva della squadra.

Il ruolo ancora da definire è quello di Marko Arnautovic. Uno di quei giocatori che, se si dovesse semplicemente parlare di tecnica di base individuale, è sicuramente nella top 5 della Serie A. Il suo lavoro è incessante ma gioca molto più distante dalla porta rispetto a quanto sembrerebbe volere. Vedremo dopo il Mondiale come andrà. 

Per ora Thiago sta spaccando. E questa cosa non era facilmente pronosticabile.

Photo credits: Ansa.it


Un pensiero riguardo “I primi due mesi a Bologna di un allenatore complesso

  1. Onestà intellettuale vorrebbe che chi lo ha criticato, senza dargli nemmeno il tempo di impostare il lavoro, gli chiedesse scusa!
    Ma esiste ancora l’onestà intellettuale?
    (chi scrive non è un tifoso: solo un attento osservatore).

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