Secondo la sindaca di Bentivoglio “si può arrivare ad un candidato unitario che sia conosciuto e abbia esperienza, oltre che una visione metropolitana. Non é facile e serve grande senso di responsabilità. L’immagine data in questi mesi dal PD ci ha fatto uscire male”
di Barbara Beghelli, giornalista
Ma chi l’ha detto che gli ingegneri sono ermetici? Sarà anche un’eccezione Erika Ferranti, 44 anni e sindaca di Bentivoglio dal 2014, ma è un fiume di parole. Ha tanto da dire. Mai in tono polemico, però: nessuna sbavatura. Forse perché fa politica da quando era minorenne: a 18 anni già consigliera comunale a Minerbio, impegnata su temi che la vedono impegnata anche oggi: servizi socio-sanitari e formazione. O più semplicemente interpreta il ruolo dell’amministratrice pubblica come molto pratico (niente fuffa)? Sta di fatto che l’ingegnera elettronica Erika, di mandati come consigliera ne ha fatti altri due, poi è diventata assessora alla cultura, al bilancio, alle attività produttive e infine sindaca bis (PD).
Un compagno, due figli, Eva e Giampiero di 7 e 9 anni, ideatori del nome della gallina di famiglia dalle uova a km zero (Margherita), una coppia di pesci (rossi, va da sé), la sindaca si trova a gestire un comune con un ospedale che sta diventando strategico. E anche se Bentivoglio è un paese di campagna dove non ci sono grandi pressioni né degrado sociale, tra pianure infinite, orti e fattorie i problemi ultimamente non mancano.
L’ospedale di Bentivoglio è territoriale ma importante.
“L’eccellenza è sempre stata la chirurgia bariatrica, poi dalla scorsa primavera è diventato di fatto un ospedale Covid. Di necessità, virtù: i letti dei reparti sono stati adattati, c’è stata una progressiva trasformazione”.
Busseranno alla vostra porta per farvi accogliere pazienti non residenti?
“Chissà: i comuni si sentono un po’ impotenti di fronte al carico che ha la sanità pubblica; vorremmo fare di più ma non abbiamo le competenze”.
Certo se arrivassero entro breve i fondi del Mes…
“Noi abbiamo fatto un elenco delle necessità per la sanità bolognese, che attiva molti pazienti da tutt’Italia. Su Bentivoglio abbiamo chiesto l’ammodernamento della radiologia, poi investimenti sulla telemedicina e sull’ex ospedale di Molinella”.
In questo momento quanti posti letto per degenza ordinaria Covid avete?
“92 quasi completamente occupati con il turn-over fisiologico e sei in terapia intensiva Covid. Al momento i reparti non-Covid sono due: maternità e cardio. C’è esigenza di rafforzare il personale medico-infermieristico, e su questo si sta lavorando. Certo la situazione è complicata: sospesa anche l’attività chirurgica dell’ospedale di Budrio e al pronto soccorso si registrano molti accessi Covid”.
La politica ha un compito difficile, oggi.
“Vero. Io penso che il grande impegno sia tenere in piedi il sistema in sicurezza. Scuole e welfare. Solo così i cittadini manterranno la fiducia nelle istituzioni. E gli amministratori pubblici devono evitare di criticare le decisioni nazionali. È il momento di pensare alle nuove povertà. In merito, le domande sul bando contributi in conto affitto di giugno (fino a 2000 euro annuali) sono state 1046 sull’intero distretto pianura est (15 comuni)”.
Regioni e comuni sono ascoltati?
“Sì, perché il governo fino a oggi ha messo a disposizione risorse: per i centri estivi, le sanificazioni, la maggiorazione delle spese. Ha trasferito fondi, speriamo questo tipo di ascolto continui”.
Questo è anche periodo di campagna elettorale per Bologna: cosa ne pensa delle primarie interne del PD che Roma continua a ipotizzare?
“Sono divisive e l’aspetto sanitario non aiuta. Si può arrivare ad un candidato unitario che sia conosciuto e abbia esperienza, oltre che una visione metropolitana. Non è facile e serve grande senso di responsabilità. L’immagine data in questi mesi dal PD ci ha fatto uscire male, perciò anche basta: i candidati che sono in campo trovino un accordo politico”.
E come si fa?
“Ci si siede ad un tavolo, si fanno valutazioni oggettive e si sceglie”.
La praticità delle ingegnere.
“Io vengo da una professione maschile e non ho mai avuto problemi a pormi come politica nei confronti degli uomini. Ritengo però che a un certo punto bisogna scegliere, essere equilibrati, come le donne insegnano”.
Riesce a gestire bene impegno lavorativo e famiglia?
“Certo: ancora con questo mito dell’uomo che è più bravo della donna? Sono orgogliosa quando le bimbe che incontro mi salutano dicendo: “Ciao sindaca”. Lavorare per loro e per un mondo migliore fa superare difficoltà e pregiudizi”.