Bologna Libera

Come la città si sta riprendendo i beni confiscati e sequestrati ai mafiosi

di Rita Parrella


Sei locali con soppalco in Galleria Falcone e Borsellino, la zona più chic di Bologna. L’appartamento, un tempo posseduto dal palazzinaro palermitano Giovanni Costa, è diventato nel 2015 un alloggio a disposizione della questura. A Costa, che negli anni ’90 ha fatto la fortuna in città con un giro di società immobiliari prima di darsi latitante a Santo Domingo, apparteneva anche villa Celestina, in via Boccaccio, laterale di viale Aldini. Lo stabile, di 1000 metri quadri, è stato affidato al Comune che vorrebbe farci una decina di alloggi a canone calmierato, ma servono risorse per la ristrutturazione.

E finché non arriveranno i 3,2 milioni di euro stanziati dal Ministero della Giustizia, la villa ridotta a rudere è stata affidata alle cure dell’associazione antimafia Libera Bologna e di tutti i volontari che si danno appuntamento col bel tempo per rimuovere le erbacce. Tra i 13 immobili confiscati in città c’è anche un garage in via Matteotti, dato in gestione al Comune. Dopo tre bandi andati a vuoto, il teatro Testoni si sarebbe fatto avanti per metterci la sua attrezzatura. Ma non si potrà procedere all’assegnazione, se la destinazione d’uso del locale non verrà cambiata da autorimessa a magazzino.

E questi sono tutti casi virtuosi, esempi di “tesori” tolti ai mafiosi sui cui almeno è stata avviata una procedura per il riutilizzo. Nella maggior parte dei casi, invece, succede che gli immobili restino inutilizzati per anni senza neanche un progetto o un’idea. Bloccati nelle mani dell’“Agenzia nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata” che ha il compito di stabilire se lasciare i beni allo Stato per scopi istituzionali o se trasferirli a enti terzi, come i Comuni, per fini sociali.

Ma l’agenzia ha sede a Roma, e in poche altre città d’Italia, e non sempre si rende conto di come si possa sfruttare al meglio un bene sul suo territorio. Per questo, di solito la richiesta parte direttamente dai Comuni, almeno quelli che hanno risorse da investire perché i beni che lo Stato trattiene per sé sono di norma quelli ben messi, utilizzabili da subito, e restano agli enti terzi, invece, i beni da ristrutturare. Non contribuisce, inoltre, alla velocità di assegnazione, il numero elevato di pratiche.

Solo in Emilia-Romagna, soprattutto a causa del processo Aemilia, l’agenzia è arrivata a gestire nel 2018 un patrimonio di 622 case, garage e terreni. Di questi, 34 si trovano nel bolognese, ma nessuno a Bologna, dove i beni sono stati tutti trasmessi o destinati. Nonostante i problemi di risorse limitate e le lungaggini burocratiche, infatti, il capoluogo emiliano sembra, aver trovato una ricetta efficiente. E il merito con ogni probabilità lo si deve a un protocollo firmato dalle istituzioni e da numerose associazioni che hanno puntato in questo modo a velocizzare l’iter per il riutilizzo. «È uno strumento duttile per creare una connessione tra parti sociali che agiscono in un determinato contesto territoriale – come descrive la giurista che ne ha redatto il testo, Stefania Pellegrini – Ad esempio in Emilia, per un supporto più incisivo alle imprese confiscate non si poteva prescindere dal mondo della cooperazione».

Il protocollo è stato preso in prestito da Roma per alcuni beni sequestrati in mafia capitale e potrebbe essere ‘copiato’ da Modena e Reggio Emilia. E prevede, ad esempio, dei percorsi sinergici con la collaborazione dei sindacati nei casi di aziende e attività commerciali, quando agire in modo tempestivo è fondamentale per la salvaguardia dei lavoratori. Bologna arriva prima anche per l’unico master in Italia in Gestione dei beni confiscati e sequestrati, diretto proprio dalla professoressa Pellegrini. Il master propone la specializzazione necessaria per l’iscrizione all’albo degli ufficiali giudiziari oltre a formare i così detti coauditori, figure di consulenza del Tribunale e dell’Agenzia di Stato. Avvocati e neolaureati in giurisprudenza arrivano da tutta Italia per frequentare questo corso, giunto ormai alla settima edizione.


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