Il bilancio dei miei cinque anni in Acer

Raggiunti importanti obiettivi, risanamento economico, azzerate le occupazioni, rigenerazione di intere parti di città. Le trasformazioni in atto comportano  un ripensamento delle modalità di gestione del patrimonio immobiliare, con la messa in gioco di strumenti innovativi non solo di comunicazione ma anche di gestione delle relazioni sociali

di Alessandro Alberani, ex presidente Acer, ora direttore logistica etica Interporto


In questi giorni ho ricevuto un nuovo incarico come Direttore della Logistica Etica in Interporto, incarico che svolgerò con impegno cercando di raggiungere importanti obiettivi come già fatto in Acer, azienda che ho guidato per cinque anni “risanandola” dal punto di vista economico e riorganizzandola per permetterle di agire efficacemente nel settore strategico dell’abitare pubblico. Un risanamento che, non potremo mai dimenticarlo, è passato attraverso una pandemia epocale con il conseguente blocco dei cantieri e l’aumento dei costi per la manutenzione.

L’emergenza Covid -19 ha cambiato lo scenario tradizionale a cui eravamo abituati. Abbiamo dovuto affrontare in tempi rapidissimi cambiamenti radicali, condizionati da un evento non prevedibile che ha avuto e continua ad avere effetti pesanti non solo dal punto di vista sanitario ma anche psicologico, sociale ed economico. 

I problemi che Acer ha dovuto affrontare sono stati numerosi: costruzione di piani di emergenza, investimenti in risorse per la prevenzione e la sicurezza del personale e dei cittadini, riorganizzazione del lavoro degli uffici, investimenti in dotazioni informatiche, mantenimento dei servizi essenziali in un contesto difficile, sempre sotto l’egida di un incombente preoccupazione relativa alla tenuta economica.

Il lavoro in Acer può sembrare molto burocratico; invece è anche straordinariamente creativo perché spesso occorre aver sviluppato un forte pensiero laterale per risolvere problemi complessi che riguardano comunque sempre le persone, e quasi sempre persone fragili, con gravi problemi. Questo è principalmente un lavoro di relazione e di ascolto. I ricordi più belli che porto con me derivano proprio dai rapporti con i nostri inquilini. Ogni qual volta sono andato a vedere di persona in un comparto i lavori in corso o qualche problema che si era presentato, gli abitanti mi hanno aperto le porte di casa, mi hanno parlato dei loro bisogni e dei loro problemi, accordandomi una fiducia che penso di essermi meritato. 

Coltivare le relazioni in Acer è stato per me molto importante: il mio mandato amministrativo è stato un dialogo costante non solo con gli abitanti ma con tutti gli stakeholder, le istituzioni, tantissime associazioni del terzo settore, la città nella sua complessità. Soggetti pubblici e privati sono consapevoli che affrontare seriamente la questione abitativa è una condizione essenziale per promuovere il benessere delle comunità. In particolare, l’edilizia pubblica rappresenta il confine di dignità e una grande chiave di equità sociale per tutti coloro che non possono permettersi affitti di mercato, siano essi agevolati o meno.

I numeri di questa necessità sono ben visibili e drammaticamente rappresentati dal costante aumento delle domande nelle graduatorie di alloggi pubblici. Un aumento che diventa sempre più marcato via via che risulta più evidente l’aggravarsi della crisi sociale ed economica. Su questa direttiva di risposta ad un fabbisogno abitativo crescente si colloca il lavoro positivo svolto da Acer nell’ambito del grande piano sociale “Mille case per Bologna”, che rappresenta un modello per tutto il territorio nazionale: è stato dato infatti un impulso notevole al ritmo dei ripristini e delle assegnazioni con risultati superiori alle aspettative dell’Amministrazione Comunale. Mi sento di definirlo un risultato straordinario.

La fattiva collaborazione con Comune e Regione ha permesso ad Acer di promuovere un cambio di passo nelle politiche abitative locali, rigenerando intere porzioni della città ma, soprattutto, finalizzando tutte le risorse disponibili per un miglioramento della qualità dell’abitare e l’efficientamento energetico degli edifici. Grazie all’efficace collaborazione con le forze dell’ordine nel quinquennio sono state sventate tante occupazioni e, contemporaneamente, sono stati sgomberati immobili già occupati per assegnarli a chi era in posizione utile in graduatoria. Un altro risultato di cui vado fiero!

L’aver raggiunto il risultato di zero occupazioni non ha impedito ad Acer di perseguire un’opera, educativa prima ancora che repressiva, di rispetto delle regole, combinando sempre la legalità con la coesione sociale. Ho creato un settore denominato progetto “Acer Sociale” che cerca di costruire percorsi facilitanti per le persone fragili, in collaborazione con i servizi sociali e altri soggetti del privato sociale.

Le trasformazioni della popolazione che accede agli alloggi Erp, unita a un generale invecchiamento della popolazione di origine italiana che vi risiede da decenni, implica un ripensamento delle modalità di gestione del patrimonio immobiliare, con la messa in gioco di strumenti innovativi non solo di comunicazione ma anche di gestione delle relazioni sociali. Anche questo passo è stato fatto, e spero continuerà a svilupparsi in forme sempre più strutturate in quanto rappresenta il futuro già presente dell’abitare in contesti di edilizia pubblica e sociale.


3 pensieri riguardo “Il bilancio dei miei cinque anni in Acer

  1. Alessandro io te ne ho dato atto proprio su Cantiere quando volevi fare il Sindaco;T ricordi o mi hai gettato nel cestino? Sei ai sette cieli Benissimo

  2. Un racconto onesto e vero, di cui io ma anche i cittadini attenti al governo della città siamo testimoni. Avrei però una domanda da fare ad Alessandro Alberani, che lui caso mai potrebbe “girare” a chi di dovere: ma perché mai, dopo solo un mandato così ben svolto, lui è stato trasferito ad altro incarico e, altro aspetto singolare della vicenda, sostituito dal suo vice?

    Dirò come la penso io: o Alberani non è stato un bravo Presidente Acer – e in questo caso però chi fa la nomina, il sindaco, dovrebbe spiegare, con dei fatti, il perché – o (ed io propendo per questa seconda ipotesi) siamo di fronte a una partita di giro all’interno del “cerchio magico” di tre o quattro personaggi che sostengono il sindaco dei “campi larghi”. I quali, come dimostra questa vicenda, “molto larghi “ non sono.

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