Dandi: “Il nostro sport non ha nulla a che fare con quei delinquenti”

È di un bolognese la voce e il volto delle MMA (Mixed Martial Arts) finite nell’occhio del ciclone dopo l’omicidio di Willy Montero Duarte a Colleferro. Secondo il telecronista “queste discipline marziali insegnano la correttezza e la lealtà, anche nel confronto più duro, anche se le mele marce ci sono ovunque”

di Michele Pompei, giornalista


Le MMA (Mixed Martial Arts) finite nell’occhio del ciclone dopo i fatti di Colleferro, hanno in Italia la voce e il volto di un bolognese: Alex Dandi è sicuramente uno dei più esperti, eclettici e apprezzati addetti ai lavori, nelle sue vesti di telecronista per Sky e Dazn, agente di diversi atleti e  creatore di una promotion, la Italian Cage Fighting. Ex DJ, produttore musicale e giornalista, Alex Dandi ci offre l’occasione per riflettere su come i media hanno trattato la vicenda e parlato delle MMA in riferimento al brutale pestaggio di cui è stato vittima Willy Monteiro Duarte.

A poche ore dal terrificante omicidio di Willy Monteiro Duarte abbiamo letto molti commenti di giornalisti che, oltre a stigmatizzare il comportamento dei presunti responsabili, hanno puntato il dito contro la disciplina delle MMA, praticata da alcuni dei componenti del gruppo accusato del pestaggio. Massimo Giannini, direttore de La Stampa ha anche invocato la chiusura delle palestre. Ti è sembrato un approccio ragionevole?

“Ovviamente no. Non solo non è un approccio ragionevole, ma è assolutamente insensato. Non riesco a immaginare una persona intelligente come Massimo Giannini, direttore de La Stampa, possa aver davvero pensato una cosa simile. Spero e credo si sia trattata di una provocazione. Non ho voglia di spiegare perché uno sport, anche se estremo, non può avere alcun ruolo in un omicidio in cui la responsabilità è indubbiamente dei singoli colpevoli. Doverlo spiegare mi sembra un’offesa all’intelligenza delle persone chi ci leggono. Ad uccidere non sono le discipline marziali ma solo la brutale violenza. Le MMA non sono un’ideologia, sono uno sport. L’errore di molti media è di considerare le MMA alla pari di una ideologia. Non c’è il culto della violenza nelle MMA ma anzi c’è il suo contrario: c’è lo studio dei meccanismo della violenza per poterla domare e quindi evitare.

Ora io non voglio negare che nelle arti marziali e negli sport da combattimento in genere ci sia un aspetto violento perché è fuori discussione che esiste un confronto fisico duro ed estremo, ma è un confronto svuotato di qualunque connotazione negativa perché non c’è sopraffazione, non c’è imposizione, non c’è violazione, non c’è prevaricazione, ma solo un confronto agonistico purissimo, senza mediazioni, tra due atleti allenati, perfettamente consenzienti, che decidono di sfidarsi utilizzando il proprio corpo e la propria mente con la mediazione di un regolamento ben preciso, atto a preservare la propria salute e quella dell’avversario, nel rispetto di un codice di onore, rispetto e correttezza che è proprio di ogni disciplina marziale. 

Chiudere le palestre di arti marziali è irragionevole anche solo per motivi pratici. Ci sono persone che mettono il pane in tavola per loro e la propria famiglia insegnando arti marziali nei propri corsi e nelle proprie palestre: li lasciamo per strada? Le arti marziali, MMA comprese, possono svolgere un ruolo educativo per molti adolescenti, soprattutto maschi, nella gestione della propria aggressività”.

Tu sei stato anche giornalista e hai uno stretto e continuo rapporto con i media. Cogli una coazione a ripetere di fronte a vicende di questo tipo da parte dell’informazione e se sì, perché?

“Eh purtroppo succede. Non so dirti perché. Forse perché i media si auto-investono di un funzione educativa e morale che invece non hanno e che nessuno gli richiede: limitarsi a informare senza avere la pretesa di educare sarebbe già qualcosa di molto importante. Forse perché l’informazione si è sempre più fusa con l’intrattenimento e siccome l’intrattenimento fa più numeri dell’informazione si è deciso di spettacolarizzare tutto, a discapito dell’informazione corretta che a volte è un po’ noiosa e didascalica”.

So che hai avuto un confronto con Alessandro Fulloni, giornalista del Corriere, autore di un articolo che lui ha poi corretto dopo aver parlato con te. Cosa non ha funzionato nella prima stesura dell’articolo e perché il giornalista ha accettato di cambiarlo?

“Sono abbonato al Corriere online. Quando ho letto quell’articolo mi sono depresso. Ho passato gli ultimi 10 anni della mia vita a divulgare correttamente questo sport attraverso telecronache settimanali su tv nazionali. Con quell’articolo di focus sulle MMA, uno dei primissimi pubblicati dopo l’omicidio di Colleferro, ho sentito un senso di impotenza e di fallimento, come se il mio lavoro non fosse mai esistito o non avesse avuto alcun impatto. La prima stesura era densa di errori grossolani, molti ingenui e frutto di ricerche frettolose, altri davvero assurdi. Le parti che mi hanno fatto arrabbiare erano due, la prima dove si rappresentavano le MMA come un combattimento senza regole. La seconda cosa che mi ha fatto arrabbiare è che si faceva riferimento a combattimenti clandestini quando tutti sanno che i combattimenti clandestini in Italia non esistono, sono un’invenzione di qualche romanziere”

Le MMA cosa possono fare per contrastare questo tipo di pregiudizi?

“La comunità delle MMA non può fare nulla, non deve fare nulla di diverso da quanto già non faccia. Nessuno che pratica o semplicemente guarda le MMA deve sentirsi in colpa per quanto accaduto a Colleferro. Aldilà del grande dispiacere per un ragazzo che ha perso brutalmente la vita per mano di un branco di delinquenti, nessuno deve sentirsi in colpa perché pratica o segue queste discipline marziali che insegnano la correttezza e la lealtà, anche nel confronto più duro. E non è un insegnamento di vita da poco a ben pensarci.  Aver messo le MMA in relazione con quanto è successo è una follia mediatica, un esercizio di disinformazione e diffamazione legalizzato. Ci sono quindi delle mele marce nelle MMA italiane? Sicuramente sì perché le mele marce sono ovunque”.


Rispondi