«Nelle campagne della pianura bolognese, tra coltivazioni di patate ed erba medica, a Ozzano Emilia, si è inserita una nuova costruzione. Un’opera unica. Dalle pareti della casa colonica pendono sculture. All’interno ogni centimetro quadrato delle pareti trasuda colore. Concepita e realizzata in beata solitudine da uno scenografo di ventuno anni. Da qualche tempo, nonostante le chiusure anti-Covid, la struttura suscita l’interesse di artisti e curatori». Con queste parole, il collega Tiziano Fusella, sulle pagine patinate de Il Venerdì di Repubblica, descrive questa inedita e originale casa d’artista
di Massimiliano Cordeddu, giornalista
Harry Baldissera, a essere sinceri, non ha 21 anni. La sua età non la dichiara a nessuno. Neanche sotto tortura. Una cosa però è certa, all’interno della casa in cui ogni stanza contiene mondi e fantasie differenti, nasconde un quadro magico che lo raffigura e che invecchia per lui.
«Le case d’artista sono luoghi unici che uniscono creazione e vita – così Lorenzo Balbi, giovane direttore del Museo di arte moderna e contemporanea di Bologna (Mambo), descrive la Paciu Maison su Il Venerdì di Repubblica – al loro interno il risiedente si definisce come individuo e costruisce il suo rapporto con la società. Harry Baldissera aveva appena sedici anni quando l’ha realizzata. Un segnale per tutti che fa ben sperare. Il terreno sul quale crescono nuove idee di bellezza è fertile».
La ‘Paciu Maison’ ricorda o sembra rifarsi in parte a quell’idea di case d’artista di novecentesca memoria, come il Teatro Museo Dalì di Figueres in Catalogna. Anche se l’origine del nome deriva dalla parola bolognese paciugo; che indica sia un danno a opera di liquidi cosparsi o fuoriusciti, che una situazione talmente aggrovigliata da non essere più risolvibile. Al paciugo è riferita anche quella poltiglia scivolosa presente in tardo autunno sulle strade collinari, dovuta allo sfaldamento delle foglie caduche sul manto a opera delle ruote dei veicoli. Paciu Maison, dunque, rappresenta la contaminazione artistica del territorio sulla casa e l’artista che l’ha creata.
Visioni, immaginazione, dimensioni oniriche e realtà parallele sono gli elementi che contraddistinguono questo luogo non luogo. E dove il tempo e lo spazio si trasformano assumendo forme fantasiose e a tratti irrazionali generate dalla mente dell’artista.
Il tour della ‘Paciu Maison’ comincia con l’ingresso ribattezzato sala Genesi. Prosegue salendo le scale che portano alla sala Ecate; dal nome di una divinità di origine pre-indoeuropea che fu ripresa dalla mitologia greca e romana. Dea della magia e potente signora dell’oscurità, regnava sui demoni malvagi, sulla notte, la luna, i fantasmi e i morti. Veniva invocata da chi praticava la magia nera e la negromanzia.
Nel soffitto della sala della Cultura troviamo una notte stellata di pollokiana memoria e adiacente la camera da letto. Il bagno Van Gogh riprende lo stile del pittore olandese. La casa d’artista ha anche la sala del Mausoleo, la sala del Pensiero, la sala della Psicologia e altri ambienti.
Harry, dopo aver costruito la ‘Fondazione Paciu Maison’, negli ultimi anni si è cimentato nella direzione artistica di progetti nazionali e internazionali. L’Art Director Baldissera, al termine della chiacchierata, ci ha confidato che gli è stata fatta una nuova proposta; consistente nel gestire un altro museo fuori dai confini italiani.
Chissà cosa ci riserverà in futuro questo giovane promettente artista emiliano…
Per info e visite www.paciumaison.com
L’articolo è stato realizzato per la rivista di CUBo – Circolo Università di Bologna, diretta da Massimiliano Cordeddu