Se qualcuno fa un passo avanti e ci mette la faccia presentando delle idee, come nel caso di Lepore, immediatamente scatta l’impallinamento dei dirigenti, degli esponenti non sponsor, delle correnti contrarie, di quelle non consultate o di quelle con cui non si è firmato un patto
di Giovanni De Plato, psichiatra e scrittore
L’assessore comunale alla cultura e al turismo Matteo Lepore, in una conferenza stampa, ha lanciato il suo ’Manifesto d’idee’ per Bologna e l’area vasta metropolitana. È bastato questo semplice atto per far scattare il richiamo all’ordine e alle regole. A farlo è stato il segretario provinciale del Pd Luigi Tosiani, che il giorno dopo in una nota data alla stampa ha richiamato l’assessore al rispetto del percorso previsto dagli organi del Pd che non prevedono fughe in avanti. Intanto per stoppare Lepore, ritenuto candidato di parte, si lascia circolare la voce che una possibile candidatura unitaria potrebbe essere quella della parlamentare europea Elisabetta Gualmini, che non ha detto no.
È sperabile che non si mettano in circolo possibili candidature a sindaco di persone autorevoli, che meritano rispetto e non incuranti manovre al fine di bloccare qualcuno e di favorire qualche altro. A ben leggere i fatti di queste schermaglie, si ha l’impressione dall’esterno, in particolare di quelli che votano e simpatizzano per il centrosinistra, che siano iniziati i giochi al massacro tra i capi corrente, molto virulenti quando si tratta di occupare una poltrona prestigiosa, come quella di sindaco della Metropoli bolognese.
A ben intendere il ‘Manifesto delle idee’ di Lepore si può dire che non è un manifesto politico e tanto meno programmatico, come dovrà presentare quando scioglierà la riserva e deciderà di candidarsi alle elezioni del 2021. Sulla politica è cauto e dichiara che si atterrà alla decisione della Direzione nazionale per votare al referendum sul taglio dei parlamentari. Sul programma ha elencato solo i capitoli di un possibile programma, cioè ha parlato in generale della ‘cosa’ e non in dettaglio del ‘come’. Ma è il come che qualifica un programma, e quindi in altre parole occorre precisare quali sono gli obiettivi prioritari, quali le risorse da investire, e quali i tempi della realizzazione.
Si ha l’impressione che il segretario Tosiani si sia allarmato senza un reale motivo, e tanto meno d’irregolarità, visto che Lepore non ha ancora sciolto la sua riserva a candidarsi. Dove è la mancanza o la rottura delle procedure da parte dell’assessore? Un segretario dovrebbe essere al disopra delle parti, dovrebbe incoraggiare e favorire le disponibilità, in questo caso di un ‘bastardo’ esperto e capace. A questo punto viene da chiedersi: Tosiani è il segretario di un partito democratico e pluralista o autocratico e occupazionista?
È uno spettacolo quello del Pd provinciale davvero poco edificante. Se qualcuno fa un passo avanti e ci mette la faccia, nel caso di Lepore presentando delle idee, immediatamente scatta l’impallinamento dei dirigenti, degli esponenti non sponsor, delle correnti contrarie, di quelle non consultate o di quelle con cui non si è firmato un patto. Chi non sta al gioco (continuità e spartizione) è fatto fuori, e per farlo si ricorre a tutti i mezzi. La guerra fratricida è ammessa. Non siamo alla politica con la ‘p’ minuscola, siamo all’indecenza della crisi dei partiti e del loro funzionamento. Altro che ascolto e consultazione della base. Altro che confronto delle idee. Altro che confronto dei programmi. Altro che visione della città futura. Altro che puntare sul migliore, su quello o quella capace di unire le tante anime del centro-sinistra e di risultare vincente per esperienza e competenza amministrative. Siamo al mercato degli scambi (ti appoggio in cambio di …), siamo alla compra vendita (mi convinci se …), al commercio delle poltrone (cosa mi garantisci …), al baratto senza scrupoli (cosa mi offri…).
Naturalmente il tutto avviene non nelle assemblee di partito o nei dibattiti del Festival, ma nel chiuso dei corridoi e delle sottoscale dei palazzi. Il segretario nazionale del Pd ai margini della Direzione, convocata per decidere come votare al referendum sul taglio dei parlamentari, ha dichiarato che all’interno del partito c’è chi voleva farlo fuori, ma il golpe non è riuscito. Zingaretti non s’illuda, il tentativo è solo rimandato, è temporaneamente rientrato. I capi correnti, i feudatari, i proconsoli sono al lavoro, non hanno remore, sanno che alla fine la pugnalata può essere inferta.
Credo che chi si candidi a sindaco di Bologna conosca bene questo agire dei capicorrente del suo partito, che quando richiama i suoi iscritti al rigido rispetto del proprio regolamento interno, vuol dire che la pallottola è già in canna.
De Plato ha ragione da vendere. Il PD, i suoi “quadri” e i suoi capi corrente stanno facendo di tutto per disgustare i suoi elettori e perdere il Comune di Bologna. Vanno resi inoffensivi e le primarie è il modo di farlo. Lo Statuto va rispettato. La legalità, sempre invocata, va rispettata anzitutto nel partito.
Descrizione perfetta dei difetti dei partiti non solo del pd. Occorre capire se e come rimediare.
Quindi in questa classe di indisciplinati piddini di base abbiamo allestito una lavagna , i buoni e i cattivi.
I cattivi :Tosiani , Di Noi , Merola ( il primo per l’attacco assurdo a Lepore , il secondo per l’attacco violento a Mazzanti e il terzo perché vota SI al referendum e poi sta facendo le bizze come cossiga a fine mandato.
I buoni : Lepore , Lepore e Lepore . Per il coraggio , per l’impegno e per la trasparenza.
Poi ci sono gli aggressivi passivi o i lupi travestiti da agnello . Quelli defilati che Pubblicizzano i curriculum e vantano appoggi nazionali e internazionali : Gualmini e Aitini bravini ma che caratterini.