Tu puoi anche decidere di chiuderti in eterno in una stanza sapendo che 2+2 alla fine farà sempre 4, però ci sono quelle volte in cui un due si trasforma in un’incognita che non avevi considerato. Di solito avviene quando si spezza una fune tirata così a lungo da non riuscire a cogliere i segnali di una terribile usura. Quello zoccolo duro non riesce a moltiplicarsi nelle urne e il rischio fortissimo è quello di trovarsi, infine, con il nulla nelle mani
di Andrea Femia, digital strategist cB
Mi fa molto piacere quando, senza alcun preavviso, nel giro di pochissime ore, un professore universitario si ritrova nello stesso campo di un suo studente e, da pari, entrambi, mettono il proprio nome a disposizione di un ideale comune.
Non riesco neppure a contare quante scene nell’immaginario collettivo vedano protagonisti i dibattiti tra genitori e figli, abilissimi a scannarsi sulle scelte politiche degli uni e degli altri. Poi succede, a volte, che trovino anche loro un campo comune e decidano di metterci la firma. L’uno per gli altri.
Ci sono dirigenti di piccole realtà produttive, di cui parliamo sempre con orgoglio, che hanno trovato il modo di condividere lo stesso spazio, che non fosse quello della pausa caffè, con chi nella sua stessa realtà ci lavora, sì, ma da operaio. Entrambi stanno lì con il loro nome e mai come in questo caso a ognuno fa comodo il sostegno di quello dell’altro.
Insomma, non c’è bisogno di dividere il mondo in chiavi dicotomiche per capire il concetto che si vuole esprimere, ma l’ultima concedetemela perché è la più interessante di tutte.
Tra le centinaia di persone che hanno firmato il nostro appello, tantissime sono iscritte al più grande partito d’Italia. Tantissime, come chi vi scrive, pur non avendone la tessera, non possono fare a meno di pensare che il più grande contenitore progressista italiano debba essere stimolato e pungolato anche dall’esterno; questo perché, in fondo, che si finisca a votare per un partito in appoggio o che si finisca a votare lo stesso Pd, quando dall’alto ci si bea dei milioni di voti presi non ci si aspetterà certo che siano tutti provenienti dagli iscritti.
Non dovrebbe servire un genio per capirlo.
C’è una frase famosissima nell’universo Marvel, che a volte sembra proprio una caricatura dell’universo partitico che va a rappresentarci.
“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.
Non c’è dubbio, non esiste potere più grande – nella politica del nostro Paese – rispetto a quello di rappresentare una massa di elettori che, per cultura familiare e infiniti altri fattori, non prenderanno mai in considerazione l’idea di votare altrove se non nel calderone del centrosinistra. Qualunque cosa accada, qualunque forma abbia assunto in passato il partito, sono tantissime le persone che mai hanno fatto mancare il loro apporto a chi da sinistra, nel tempo, si è proposto di governare a qualsiasi livello.
Non è negabile che per tantissime che siano state, e sono, le realtà politico-amministrative di valore indiscutibilmente alto, tante altre lo siano state molto meno, senza che per questo lo zoccolo duro sia mai mancato all’appuntamento.
La grande responsabilità, però, sta nell’ascoltare quelle persone che scelgono di votarti.
Tu puoi anche decidere di chiuderti in eterno in una stanza sapendo che 2+2 alla fine farà sempre 4, però ci sono quelle volte in cui un due si trasforma in un’incognita che non avevi considerato. Di solito avviene quando si spezza una fune tirata così a lungo da non riuscire a cogliere i segnali di una terribile usura. Quello zoccolo duro non riesce a moltiplicarsi nelle urne elettorali, e il rischio fortissimo è quello di trovarsi, infine, con il nulla nelle mani.
I processi democratici sono lenti e logoranti. In un partito così grande e così strutturato può anche essere un bene che ci si odi, perché a nessuno di noi elettori interessa niente che i protagonisti delle eventuali primarie si amino, né tanto meno ci interessa quanta acredine correrà tra i loro sostenitori. Non è una soap opera.
Ciò che conta è sedersi a un tavolino, seguire le regole di un gioco al quale si è deciso di giocare e promettersi che qualunque cosa accada, alla fine l’uno sarà al fianco dell’altro. Chiunque sia l’uno. Chiunque sia l’altro.
Come ci si può aspettare tutto ciò se l’esito di una sintesi che a oggi sembra impossibile non prende in considerazione l’elettorato che poi dovrà sostenere a suon di voti il candidato sindaco nelle urne?
Non esiste altro modo che non siano le primarie per evitare incognite. Non questa volta.
Non dovrebbe servire un genio per capirlo. Potrebbe bastare una persona che sappia leggere i dati di tutti e che non legga soltanto i suoi.
Forse sono ignorante ma non so cosa siano le primarie perchè non ne conosco le regole che non credo siano mai state scritte ma forse mio sbaglio nel qual caso faccio una figura pessima.
Il timore però e, se invece non mi sbaglio, è che come tante altre cose introdotte in Italia scimiottando cose o tecniche altrui (soprattutto americane o anglosassoni) senza in realtà avere capito bene come funzionano e soprattutto senza tentare di definirle in modo congruo al paese cui vengono destinate. Il “Nome” la “Definizione” piacciono e perciò vanno adottate allo scopo di dimostrare che “si è fatta una cosa nuova” senza preoccuparsi molto della sostanza.
Volete un esempio di cosa intendo? Semplice: i “Dipartimenti” Universitari