Per una psicanalisi di questi pochi mesi di governo, tra conflitti irrisolti e dannose schizofrenie
di Pier Francesco Di Biase, studente
Quando nel 1901 fu pubblicata la prima edizione del suo Psicopatologia della vita quotidiana – ancor oggi ammirevole saggio sull’incidenza dell’inconscio nella vita di tutti i giorni – Sigmund Freud non poteva certo immaginare che, 120 anni dopo, il genere umano avrebbe disposto di un mezzo come Internet in grado di neutralizzarne la principale sorgente, ovverosia quello che in psicoanalisi è comunemente noto come il processo di rimozione.
E in effetti è proprio grazie allo stramaledetto algoritmo di Google (sob!) se chi scrive è costretto in questi giorni a rivivere – in formato video YouTube – una vergogna che credeva invece sepolta sotto quel grande e malridotto tappeto al quale ogni individuo psichicamente irrisolto – ma sarà poi vero? – tende indulgentemente a ricorrere ogni qual volta ci sia da nascondere, a se stessi e agli altri, l’ennesimo inutile esemplare di quella odiosa progenie che ha nome “errori in buonafede”. In concreto, trattasi di quella volta che ci ritrovammo tutti insieme appassionatamente in Piazza San Francesco a Bologna, occasione elezioni europee, accorsi al comizio del temerario Calenda dott. Carlo.
Se la cosa non vi dice nulla, beati voi. Ma se è vero che un mal comune fa mezzo gaudio, tocca allo scrivente approfondire la questione, onde evitare di rimanere l’unico a cui è negato il privilegio di far finta che la cosa non sia mai avvenuta.
All’epoca iscritto al Pd con velleità leaderistiche e tendenze messianiche, l’ex ministro ed ex compagno Carlo si spendeva in quei giorni per una campagna elettorale dal sapore di ultimatum, poi velocemente ridimensionata a elezione “interlocutoria” il giorno dopo le votazioni, quando fu chiaro anche ai vertici di partito che una rinnovata fiducia degli elettori nel centro-sinistra era ancora di là da venire. In quell’occasione, il nostro si esibiva in un appassionato discorso in difesa della democrazia e dello Stato di diritto che culminava con un solenne: “L’Italia è più forte di chi la vuole debole!”, riferimento voluto a grillini e leghisti. E noi altri a dar giù di torrenziali applausi.
Ciò che successe di lì a pochi mesi lo sanno ormai anche le pietre, e non vi è ragione alcuna per ribadirlo anche qui. Sembra infatti passato un secolo da quando ci spellavamo le mani contro ogni ipotesi di governo con i 5S, e invece è trascorso soltanto un anno. Ma a risentire quelle parole e a rivedere quel comizio, si prova ancor oggi quella incontrollabile sensazione di disagio che pervade chi è colto in flagrante, quando commette uno di quegli evitabili e ridicoli errori che lo psicanalista interpreterebbe come ‘atti mancati’.
Secondo la teoria freudiana, questo genere di inconvenienti apparentemente casuali trae origine da pensieri o propositi rimossi e relegati nel subconscio che cercano di imporsi contro la volontà di coscienza. E forse è proprio la nostra coscienza quella che viene chiamata in causa ripensando a come eravamo e a quello che siamo diventati, mentre assistiamo sdegnati al cancan politico di questi giorni, tra mitomanie esasperanti e premesse di un Conte ter che ha tutti i sintomi di una nevrosi ossessiva.
Al pari nostro – fatto salvo qualche cambio di casacca – i principali attori sulla scena politica di allora sono rimasti più o meno gli stessi. Ma se all’epoca dei fatti la maggioranza di loro poteva ancora aspirare al titolo di coerente dell’anno, la situazione attuale ci consegna invece una mesta congrega di ‘responsabili’, più simili alle protagoniste di un film di Almodóvar che a politici dotati di visione e programma. Egocentristi sull’orlo – se non oltre – di una crisi di nervi.
Nel nostro piccolo, ci sentiamo di contribuire al dibattito pubblico di questi giorni suggerendo a chi di dovere che la prossima volta – nel dubbio tra l’essere al governo e il semplice apparirvi – ci sembrerebbe più sano per una volta dar retta ai consigli dell’onorevole Calenda e, banalmente, decidere di astenersi.
Ne va della nostra salute mentale.