C’è ancora, lì sotto, l’affresco di Guido Reni?

Sono molte le opere di inestimabile valore in città di cui nel tempo si è persa ogni traccia. Nascoste dalle autorità religiose durante l’invasione francese, potrebbero trovarsi ancora lì dove furono lasciate, in attesa di essere finalmente ‘scoperte’

di Giancarlo Dalle Donne, archivista


“Si ascende a detto Oratorio mediante una scala tutta di macigno fatta alla moderna, a’ piedi della quale vi è una ferriata di ferro, che s’apre in due parti, con sopra l’Arma della nostra Compagnia di S. Bartolomeo, a mezzo detta scala vi è un nicchio dentro il muro nel quale vi è dipinto un Crocefisso con un S.Francesco et un S.Bartolomeo, quale si dice sia stato dipinto da Guido Reni ne’ suoi primi lavori di Pittura”.

L’Oratorio in questione è all’interno dell’ex Orfanotrofio di S.Bartolomeo di Reno, in via Riva Reno 124 in prossimità della Piazza della Pioggia, attualmente sede dell’Associazione culturale Asia, e il testo che descrive l’immagine fa parte di un Inventario del 1690.

È abbastanza conosciuta la vicenda che trasformò la statua del papa Gregorio XIII (opera cinquecentesca di Alessandro Menganti) in quella del patrono di Bologna, S.Petronio. Con l’invasione delle truppe francesi a Bologna, nel 1796, le opere d’arte della città (e non solo) erano a rischio trafugazione, come effettivamente avvenne per i dipinti di Raffaello, Perugino, ma anche dei Carracci e di Guido Reni, e inoltre erano vietate le statue papali. Così, in breve tempo e con alcune leggere modifiche, la statua in bronzo del papa Gregorio XIII (che era, ed è, sul portale di Palazzo d’Accursio) venne trasformata in quella del patrono della città, per evitare rischi e garantirne l’incolumità.

Alcuni enti religiosi si affrettarono quindi a nascondere le opere d’arte custodite nelle loro sedi, nel timore che potessero essere sottratte, o danneggiate. Per gli affreschi, forse, si poteva stare più tranquilli, ma nel dubbio qualcuno pensò bene di coprirli, come fecero, credo, i padri di San Bartolomeo di Reno.

Tanto più che nello stesso tratto di strada si trovano anche altre stranezze…

Sì, perché all’inizio del ‘900 (se non ricordo male) i Pii istituti educativi, proprietari dell’immobile, per fare cassa decisero di vendere la parte fronte-strada dell’edificio per farne botteghe. E allora, attualmente, nel retro di alcuni negozi si trovano, a sorpresa, alcuni affreschi che in passato facevano parte dell’Orfanotrofio. Mi riferisco in particolare a una bellissima “Maddalena”, “molto reniana” (Eugenio Riccomini), ma anche a soffitti affrescati del ‘500.

Del resto, Guido Reni aveva casa non molto lontano da lì. E allora la curiosità resta. C’è ancora, lì sotto, coperto da un denso strato di vernice, l’affresco di Guido Reni?


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