Modelli di welfare, annozero: domani è un altro giorno

Una sorta d’apocalisse rischia di colpire soprattutto terza età e fragilità. Permetteremo ancora che il mantra del meno tasse per tutti copra l’urlo di protezione sociale e cura e diritto allo studio che milioni di cittadini oggi chiedono?

di Cristian Tracà, docente


Erano gli inizi di febbraio e orgogliosamente il Comune lanciava una misura di intento strutturale per organizzare in maniera più efficace l’assistenza e i servizi per la terza età e per la fragilità sociale. Un piano da un milione di euro, sottoscritto dalle principali organizzazioni sindacali e che l’assessore Giuliano Barigazzi illustrava alla città spiegandone la filosofia: il pubblico come fonte di coordinamento e non di erogazione diretta di fondi, con l’obiettivo di regolare la rete e i nodi dell’assistenza e di garantire un accesso informato e sostenibile, con particolare riferimento ai nuclei familiari con condizioni economiche più deboli.

L’idea era quella di una nuova attenzione per i “caregiver”, spesso donne di mezza età che in questi anni hanno tenuto sulle loro spalle il macigno della conciliazione o, peggio, la sofferenza della rinuncia al lavoro per dedicarsi ai propri cari in difficoltà. Assistenza, consulenza, informazione, smistamento, avvicinamento: parole chiave di una programmazione che arrivava al termine di un lungo percorso di ascolto e di studio, dopo anni in cui nelle varie sedi istituzionali una folta schiera di documenti, convegni e proiezioni avevano individuato praterie di intervento: dalla formazione sanitaria alla mobilità, passando per un ripensamento delle infrastrutture, sperando così di fronteggiare nel migliore dei modi possibili alcune situazioni limite, all’interno di un quadro di dibattito pubblico che vedeva tasse e imposte più come un macigno che come opportunità di implementazione delle misure di sostegno per chi non poteva accedere a una serie di risorse e strutture di fascia medio-alta.

Poi arriva il Coronavirus e la pandemia, che rispedisce la palla a centro campo per una nuova partita: cambiano gli equilibri di finanza pubblica, ci scopriamo più deboli ed esposti, l’attualità ci porta verso una riflessione molto ampia su quello che dovrà essere il futuro del welfare.

Ecco che gli incubi peggiori si materializzano tutti insieme, quando pensavamo che fossero solo scene da romanzo storico, con una velocità che assomiglia a uno schiaffo da cui si fa fatica a riprendersi. Migliaia di persone letteralmente falciate via: nelle zone più rosse i bollettini sono micidiali, questi fatti cambiano le relazioni e il tessuto di questo Paese, con un riflesso pesante di sconvolgimento sociale che correttamente il presidente Sergio Mattarella segnala con un messaggio accorato di dolore.  Quali tracce lascerà un’apocalisse nella quale nel giro di poche settimane l’asse si sposta dalla preoccupazione di non poter dare servizi di prossimità strutturati all’incubo da romanzo distopico fatto di autorità e medici che alludono a un rischio serio e conclamato di una sorta di ‘eugenetica anagrafica’?

Forse neanche uno Stato perfettamente in equilibrio e con ottime capacità di prevenzione avrebbe potuto evitare la paura che si diffonde dopo ogni bollettino delle ore 18, ma la politica può dormire senza affanni e sensi di colpa pensando ai piani di rientro, alle economie di scala che sulla sanità probabilmente hanno inciso molto più di quanto si fosse percepito nel dibattito?

In un Paese in cui ha tenuto forse più banco la rivendicazione contro i balzelli su sacchetti e plastica, si potrà arrivare a una discussione vera e profonda finalmente sul passato e sul futuro della salute e dell’assistenza? Permetteremo ancora che il mantra del meno tasse per tutti copra l’urlo di protezione sociale, diritto allo studio, cura che milioni di cittadini oggi chiedono? Presto saranno gli enti locali a dover prendere in prima battuta decisioni importanti e anche il Comune di Bologna sarà chiamato a variazioni di bilancio, ripensamenti, facendo i conti con i dati, i numeri e le cicatrici che lascerà questo periodo. Basti pensare alle ultime dichiarazioni in proposito del sindaco Merola, fortissime: ‘’Mi sto preparando a un bilancio di guerra nel 2020 e di dopoguerra nel 2021’’


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