La società dei sacrificabili

Gli anziani con la pandemia stanno scoprendo di essere considerati un’appendice inservibile, un residuo sociale d’impedimento all’avanzare della globalizzazione e della sua versione 5G. La Regione Emilia-Romagna e la Città metropolitana di Bologna hanno la grande occasione di proporre una strategia politica e un programma innovativo di governo che esca dalla dominanza di un’economia disumana e accecata dal profitto

di Giovanni De Plato, psichiatra


Il lento miglioramento dei dati dell’epidemia non permette di tirare il fiato, come si sperava. Subito si è aggiunta alla tragedia delle rianimazioni inefficaci la tragedia delle morti degli anziani istituzionalizzati. I dati dei morti da Covid-19 nelle case protette, nelle residenze per anziani e nelle residenze sanitarie assistite (Rsa) sono un’altra spaventosa conseguenza del contagio a livello glocale, fenomeno emerso in ritardo per l’irresponsabilità dei dirigenti di quelle strutture e per la mancanza di controllo da parte delle autorità pubbliche.

Nel terzo rapporto dell’Istituto superiore di sanità (Iss) nel periodo che va dal 1° febbraio al 14 aprile è riportata un’indagine limitata a oltre mille strutture di ospitalità e di ricovero. Dallo studio emerge che in Italia i decessi sono stati circa settemila, di cui il 40% dovuto a Covid-19 o sintomi simil-influenzali. In Lombardia su circa 16 mila pazienti ricoverati nelle Rsa i decessi sono stati circa tremila, di cui oltre milleseicento da Covid-19 e sintomi simil-influenzali. In Veneto i decessi sono stati oltre mille, di cui 226 da sintomi Covid-19 e simil-influenzali. In Emilia-Romagna i decessi sono stati cinquecentoventi di cui 300 da sintomi Covid-19 e simil-influenzali. È chiaro che il campione, limitato solo a una parte delle strutture di ricovero o di ospitalità degli anziani, non autorizza alcuna comparazione. Ma è significativo della diffusione del virus avvenuta in assenza di un minimo di contro misure sanitarie a difesa dei pazienti, dei familiari e del personale in servizio.

Anche nella Regione Emilia-Romagna e nella Città metropolitana di Bologna l’allarme è scattato tardi e la tragedia non è di minore entità rispetto alle altre regioni e città. In questo quadro di desolante abbandono, l’over sessantenne Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, non ha trovato di meglio che allarmare ulteriormente i cittadini, le persone anziane e i loro familiari. La candida Ursula ha dichiarato che per l’uscita in sicurezza dalla pandemia occorre prolungare la quarantena degli over sessantacinquenni fino a Natale. Bontà sua! La Von der Leyen non si sa su quale informazione epidemiologica, previsione statistica o su quale dossier scientifico, elaborato da quali ricercatori e clinici delle malattie infettive, abbia maturato la sua dichiarazione. Il guaio è che le sue parole sono indirizzate ai governanti dei Paesi aderenti all’Ue.

Si potrebbe dire che il messaggio non deriva da alcuna indicazione scientifica, forse è frutto di una scelta politica, anzi di una preoccupazione prevalentemente economica. Un messaggio in realtà poco stravagante, va preso come anticipatore di una linea su come costruire la società futura dell’Europa. La presidente della Commissione europea fa capire con brutalità che i miliardi di euro stampati per il rilancio dell’economia non devono essere dispersi a favore di quei milioni di soggetti sociali improduttivi e difficilmente recuperabili a uno sviluppo dalla marcia veloce.

In modo più esplicito vorrebbe dire che i poveri, i disabili, i cronici, i non autosufficienti, gli anziani avanti negli anni e altre simili fragilità sono una fetta di società da sacrificare, visti gli alti costi e la bassa possibilità di recupero o riabilitazione. Negli Stati Uniti dove il linguaggio è più duro e spietato, nello staff dei consiglieri del presidente Trump c’è chi teorizza apertamente che le necessità dell’economica competitiva non permettono di fare concessioni a una spesa pubblica assistenziale e improduttiva. Lo stesso Trump taglia il finanziamento del suo paese all’Organizzazione mondiale della sanità perché considera l’Oms, difensore del diritto universale alla salute per tutti gli abitanti del pianeta, un contropotere che minaccia “America first”. Per non parlare di altri governanti come Boris in Gbr e Bolsonaro in Brasile.

Il neoliberismo al governo nei paesi dei diversi Continenti non ha nulla da offrire alla povertà e disabilità delle persone. Avanza la società dei sacrificabili? Se questo è l’ordine dei problemi, non c’è tanto da meravigliarsi dell’allineamento neoliberista della signora Von der Leyen. C’è solo da respingere una politica succube dell’economia che vuole subito aprire le fabbriche, imponendo agli ultra sessantacinquenni di restare reclusi in casa fino a Natale perché potrebbero favorire la ripresa del contagio e compromettere l’apertura delle aziende. Gli anziani con la pandemia stanno scoprendo di essere considerati un’appendice inservibile, un residuo sociale d’impedimento all’avanzare della globalizzazione e della sua versione 5G. Agli anziani, ai disabili, ai poveri i governi democratici cosa hanno da offrire a livello glocale? A livello locale e nazionale il centrosinistra come pensa di opporsi a questa deriva neoliberale? La Regione Emilia-Romagna e la Città metropolitana di Bologna hanno la grande occasione di proporre una strategia politica e un programma innovativo di governo che esca dalla dominanza di un’economia disumana e accecata dal profitto. E che non faccia dell’età una divisione in classi sociali creando conflitti intergenerazionali. Il presidente Bonaccini e il sindaco metropolitano Merola insieme agli altri sindaci debbono avanzare un’idea di nuova società, dove è possibile incrementare la produzione e l’occupazione sulle tecnologie avanzate in organico equilibrio con lo sviluppo territoriale e ambientale. E in piena valorizzazione di ogni componente del capitale umano per assicurare un funzionamento ottimale dell’intero sistema. Gli anziani non sono da sacrificare sull’altare di un’economia senza valore sociale, vanno riconosciuti come persone che con le loro esperienze e aspirazioni possono concorrere alla costruzione di un futuro coeso e solidale.


2 pensieri riguardo “La società dei sacrificabili

  1. Premetto che anche io, 78enne, come Gianni De Plato posso essere considerato in pesante conflitto d’interessi. Ciò detto, sono in parziale disaccordo con lo scenario dipinto da Gianni. Concordo assolutamente con lui sul fatto che la strage di anziani nelle Rsa di tutto il mondo (lo stesso problema c’è stato in Francia, in UK, negli USA ecc) è per lo più legato alla colpevole trascuratezza con cui sin dall’inizio è stata affrontata la diffusione del corona virus. Una micidiale convergenza di impreparazione, malafede, ignoranza, trascuratezza di tutta la filiera di comando che era, ed è ancora, deputata alla gestione delle residenze per anziani. La Magistratura sta già indagando ed è sperabile che quando questa emergenza sarà superata, e lo sarà certamente, le vere responsabilità, a tutti i livelli, vengano a galla.
    Quello su cui non sono d’accordo è la visione dietrologica che imputa ad una cinica visione neoliberista il proseguimento della segregazione degli anziani visti come una pericolosa fonte di reinfezione e, di conseguenza, un potenziale ostacolo alla ripresa della produttività e del profitto.
    Tranne che per alcune situazioni come gli USA di Trump o il Brasile di Borsonaro non credo proprio che in altre realtà, quali la UE ma anche la Cina ed il mondo arabo, possa allignare siffatta cinica visione neoliberista. Sarò incorreggibilmente ottimista, ma non ci credo.
    Credo piuttosto che questa prolungata segregazione, forse Natale è un po’ in là ma non più di tanto, sia invece legata ad una constatazione molto semplice: i soggetti anziani, in particolare quelli di sesso maschile, sono molto più esposti al rischio di complicazioni rispetto ai soggetti più giovani e di sesso femminile. Dati biologici (prevalenza nel sesso maschile del recettore ACE-2, presente nella parete dell’alveolo polmonare ed in altre strutture, che si aggancia elettivamente al corona virus), la maggiore frequenza di comorbidità (diabete, cardiopatie, ipertensione), la maggiore sensibilità dell’endotelio vasale, sovente già parzialmente compromesso, all’insulto infiammatorio virus-dipendente. Insomma, rendiamoci conto che fintanto che non ci sarà una copertura vaccinale noi soggetti anziani siamo ad alto rischio di complicazioni e quindi non possiamo far altro che mantenere tutte le precauzioni. Sul problema della durata della segregazione consiglio un interessante lavoro di una fisica italiana che lavora alla Sorbona, Vittoria Colizza, al Pierre Louis Institute of epidemiology and Public Health, che traccia con modelli matematici il percorso che l’infezione farà nei prossimi mesi ( http://www.epicx-Lab.com/covid-19.html ). Bisognerà rendere meno squallido questo lungo periodo per chi dovrà subire la segregazione; e qui deve intervenire l’Amministrazione Pubblica. Organizzare tramite il volontariato e l’eventuale servizio civile obbligatorio servizi dedicati espressamente a chi non si può muovere, utilizzare il mondo dello spettacolo dando lavoro a una realtà che fra tutte le categorie è certamente la più danneggiata da questa pandemia, pensiamo ai teatri che resteranno chiusi, ai concerti che non si potranno più tenere, per organizzare tournée in tutta sicurezza e rendere più piacevole il soggiorno nelle residenze; pensiamo a cicli di lettura ad alta voce di libri e romanzi, proiezioni di film d’autore. Insomma diamoci una mossa e vediamo questa situazione, certamente inaspettata, più come una opportunità che una sciagura.

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