Campi Aperti, mercati chiusi: il Comune ci ripensi

Una realtà importante, viva e libera che rischia di perdere i mercati che ha creato con impegno, volontà e accordi con il Comune – che ora li vuole unilateralmente rivedere – con le immaginabili conseguenze sulle attività dei contadini che vivono grazie a questo progetto


di Anna Tandura, dipendente pubblica


C’è in questa città una realtà a cui mi sento molto vicina. Nei primi anni ’80 si parlava poco di agricoltura biologica, ma già allora ero convinta dell’importanza di potersi nutrire con cibi sani e provenienti da coltivazioni rispettose degli ecosistemi e della salute umana.

Quando una quindicina di anni fa mi sono accorta che poco lontano da casa mia, alla Bolognina, esisteva già da tempo un mercato che offriva prodotti locali coltivati biologicamente, quasi non ci credevo… Avevo incontrato Campi Aperti. 

Da allora sono diventata una fedele “coproduttrice”, come veniamo chiamati noi che acquistiamo i loro prodotti. Siamo coproduttrici e coproduttori perché loro, senza di noi, non possono esistere. Hanno bisogno di noi per vendere quello che con investimenti e fatica coltivano nei loro poderi, quello che trasformano partendo dalle loro materie prime.

Attraverso le tante mail tra produttori e coproduttori (tutti gli associati a Campi Aperti possono riceverle) sono venuta a conoscerne la vitalità propositiva, la coerenza ideale dei comportamenti, l’azione mirata a creare consumo consapevole, la visione di un’economia che privilegia la produzione locale non industrializzata, la spinta collaborativa e solidale che li caratterizza.

Quando ho saputo che il Comune di Bologna sta per mettere a bando le aree dove Campi Aperti ha creato e gestito i mercati contadini a vendita diretta in ben 7 luoghi della città, non ho potuto che indignarmi. Ho pensato che questa azione da parte di chi governa la città è ingiustificabile. In questo modo sarà facile estromettere dalla vita cittadina una realtà importante, viva e libera come Campi Aperti, che rischia di perdere i mercati che ha creato con impegno, volontà e accordi con il Comune, con le immaginabili conseguenze sulle attività dei contadini che vivono grazie a quei mercati.

C’è un progetto dietro al loro lavoro, al loro essere e creare comunità. Per questo mi unisco al loro appello e rivolgo con forza al Comune di Bologna questo invito: #ritirailbando.


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