Primarie, la grande illusione

«Si affermano come alternativa alla tramontata funzione dirigente del partito, nella speranza di suscitare partecipazione. Ma si tratta di una partecipazione effimera e illusoria che finisce per colpire prevalentemente il mondo della sinistra sia sul versante della tradizione socialista e comunista sia sul versante del cattolicesimo democratico»

di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico


L’intervento appassionato e motivato di Giampiero Moscato (qui) ha il merito, a mio avviso, di sollecitare un confronto di idee e una riflessione in qualche modo ‘storica’.

La nostra è una Repubblica parlamentare. Purtroppo l’art.49 della Costituzione è rimasto lettera morta. Ma i Partiti sono stati, a partire dal dopoguerra, il canale fondamentale di raccordo tra Istituzioni e società. I partiti hanno saputo guardare verso l’alto, le Istituzioni, e verso il basso, il popolo, “auscultandone” le sofferenze e le aspirazioni. Articolati in tante fasi di partecipazione (che serviva anche a capire la società) sapevano anche decidere come formare le classi dirigenti ai vari livelli. Non erano subalterni agli “umori del popolo”.

Si potrebbero fare tanti esempi. Per il Pci e per la Dc richiamo il periodo drammatico del dopoguerra e della transizione istituzionale. Per il Pci richiamo la funzione dirigente svolta, anche a Bologna e in Emilia-Romagna, dopo l’attentato a Togliatti e dopo gli eccidi compiuti a seguito degli scioperi.

Ma poi per motivazioni differenti, i partiti si sono dissolti a partire dagli anni finali del secolo scorso. Anni tormentati e per certi aspetti drammatici. E contestualmente alla loro dissoluzione subentrò, a destra e a sinistra, un populismo diffuso che fece diventare “luogo comune” sputare veleno sulla Prima Repubblica. La parola “partito” fu pressoché cancellata. Subentrarono comitati elettorali e le cordate per ottenere prebende e potere. Purtroppo anche il Partito democratico è stato vittima di questa nuova fase storica. Anche nelle nostre terre.

In questo contesto, le Primarie si affermano come alternativa alla tramontata funzione dirigente del partito, nella illusione di suscitare partecipazione. Ma si tratta di una partecipazione effimera e illusoria che finisce per colpire prevalentemente il mondo della sinistra sia sul versante della tradizione socialista e comunista sia sul versante del cattolicesimo democratico. Ve li figurate un Moro o un Berlinguer eletti con le Primarie?

Richiamo due personalità che sono state sacrificate in modo irrimediabile per un pur cauto tentativo di allentare, in Italia, i vincoli ferrei della guerra fredda. E ora Primarie come panacea effimera; in questa fase storica il digitale viene utilizzato per semplificare la fatica di pensare.

Sono volutamente perentorio pensando anche alla vera e propria dissoluzione che ha ghermito, anche da noi, la fiducia nel fare politica, dando il via libera alla diffidenza diffusa per la militanza politica sul campo che si è sviluppata in modo impressionante. Mi auguro che una riflessione si cominci a fare anche a seguito del contributo offerto da Cantiere in questi anni. E non mi dimentico della prospettiva del “finanziamento pubblico” e dell’attuazione dell’art.49 della Costituzione.

Nodi irrisolti che feriscono la vitalità democratica anche della nostra realtà, che si vorrebbe definire come la più progressista del mondo.

Photo credits: Repubblica Bologna


2 pensieri riguardo “Primarie, la grande illusione

  1. Analisi lucida. Io un nuovo partito democratico (o come volete chiamarlo), lo vedo come un partito federativo: cioè uno strumento politico per mettere insieme realtà diverse nazionali o locali, associazioni (come il cantiere ad esempio, le sardine, ecc), gruppi organizzati di scopo, ecc.
    Lo schema che avevano i 5S dei meetup era interessante, gruppi di cittadini che si aggregano generalmente per uno scopo abbastanza preciso. O si ritorna a creare le condizioni della partecipazione dal basso, oppure per la sinistra la vedo male. Rimane solo la figura carismatica da mettere sul mercato della politica: figura notoriamente poco amata a sinistra, e spesso si fa anche fatica a trovarla.

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