di Margaret Collina, attrice
Mario, giovane militare italiano, rifiuta di arruolarsi con i “repubblichini” di Salò e viene deportato in un campo di lavoro, in Germania. Là scrive le pagine di un diario che riuscirà miracolosamente a riportare in Italia, quando sarà liberato.
«Valeva la pena sopravvivere?» «Questo è uno scorcio di vita di un povero disgraziato» «Sono sopravvissuto a questo macello, questo orrore».
Mario comincia a scrivere il suo terribile monologo nell’infermeria dove fu ricoverato tre giorni con un piede massacrato. «Sto bene perché sto diventando matto. Un cadavere che cammina»: è costretto a seppellire quelli che non camminano più, «15/20 ore al giorno a scavare non più tombe ma fosse».
Intanto fa il possibile per conservare intatta la sua divisa di giovane militare in carriera: «Non voglio metterla e disonorarla, col lavoro che faccio. Piuttosto vado nudo». «Sappiate che ho sempre fatto il mio dovere. Mi hanno picchiato perché sono italiano e traditore, come dicono loro».«E la guerra continua: enorme, mostruosa, mortale. Non finirà, oppure finirà quando tutti noi saremo finiti».
«Bisogna cercare di non morire, ora che la liberazione è vicina».
«Ma forse non ci si ricorderà neppure e si dirà che non è vero, che è impossibile».
Mario tornerà. Rivedrà la sua famiglia, rivestirà la sua divisa.
Anche per lui, pur segnato per sempre, ci sarà la LIBERAZIONE.