Vivere bene e a lungo, la sfida della longevità dopo la pandemia

Torna a risalire la speranza di vita a Bologna, cresciuta a 83,3 anni in media rispetto agli 83,1 in cui era scesa nel 2020 a causa del Covid ma ancora sotto il record del 2019, 84 anni, tra i massimi a livelli mondiali, circa dieci anni di più rispetto al 1974. Una conquista sociale che però richiede una complessa organizzazione dei servizi. Il tema è affrontato in un libro promosso da Magda Babini, presidente Auser Emilia-Romagna, in collaborazione con lo Spi Cgil regionale diretto da Raffaele Atti

di Gianluigi Bovini, statistico e demografo


Nel 2021 nella città metropolitana di Bologna la speranza di vita è risalita a 83,3 anni, dopo la contrazione dovuta alla pandemia registrata nel 2020 (quando scese dal valore massimo di 84 anni, raggiunto nel 2019, a 83,1 anni). Gli uomini hanno una probabilità di vita media di 81,3 anni, con un incremento di quasi 11 anni rispetto al 1974; le donne vivono più a lungo (85,4 anni) e hanno conquistato oltre nove anni di vita sempre rispetto al 1974.

Nella nostra realtà questo indicatore, che sintetizza con efficacia importanti aspetti della qualità della vita, raggiunge valori molto elevati che lo pongono ai vertici delle graduatorie europee e mondiali. La lunga aspettativa di vita di quote prevalenti della popolazione è uno dei fattori fondamentali della rilevante presenza di persone anziane, che nei prossimi anni è destinata ad aumentare ulteriormente per l’ingresso in questa età delle coorti di nati molto numerose degli anni Sessanta dello scorso secolo. La longevità è uno degli aspetti strutturali della trasformazione demografica in corso, che si accentuerà ulteriormente nei prossimi decenni: se oggi quasi un bolognese su quattro ha un’età superiore ai 64 anni, è molto probabile che in futuro una persona su tre appartenga a questo gruppo della popolazione.

Vivere molto più a lungo che nel passato è una delle grandi conquiste sociali raggiunte nel secondo dopoguerra e per molte persone questa età trascorre in buone condizioni. La longevità richiede però un’organizzazione molto complessa dei servizi di carattere sanitario e assistenziale e impone modifiche nei luoghi e nei comportamenti coerenti con le esigenze della terza e quarta età. Una quota delle persone anziane manifesta purtroppo fenomeni di non piena autosufficienza di varia natura e si pongono problemi che attengono a cinque fondamentali sfere dell’esistenza: abitare la propria casa e la città; le relazioni familiari e amicali; la condizione socio-economica; il profilo di salute; il rapporto con le tecnologie. La pandemia ha svelato crudelmente questi aspetti di fragilità, che debbono essere affrontati con rinnovato impegno e la piena consapevolezza del carattere strutturale della longevità.

Sono questi i motivi che hanno spinto Magda Babini, presidente di Auser Emilia-Romagna, in collaborazione con lo Spi Cgil regionale diretto da Raffaele Atti, a dedicare a tali problemi un volume che sotto il titolo di Pensare la longevità dopo la pandemia raccoglie numerosi contributi e si può acquistare al prezzo di 10 euro. Il libro ha una postfazione di Lidia Ravera e contiene un intervento di Elly Schlein, allora vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, dedicato alle implicazioni intergenerazionali in un sistema di welfare comunitario. Tra gli altri autori si segnalano i contributi di Luciano Monti e Alessandro Rosina (sull’impatto intergenerazionale di una mancata strategia per le politiche giovanili), di Flavia Franzoni e Raffaele Tomba (sull’assistenza domiciliare agli anziani dopo il Covid), di Silvia Giannini e Patrizia Selleri (che affrontano il divario digitale degli anziani) e di Danila Valenti, che parla del delicato tema della Legge 219/2017 sul consenso informato e sulle decisioni di fine vita. Per chi è interessato alle conseguenze sociali ed economiche della trasformazione demografica in Emilia-Romagna segnalo un mio contributo, in collaborazione con Franco Chiarini, che analizza le previsioni di popolazione elaborate dall’Istat fino al 2070.

Completano il volume saggi importanti di altre autrici e autori, dedicati a diverse tematiche della popolazione anziana: Claudia Ceccacci e Stefania Irti, Franca Ricci, Sara Gerotto, Gabriella Cioni e Angiolo Tavanti, Tiziana Gentili, Valeria Ribani e Patrizia Stefani, Fiorenza Ballandi. L’insieme di questi contribuiti restituisce un quadro ampio delle opportunità e dei problemi legati alla longevità, rivolto all’attenzione di amministratori pubblici, protagonisti della vita sociale ed economica e cittadine e cittadini consapevoli del valore di questa grande conquista del vivere bene e più a lungo.


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