Con “Mascherine” i Teatri di Vita fanno festa e battono la peste

Il titolo della stagione 2020/21, oltre a esorcizzare il simbolo della pandemia, richiama la maschera, l’oggetto iconico di chi fa spettacolo dalla notte dei tempi. “Mascherine” quindi, per far sì che le misure di contenimento del virus non facciano chiudere i luoghi d’arte, piuttosto li aiutino ad attrezzarsi per evitare la trasmissione: dieci appuntamenti pensando che quell’oggetto serve a coprire la bocca, non la testa

di Stefano Casi, direttore artistico di Teatri di Vita


Nell’epoca della pandemia e delle risposte rigorose al contagio esiste un pericoloso rischio concettuale: mettere in opposizione salute e spettacolo. Se il virus ha buon gioco nei posti affollati, la risposta non può essere chiudere quei posti, ma attrezzarli per evitare la trasmissione. E non può neanche essere quella di creare eventi “in rimessa” o di trovare surrogati altrove, rinunciando al “live” a favore di una fruizione a distanza.

Da queste riflessioni nasce la stagione 2020/21 “Mascherine” di Teatri di Vita, a Bologna, all’insegna della normalità, anzi del rilancio sulla qualità degli appuntamenti, e con una prospettiva temporale lunga, rifiutando di sottostare al fiato corto dell’attesa degli eventi e dei decreti. Tutto questo senza ignorare quei decreti, anzi rafforzando al massimo le misure di sicurezza, anche quelle poco visibili come il monitoraggio costante dei lavoratori del teatro con test e tamponi.

Dunque, “Mascherine”. Il titolo esorcizza l’oggetto iconico di questi tempi, ma rievoca anche l’oggetto altrettanto iconico del teatro dalla notte dei tempi: la maschera che ha attraversato le tragedie greche e le danze orientali, la commedia dell’arte e il mimo moderno.

Contrariamente alla nostra tradizione (due cartelloni distinti, uno da ottobre a dicembre, l’altro da gennaio ad aprile), e proprio per dare un segno forte di ottimismo e fiducia, la nostra stagione comprende 10 appuntamenti da ottobre ad aprile: grandi eventi, che uniscono la potenza dei temi affrontati con l’idea del gusto dello spettacolo. Una stagione internazionale, perché la sicurezza, che pure in questo tempo è una priorità, non può impedire gli incontri e gli scambi oltre i confini. Proprio questo autunno arriva a compimento il nostro progetto “MareMuro”, sostenuto dall’Unione Europea, con partner albanesi e tedeschi: il Theater X di Berlino, composto da migranti e profughi, ha animato l’evento di apertura della stagione, “Classe 2020”, dedicato al rapporto tra scuola e stranieri, sulle questioni dell’integrazione e della cittadinanza, con ospiti come Eraldo Affinati, Tommy Kuti, Danielle Madam, Antonella Agnoli e Enrico Fornaroli.

Sarà, insomma, una stagione non di contagi, ma di contaminazioni: teatro, danza contemporanea (con uno spettacolo del coreografo marocchino Khalid Benghrib), musica (con il concerto-cabaret di The Tiger Lillies da Londra). Sarà teatro della peste e sarà teatro delle feste, per ricacciare la paura della malattia e affrontare e superare le paure della vita, con spettacoli di grande respiro, cominciando con il dittico che dedichiamo a Yukio Mishima nel 50esimo anniversario della morte, ovvero “Il mio amico Hitler” e “Madame de Sade” diretti da Andrea Adriatico per Teatri di Vita, e finendo con l’opera di Israel Horovitz “Il bacio della vedova” diretta da Teresa Ludovico per Teatro Kismet. In mezzo, “La Nebbiosa” del Teatro Linguaggicreativi che porta in scena la sceneggiatura mai realizzata di Pasolini, “1983 Butterfly” della Piccola Compagnia della Magnolia, e ancora lo spettacolo della terza compagnia straniera: “(In)correct” di Leta Popescu e del romeno Reactor. Senza dimenticare i bambini e le famiglie, con uno dei capolavori del teatro di figura degli ultimi decenni: “Biancaneve” del Teatro del Carretto.

In altre parole: il gusto del teatro, la voglia di incontro con gli altri, il desiderio di pensieri ed emozioni. Perché il Covid è un virus che attacca i corpi, ma non dobbiamo permettergli che attacchi anche le menti e i cuori. E quindi, sarà divertimento e sarà cultura, senza rinunciare alla sicurezza, tenendo la mascherina a coprire la bocca, non la testa.


Rispondi