L’assessore “candidato” alle primarie: «L’emergenza le rende impossibili. Tosiani indicherà la linea»
di Giulia D’Argenio, giornalista
«Nessuno scontro con Matteo Lepore. Lavoriamo insieme da tempo per il bene di Bologna», non solo nella Giunta comunale. Amministrative 2021 e misure anti-Covid: parola all’assessore al commercio, Alberto Aitini, tra i candidati a succedere a Virginio Merola e comunque impegnato in un duello a distanza con il collega alla Cultura.
Assessore, Amelia Frascaroli su Incronaca sollecita ancora le primarie per la scelta del candidato sindaco. Lei cosa dice?
«La mia posizione è la stessa da quando, a giugno, si è cominciato a immaginare il percorso da compiere. Le primarie sono lo strumento naturale per una scelta simile, tanto più dopo dieci anni di mandato dello stesso sindaco. Ma non possiamo ignorare la complessità del momento che rende difficile celebrarle. Veniamo da settimane di consultazioni con iscritti e elettori del Pd che hanno chiesto al segretario Tosiani di cercare un candidato condiviso, proprio perché l’emergenza sanitaria preclude un importante momento di partecipazione. Sarà quindi il segretario a indicare la linea, tenuto conto delle istanze della base».
A Roma, però, le primarie dovrebbero farsi. Non teme che l’imposizione di un candidato giochi a favore del centrodestra?
«La base va coinvolta sempre, non solo in vista di appuntamenti elettorali. Detto questo, ogni territorio si organizzerà come ritiene, anche se, visto l’ultimo dpcm, le primarie mi sembrano un’ipotesi improbabile. Ribadisco: io sono a favore della consultazione che, se si tenesse, mi vedrebbe impegnato come candidato. Ma la situazione è molto difficile. Lo statuto Pd, poi, fornisce opzioni diverse. Mi rifaccio, quindi, alle parole del segretario Zingaretti: la decisione è nelle mani del partito locale e dei bolognesi».
Quindi niente manovre di partito? Non saranno i soliti tre a decidere il nome del candidato?
«Una cosa ci distingue dagli altri: la trasparenza dei percorsi. Mentre nel centrodestra si tengono riunioni di “big” dalle quali, però, non trapela nulla, i nostri incontri sono aperti, alla luce del sole. I nomi sul tavolo sono noti, la discussione è pubblica. Non c’è nessun manovratore. Il segretario Tosiani ha incontrato la base, le forze di coalizione e della società civile. Il nostro cammino è iniziato a giugno e ha puntato a un coinvolgimento ampio, che non vedo altrove e che, in alternativa alle primarie, porterà a individuare il candidato».
Matteo Lepore, suo collega di giunta, si muove oramai da candidato sindaco. In queste settimane tra voi ci sono stati aspri scambi e accuse sulle relazioni coi centri sociali o con personalità come Giancarlo Tonelli…
«Sgombriamo il campo da un equivoco: la presunta rivalità tra me e Matteo Lepore. Noi lavoriamo insieme da tempo e continueremo a farlo nei mesi a venire. La Giunta è coesa. Abbiamo condiviso molto e abbiamo avuto idee diverse su altro. Ne abbiamo discusso in privato e in pubblico: mi sembra legittimo e non c’è nulla da nascondere. Per il resto, ritengo necessaria una coalizione larga, che tenga conto delle posizioni moderate e della sinistra, a cominciare dalla lista “Coraggiosa” di Elly Schlein. Così come credo che in una coalizione simile ci sia spazio per ragionare coi Cinque stelle che, a livello locale, esprimono un gruppo dirigente di qualità. Serve un fronte più ampio del 2016 e il Pd non deve compiere l’errore di ignorare i temi posti da Tonelli. Soprattutto ora. Ci sono nuove povertà da combattere. Le imprese e il commercio vanno sostenuti».
Che fisionomia deve avere il Pd chiamato a governare Bologna?
«Il Pd deve fare il Pd. Un partito con le sue idee consapevole, però, di non essere autosufficiente. Dobbiamo guardare al mondo che si muove intorno a noi e accoglierne le forze. Soprattutto in questo momento destinato a cambiare il volto della città».
E l’assessore Conte? Lui e Amelia Frascaroli possono essere utili alla causa dem?
«La causa non è del Pd ma della città. Per questo ritengo auspicabile il coinvolgimento di tanti, compreso Conte e il suo gruppo».
Parte di piazza Verdi e Piazza Aldrovandi sono transennate. Piazza San Francesco è chiusa, ma le strade del centro di Bologna restano affollate. Che senso hanno quelle transenne? È d’accordo con l’ipotesi del coprifuoco evocata da alcuni governatori?
«Chiudere uno spazio pubblico è sempre doloroso. Non appena l’emergenza sanitaria passerà, riapriremo tutto. Ma sono scelte dovute, anche se ricordo che non bastano i provvedimenti restrittivi per contenere il virus: serve anche la corresponsabilità dei cittadini. Portare la mascherina, tenere le distanze è necessario per il bene di tutti. Immagino che nessuno voglia rivivere l’incubo della scorsa primavera. Né possiamo permettercelo: una nuova chiusura avrebbe effetti devastanti sul tessuto economico e sociale del Paese. Il rischio, però, è di tornare a quei mesi. Così come al coprifuoco si arriva solo in assenza di alternative. Con le nostre scelte possiamo evitarlo. Ecco perché bisogna essere tutti molto responsabili: è in questi momenti che si vede il senso di comunità».
L’articolo di Giulia D’Argenio è stato realizzato per InCronaca, rivista del Master in Giornalismo dell’Università di Bologna