«Lista unica Pd-movimenti rossoverdi? Gran regalo alla destra»

Dalla storia d’Italia un insegnamento politico alla Sinistra

di Angelo Rambaldi, “Bologna al Centro – L’Officina delle Idee”


Il “Cantiere” è una bella palestra di idee e opinioni. In questi giorni vi è dibattito su cosa si debba intendere come “sinistra” e su questo avrei alcune osservazioni “dissonanti”. Parto da una considerazione oggettiva, anche se non da tutti accettata. Il nostro Paese ha, da sempre, una larga fascia, se non maggioritaria – di maggioranza relativa – di popolazione tendenzialmente a destra. La ragione storica sta in come avvenne il processo unitario: una commendevole minoranza, anzi straminoranza, con l’aiuto di un genio come il Cavour, fece l’Italia.

Dopo di che alcuni Statisti, ad esempio il bolognese Marco Minghetti, si resero conto che calare sull’Italia – che era stata divisa per 1500 anni in Stati diversi – una gabbia centralistica di tipo francese, come quella piemontese, era un errore gravido di conseguenze. Il Cavour si dimostrò interessato al progetto di decentramento amministrativo del Minghetti, ma il Conte morì e prevalse la linea accentratrice e reazionaria dei vari Ricasoli. La borghesia post risorgimentale si chiuse così dentro il suo steccato, poco si curò di quei fenomeni di crescita del restante 85% della popolazione: crescita ma anche consapevolezza civile che del resto era merito proprio dello sviluppo, pur con tanti limiti e difetti, dell’Unità voluta dalla borghesia.

È da lì che inizia il complesso elitario e pedagogico di una certa sinistra borghese (che dura ancora oggi). Le cose cambiano con l’arrivo ai primi del ‘900 di Giovanni Giolitti. E qui troviamo delle singolari similitudini tra quanto accadde nella seconda metà del ‘900 e quanto accade ancora oggi. Per la verità il limite di Giolitti era quello che, se da un lato aveva ben compreso quello che la sinistra  borghese, alla Salvemini per intenderci, continuava a ignorare – ovvero il necessario coinvolgimento delle masse socialiste e cattoliche alla guida dello Stato ­– dall’altro lato Giolitti, che era nato nel 1842, intendeva questo coinvolgimento sotto la guida della classe politica liberale. Nonostante ciò, sotto i Governi giolittiani avvenne il più grande progresso civile delle masse proletarie.

Ma le élite della sinistra dottrinaria detestavano Giolitti perché non era “uno dei loro”. Alla fine la borghesia interventista, compresa quella di sinistra, si mise d’accordo con la destra nazionalista e, di fatto con un colpo di stato regio, contro la maggioranza del Parlamento e del Paese trascinò l’Italia in guerra. Un atto che sarà pronubo del fascismo.

Certo la sinistra movimentista e intellettuale di cui sto parlando, da cui nascerà poi il Partito d’Azione che non a caso ebbe breve vita, fu antifascista. Ma occorre non dimenticare che quella sinistra, con l’interventismo del 1915, diede inizio al cammino verso il fascismo. Giolitti non era un uomo di sinistra, tuttavia alla vigilia della marcia su Roma Mussolini fece sapere ai suoi che il pericolo da evitare era un reincarico da parte del Re a Giolitti. Nel secondo dopoguerra, di ritorno dall’esilio, Salvemini ribadì che lui non era affatto pentito di aver preferito nel ’22 che il Re avesse dato l’incarico a Mussolini piuttosto che a Giolitti.

Nel secondo dopoguerra, la Democrazia Cristiana incanalò verso una strada di riscatto e progresso grandi masse di cui una parte sicuramente aveva contribuito al grande consenso a Mussolini. E del resto quando De Gasperi diceva che la Dc era un partito di centro che guardava a sinistra non intendeva di certo la sinistra comunista. Voleva dire che la Dc aveva guidato verso un progresso riformista masse di centro e di destra. Anche per questo, dopo la caduta del muro una fetta consistente dell’elettorato democristiano è slittata nuovamente su posizioni di destra.

La situazione non è molto cambiata, oggi la destra viaggia oltre il 46%. Come ai tempi di Giolitti, o di De Gasperi, il problema è come creare le condizioni per erodere consensi e trasportare su rive riformiste un elettorato che subisce le sirene reazionarie. La sinistra in tutte le sue svariate colorazioni oggi, la sinistra movimentista, la sinistra del Pd, la sinistra partitica a sinistra del Pd, la sinistra dell’Intelligencija che vuole fare da pedagoga alla sinistra, la sinistra della parrocchietta, insomma tutte queste sinistre se anche miracolosamente trovassero un accordo tra loro non batterebbero comunque la destra.

Se il principale partito della sinistra, il Pd, in caso di elezioni si presentasse sbilanciato a sinistra senza un credibile sostegno al centro, a Roma come a Bologna rischierebbe grosso. E quindi se a Bologna alle prossime elezioni amministrative esisterà una lista a sinistra del Pd, questo rientrerà nella normalità della dinamica politica; se il Pd invece decidesse di presentarsi in una unica lista con movimenti alla sua sinistra, farebbe un formidabile regalo alla destra.


Un pensiero riguardo “«Lista unica Pd-movimenti rossoverdi? Gran regalo alla destra»

  1. Catalogare, catalogare, catalogare, fare a pezzettini il reale in un puzzle sempre più difficile da ricomporre. Sono un pesce piccolo, una sardina, so quanto è profondo il mare e so la magia del nuotare insieme, scintillando, per sfuggire ai pesci grossi. Sfuggire non mi basta, ma se c’è vita c’è speranza e lunghi viaggi attraverso gli oceani…

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