La Cineteca di Bologna sia capofila della resistenza culturale

Le recenti misure anti covid hanno assestato l’ennesimo colpo al settore culturale, già in ginocchio a causa delle precedenti limitazioni imposte dalla pandemia. È necessario rispondere con interventi permanenti, quali ad esempio il potenziamento dei servizi digitali, che aiutino il settore ampliando le sue possibilità di azione. Si potrebbe iniziare dalla nostra città e dalla sua Cineteca

di Sarah Abdel-Qader, operatrice culturale


L’ultimo decreto ministeriale per il contenimento del Covid ha dimostrato ancora una volta la miope incapacità di maturare strategie a lungo termine del nostro Paese e di conseguenza di saper agire sensatamente. Chiudere gli unici luoghi che hanno dimostrato di saper gestire il pericolo di contagio in maniera impeccabile e rigorosa (Nota bene: un solo contagio riscontrato), dimostra il totale caos in cui versiamo, nonché la perenne mancanza di tutela per il settore culturale e i suoi lavoratori, e di supporto al suo valore sociale e d’intrattenimento, sacrosanto quando non sentiamo parlare di altro che morte, Covid, recessione, disoccupazione e chi più ne ha più ne metta.

Dato che ci piace tanto parlare di dati, perché giustamente rendono scientifiche le argomentazioni, ricordiamo ai gentili lettori che secondo le statistiche europee – contenute nella Risoluzione del parlamento europeo del 17 settembre 2020 sulla ripresa culturale dell’Europa (2020/2708 (Rsp)) – le industrie culturali e creative “rappresentano il 4% del prodotto interno lordo europeo […e] che nel 2019 il settore della cultura dava lavoro a 7,4 milioni di persone in tutta l’UE-27, pari al 3,7% della totalità degli occupati dell’UE-27”. La nuova chiusura di cinema, teatri ed eventi culturali porta dunque con sé una prospettiva seriamente preoccupante con cui per l’ennesima volta il settore si troverà a dover fare i conti, sempre che non ne vada della sua stessa sopravvivenza.

Facciamo un esercizio. Chiudiamo gli occhi e immaginiamo di camminare per la nostra amata Bologna il 28 Luglio 20XX alle 21 e di trovare Piazza Maggiore vuota, senza le sue rassicuranti file di sedie davanti al mega schermo del cinema più bello del mondo, pronte alla proiezione forse di uno dei tanti film con cui Alberto Sordi ci farà sbellicare dalle risate. O immaginiamo di passare in Largo Respighi prima di un concerto del Teatro Comunale e trovare chiusi i finestroni da cui spiamo con curiosità i retroscena del palco e assaporiamo le note che verranno suonate la sera. Che desolazione pensare a una città fatta solo di Zara, H&M, Kiko, prosciutti e tagliatelle al ragù…

Suvvia, non vogliamo essere poi troppo disfattisti e perciò proviamo a pensare come cittadini e istituzioni locali possono contrastare la negligenza del governo e delle sue politiche culturali e immaginare il futuro della cultura. Cominciamo ad esempio a fare pressione perché il nostro governo – secondo le stesse indicazioni del Parlamento europeo –stanzi importi significativi come almeno il 2% del fondo Next Generation Eu per i settori culturali e creativi.

Iniziando ad esempio dai cinema, mi trovo a pensare alla Cineteca, mio personale luogo del cuore per cui ho avuto il piacere di essere volontaria nell’edizione del Cinema Ritrovato del 2016. Come può un’istituzione vivace, dinamica e così importante a livello internazionale quale la Cineteca di Bologna implementare modelli di autosostentamento, sostenibilità e al tempo stesso continuare a coinvolgere i suoi pubblici in un momento così critico?

Non potrei pensare a più perfetta cineteca italiana di quella di Bologna per realizzare una piattaforma permanente di streaming di cui il pubblico possa beneficiare in ogni momento della giornata e a suo piacimento, in attesa di poter godere anche dell’incomparabile esperienza in sala. Si potrebbero implementare servizi già attivi come Cinestore e A Season of Classic Films, un progetto coordinato da Association des Cinémathèques Européennes (ACE). Oppure prendere a modello virtuoso realtà esistenti quali il Bfi Player del British Film Institute, Cineuropa o La Cinetek. Le tipologie di sottoscrizione possono essere molteplici e adattarsi alle differenti esigenze, permettendo ad esempio anche il noleggio online per un determinato periodo di tempo. Non da ultimo, sull’orma di Mubi, piattaforma di cinema d’autore, una simile operazione concorrerebbe a contrastare i giganteschi “oligopoli” della distribuzione come Netflix, Amazon e altri che stanno mettendo a dura prova il settore cinema.

Un tale progetto potrebbe anche prevedere il coinvolgimento in partnership di altre cineteche italiane ed europee, le quali lo renderebbero forse idoneo alla domanda di fondi europei. Difatti, il potenziamento della disponibilità di materiale audiovisivo europeo e la sua fruizione da parte di un ampio pubblico sono in perfetta sintonia con le recenti linee guida in termini di politiche culturali della Ue, quali ad esempio la Risoluzione del parlamento europeo dell’11 dicembre 2018 sulla agenda europea per la cultura.

Se ciò mai accedesse, aspettando con impazienza la riapertura delle sale, sarei la prima entusiasta a registrarmi per la sottoscrizione.

Photo credits: Cineteca di Bologna


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