Stefani, Tolomelli, Galetti: la dignità della politica

Erano uomini straordinari che attraversarono tempi di ferro e di fuoco, conservando intatta una mirabile intelligenza. Non dobbiamo dimenticare: anche con questi ricordi “la scelta della politica” acquista una fulgida dignità

di Aldo Bacchiocchi, già dirigente politico


Oggi venerdì 10 febbraio si terrà alla Certosa l’ultimo saluto a Dante Stefani. Se ne è andato a 95 anni vissuti con rara intensità.

Nei giorni scorsi le tappe della sua vita sono state ricordate con rispetto e con rimpianto. Fino all’ultimo Dante è stato, pur da lontano, un attento osservatore della politica e di quella bolognese in particolare.

Che dire di più? Ho conosciuto e ho collaborato con lui fin dagli anni sessanta, in via Barberia. Lo chiamò Guido Fanti. Come altri funzionari di partito di tutta Italia, Dante studiò a Mosca per completare la sua preparazione.Tornò a Bologna dopo il famoso ventesimo congresso del Pcus che, come è noto, ebbe nel mondo una risonanza straordinaria. Ma per chi stava a Mosca nell’immediato il ventesimo congresso, quello dei crimini di Stalin, era poco conosciuto. Anche Dante, studente a Mosca, ne sapeva poco o nulla.

Tornato in Italia, a Bologna, fu costretto ad aggiornarsi e lo fece con rapidità encomiabile. La conoscenza dall’interno dell’Unione sovietica gli consentì di essere un riformista di razza senza cancellare peraltro la sua piena conoscenza del mondo sovietico e della Russia. A Bologna fu un interlocutore di prim’ordine del mondo moderato e di quello cattolico.

Mi sento di ricordare, assieme a Dante, un altro comunista che fu invece in esilio a Praga, a Radio Praga: Araldo Tolomelli, fuggito clandestino in quanto reo di delitti che non commise. Tornato nelle sue terre, alla direzione del comitato cittadino del Pci fu interlocutore del Magnifico Rettore Tito Carnacini. Venne chiamato a Bologna da un altro esule, Vincenzo Galetti, che aveva diretto a Praga la “Federterra”. Mandato in Cecoslovacchia dalla sera alla mattina perché, con Di Vittorio, criticò l’nvasione dell’Ungheria.

Siamo di fronte a uomini straordinari che attraversarono tempi di ferro e di fuoco, conservando intatta una mirabile intelligenza. Non dobbiamo dimenticare: anche con questi ricordi “la scelta della politica” acquista una fulgida dignità.

In copertina: Dante Stefani


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