L’ultima opera in cartellone per il 2022 ha messo in scena le numerose carenze nell’organizzazione e il sospetto di un conflitto aperto tra orchestra, maestranze e direzione artistica. Ma il teatro di Largo Respighi resta un bene pubblico di cui autorità e cittadini dovrebbero interessarsi di più
di Sandra Festi, docente
La Traviata, l’ultima opera del cartellone del Teatro Comunale per il 2022, è incappata in uno sciopero generale che ha fatto ‘saltare’ la prima rappresentazione. Quindi la seconda rappresentazione, il giorno seguente, ha goduto dei fasti del debutto.
Titoloni sui giornali? Non proprio… pura cronaca e quasi in sordina. In particolare poche, prudenti informazioni relativamente ai rinnovi di abbonamento.
Le opere liriche, i concerti di musica classica, i balletti, non giungono a noi dal Monte Parnaso, ma sono scelti, programmati, allestiti, proposti al pubblico e messi in scena dal secolare Teatro Comunale, aperto al pubblico pagante da quando il consumo di musica non fu più prerogativa delle famiglie nobili, dotate di palazzi con saloni e anche teatrini privati.
Il Teatro Comunale dunque è un bene pubblico, gestito da persone scelte tra i cittadini e finanziato in parte dallo Stato con elargizioni commisurate al suo impegno artistico, ma anche da noi musicofili, mediante abbonamenti e acquisto dei biglietti. Il Presidente del Cda è il sindaco, l’organigramma vede all’apice un sovrintendente nominato dal sindaco con il benestare del Ministro. Il Cda è composto da cittadini scelti in rappresentanza della società civile, il sovrintendente sceglie le personalità della direzione artistica.
Con queste premesse, cosa avranno pensato i cittadini della città più più, più… quando, a poche ore dall’inizio dell’ultima opera della stagione 2022, hanno constatato che:
1) a causa di uno sciopero programmato da tempo, nessuno sapeva dire se la Traviata sarebbe andata in scena con orchestra, se con il solo accompagnamento di pianoforte, o annullata del tutto;
2) non era chiaro se fosse stato attivato il pulmino che avrebbe dovuto accompagnare il pubblico pagante fino all’Europauditorium;
3) soprattutto spaesati erano gli abbonati che ancora non avevano ricevuto l’indicazione del posto equivalente a quello del teatro di Largo Respighi.
Da decenni i Primi Cittadini non presenziano agli spettacoli del nostro Teatro, pensando, forse, che esso non dia un ritorno di immagine…altra cosa è la Scala! Ma non si rendono conto che è la presenza del sindaco, e di suoi invitati, che dà lustro al lavoro eccellente di maestranze e artisti scelti dall’Ente pubblico. All’esecuzione di Traviata era finalmente presente, in forma ufficiale, un rappresentante del Consiglio Comunale, l’assessora Elena di Gioia. Vorrei sapere se e come ha riferito al sindaco Lepore a proposito del rifiuto con cui il sovrintendente, il Maestro Fulvio Macciardi, non ha permesso a un rappresentante dell’Orchestra di leggere un comunicato sindacale.
Questo succede a Bologna, la città più…più…più. Forse il comunicato voleva segnalare lo scontento diffuso per gli ingaggi sempre più rivolti ad artisti dell’Est, scelta legittima ma che spesso rischia di andare a scapito degli artisti del luogo e italiani, obbligati a cercare contratti fuori dall’Italia? Oppure denunciare i cachet bassissimi e pagati con ritardi vergognosi? O ancora delle maestranze interne ridotte numericamente all’osso?
Tutte queste domande danno adito a un’altra, altrettanto importante: vogliamo fare un po’ di luce sul nostro Teatro Comunale?
Photo credits: Teatro Comunale di Bologna