Visioni a catena. Il futuro della città dalla prospettiva dei bambini

Il 16 e il 22 settembre si terrà a Bologna l’iniziativa Visioni a Catena 2020. Due pomeriggi dedicati al tema dello spazio pubblico e della mobilità con un focus speciale sui bambini, considerati nel modello di sviluppo economico più recente passivi consumatori in poltrona

di Cristian Tracà, docente


Una pedalata da Oscar con audioguide per bambini e genitori, spazi di approfondimento sulla progettazione urbana a misura di bambino e bambina, laboratori creativi e gioco libero con la cargo bike, mostre fotografiche, cortometraggi e lungometraggi che hanno come protagonista la bicicletta, nella sua valenza di mezzo di spostamento ma anche di condivisione e aggregazione. Il meglio della capacità del milieu bolognese di organizzare eventi e festival a tema, concentrato in due pomeriggi tra il cortile del Pozzo e la Montagnola, luoghi simbolo di una città viva e in perenne ricerca.

Dynamo in collaborazione con Cinnica, Arci e la Fondazione Innovazione Urbana tornano in campo per rilanciare. E lo fanno a modo loro, con un festival che fonde discipline diverse e impegno civico. Il lockdown del resto ha rimesso fortemente in discussione i paradigmi del nostro vivere in comunità ed è il momento di definire con chiarezza la direzione di marcia per il futuro della città. L’atmosfera politica è frizzante e sembrano aprirsi nuovi spiragli. Da Roma arrivano notizie confortanti per la mobilità sostenibile e Bologna non sta certo a guardare con l’introduzione timida di qualche area gioco scolastica e tanti interventi che nel giro di pochi mesi miglioreranno i raccordi ciclabili in vari punti fondamentali della città.

Sui bambini occorrerà investire, sul loro posto nella città del domani è necessario esporsi con chiarezza. Sotto le Due Torri siamo anche alla vigilia del rinnovo amministrativo e i vari candidati a sindaco non possono più esimersi dal declinare chiaramente il loro progetto di mobilità, visto che sappiamo benissimo quanto dibattito crei il tema attorno alle mura petroniane, con uno scontro persistente tra una visione apocalittica del centrodestra e le cinquanta sfumature di rosso del centrosinistra, che ha più volte rivisto e mediato la sua visione. Forse un festival di Visioni a catena farà bene un po’ a tutti.

Sono anni del resto che in città si fanno battaglie colossali per far crescere la consapevolezza sulla possibilità di organizzare un nuovo modo per spostarsi. L’attivismo delle associazioni ambientaliste e i movimenti di pedoni e ciclisti hanno consentito alla città di fare dei passi in avanti, anche se il rapporto con Palazzo d’Accursio ha avuto fasi altalenanti negli ultimi dieci anni, tra corsi, ricorsi e compromessi storici.

Troppi cittadini continuano a ignorare l’ipotesi di ridurre gli spostamenti privati, troppe famiglie boicottano la naturale tendenza dei propri pargoli a esplorare la città senza tabù particolari. Basta pensare che negli ultimi trent’anni il numero di bambini che va a scuola in bici è diminuito del 70 per cento e che gli Stati Uniti, influencer molto forti di stili di vita, guidano la classifica negativa della mobilità insostenibile con un misero 1%. Il trend si può invertire con una capillare opera di incentivo che non può non passare per le nuove generazioni.

L’onda verde è avanzata con le consulte, la partecipazione, i progetti, ma anche attraverso linguaggi di grande efficacia. È anche attraverso eventi come il Bike Pride, Bologna Bike City, Visioni a Catena che la città ha scoperto la gioia di guardare al futuro da un’altra prospettiva.

Qui il programma di Visioni a Catena 2020


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