I dirigenti nazionali e locali dei partiti della sinistra dovrebbero smettere di rinchiudersi nelle segrete stanze e farebbero bene a essere aperti al confronto con tutte le istanze della società
di Giovanni De Plato, psichiatra e scrittore
In soli due giorni dalla pubblicazione su questa rivista di “Primarie, Primarie, Primarie”, sono state raccolte più di cinquecento firme. Un’adesione che ha sorpreso per prima la redazione della rivista, leggere un documento di motivazioni e decidere di sottoscriverlo non è un’operazione veloce e semplice. Si potrebbe dire che per una testata web, nata meno di un anno fa, indipendente, fatta da volontari che si autofinanziano, schierata con autonomia nell’area del centrosinistra e aperta alla produzione d’idee senza alcun filtro ideologico o politico, queste firme sono un fatto straordinario. Anzi toglierei l’aggettivo e lascerei solo il sostantivo ‘fatto’.
La rivista non è alla ricerca di un successo editoriale, anche se la cosa gratifica. Cerca di mettersi a disposizione dei partiti, dei movimenti, delle forze sociali e dei singoli, che si riconoscono nell’area riformista e progressista, di un’idea di democrazia basata sulla partecipazione attiva delle persone. Le persone hanno risposto e questo non può essere ignorato. E tantomeno considerato con spocchiosa sufficienza.
Ai sostenitori dell’appello Cantiere Bologna risponde con un impegno a fare crescere comunque le forme di democrazia sociale, che manterrà fino al giorno prima del voto e anche dopo. Cercheremo di farlo capire a chi si dice disponibile all’ascolto, ma non vuol capire le buone ragioni della sana politica.
C’è una parola che differenzia la sinistra dalla destra, un partito democratico da una forza sovranista, ed è PARTECIPAZIONE. Questo termine genericamente racchiude una molteplicità di attività come la presenza a una riunione di un partito, a un comizio, a una manifestazione e via dicendo. Ma politicamente racchiude un concetto ben definito e discriminante. Per un partito o movimento democratico e di sinistra vuol dire essenzialmente promuovere una cittadinanza attiva, una cultura della convivenza inclusiva, un interesse al bene comune e via dicendo. In sostanza una partecipazione diretta alla difesa e valorizzazione delle istituzioni, selezionando i candidati al governo della cosa pubblica. Le Primarie permettono la partecipazione, delineando un percorso di attivazione del cittadino, di espressione delle proprie e altrui necessità, di conoscenza dei programmi, di condivisione degli obiettivi e di responsabilizzazione operando una scelta. Primarie e partecipazione qualificano l’appartenenza a un’area di democrazia governante dal basso.
I dirigenti nazionali e locali dei partiti della sinistra dovrebbero smettere di rinchiudersi nelle segrete stanze e farebbero bene a essere aperti al confronto con tutte le istanze della società. C’era chi scommetteva nella sinistra che l’appello “Primarie, Primarie, Primarie” fosse destinato a cadere nel disinteresse della gente, non turbando così la buona pace dei e tra i partiti votati alla spartizione delle poltrone. Quelle cinquecento firme in due giorni già dicono che non può essere più così. Anche se non pochi dirigenti o amministratori, in particolare dello zoccolo duro della sinistra, non rinunceranno a misurare il ‘fatto’ con il solito metodo contabile, soppesando quanto vale politicamente una sottoscrizione che, per quanto numerosa, non può disconoscere il processo di decisione del partito principe, il Pd, e l’accordo di una eventuale coalizione larga o stretta.
Ognuno si assumerà la responsabilità delle proprie decisioni, sperando che chi gioca ad affermare il personale interesse anche a costo di una sconfitta elettorale, risponda con una uscita di scena definitiva. Siamo ottimisti e vogliamo credere che sia ancora possibile evitare questa deriva. È possibile se si smette di dire che le Primarie sono impraticabili o da irresponsabili in emergenza Covid. Intanto non si sa quando si voterà, intanto si sa che esistono varie modalità per fare esprimere in sicurezza la scelta dei candidati. È possibile se si smette di dire che la competizione tra diversi leader è divisoria, la democrazia si regge sul confronto d’idee, visioni e programmi. È possibile se il Pd riconosce che le norme del suo statuto prevedono le Primarie. È possibile se il Pd s’impegna a costruire un’alleanza di centrosinistra aperta da una parte alle forze di orientamento moderato e dall’altra alle sinistre di governo.
programmi dei candidati ! date spazio ,se esistono, sul Cantiere passaggio necessario per creare le premesse x le primarie.