Quell’angolo di palazzo Re Enzo per scoprirsi lettori

«Questa emergenza sanitaria ci porterà a essere migliori? Si dice spesso ma, forse, potrebbe contribuire anche a farci percepire diversi nell’accoglienza delle cose. Una di queste dovrebbe essere il libro che, di per sé, non è salvifico; ma è utile e straordinario persino in un’epoca dominata dalle nuove tecnologie». Parole di Silvana Sola, proprietaria della libreria per bambini e ragazzi Giannino Stoppani

di Federica Nannetti, giornalista


La libreria di Silvana, angolo colorato di palazzo Re Enzo, è diventata la sua dimora fin dal 1983 ed è proprio da lì che cerca di diffondere uno dei messaggi lasciati in eredità da Gianni Rodari: «Non siamo nati per leggere, ma per crescere lettori». Un libro, oggi, può aiutare a guardare verso il futuro e a vivere, in una forma diversa, ciò che i limiti ci stanno impedendo.

Stiamo interiorizzando nuove regole di comportamento. La letteratura può aiutare a convivere, ad esempio, con l’impossibilità di stare vicini?

«Un libro ha la forza di far sperimentare diversamente ciò che sta oltre i limiti. Nella sua dimensione microcosmica è possibile tutto ciò che nel macro, al momento, non lo è. Una sensazione simile a quella di vicinanza la si può sperimentare in una diversa relazione: quella di un insegnante che legge in classe o di un adulto che, nel rispetto del distanziamento, si fa portatore di una storia. Questo non significa superare i limiti, ma cercare di favorire valori umani al loro interno. La relazione è imprescindibile per tutti noi perché vuol dire conoscersi, scoprire, fare esperienze; e costruirsi un’identità».

Leggere e immedesimarsi nei personaggi di un albo illustrato, ad esempio, può essere un modo per cercare di capire ciò che sta succedendo?

«Gli albi illustrati, i cui protagonisti sono di solito animali, mettono in campo modalità di stare insieme nelle quali potersi identificare: le storie di speranza o quelle dalla forte carica di vicinanza vogliono suggerire come stare meglio anche in un momento di difficoltà. In questo senso si possono trovare modi alternativi per vivere quelle che sono, invece, le relazioni reali. Poi ci sono i libri senza parole: deve essere un adulto a trasformare le immagini in una narrazione, diventando un mediatore dalla voce coinvolgente per i più piccoli. Fare i conti con quanto sta succedendo sarà allora in parte possibile grazie ad altri mondi e punti di riferimento».

La sua libreria è un luogo dove immergersi e verso il quale i piccoli corrono entusiasti: impossibile pensare a una chiusura?

«È nata per potersi riempire di lettori o di potenziali lettori; è un angolo accogliente e a disposizione persino di una persona non lettrice, la quale potrà scoprirsi tale una volta dentro. Una libreria è un luogo fisico ricco di potenzialità percepibili. Un ragazzino, ad esempio, che entra saltellando verso uno scaffale sa di poter trovare qualcosa di suo interesse. Proprio il giorno di riapertura una giovane mamma, dal Meloncello, spingendo il passeggino, è arrivata nel cuore di Bologna per acquistare un libro da portare a casa. Un bel segnale positivo, come quello di veder tornare proprio loro, i bambini. Con la chiusura delle scuole si è parlato molto di didattica, poco dei ragazzi. Dove sono stati? In casa? In che modo e con chi?».

Qual è il valore di un libro in dono?

«Tra le frasi meritevoli di essere ricordate di Rodari ce n’è una speciale: “Non siamo nati per leggere, ma per crescere lettori”. Solo grazie a una società capace di innescare un sesto senso per la lettura sarà possibile scoprire la meraviglia di un libro e, di conseguenza, esercitare il diritto a diventare lettori. Per questo i libri devono arrivare ed essere presenti ovunque. In un’epoca dominata dalle tecnologie, un libro da tenere in mano o da sfogliare con un adulto rappresenta un’altra dimensione spazio-relazionale e immaginativa. Se il libro è un vero mediatore nel rapporto adulto-bambino, rendendo evidente il dono della voce, i librai vogliono essere passeur, traghettatori di storie e di scoperte».

Quindi in un libro si racchiudono doni più profondi?

«Il libro innesca un movimento di relazioni, come fosse un motore. Nel trovarsene fisicamente uno in mano è possibile far scaturire rapporti umani e, allo stesso tempo, modi diversi di stare con sé stessi».

Un libro che vorrebbe consigliare?

«A sbagliare le storie: un albo illustrato speciale di Rodari. L’autore gioca sul ribaltamento, dunque anche quello del reale per poi andare verso la creazione del fantastico. Poi un consiglio per tutti è la rilettura de Il giardino segreto di Frances Hodgson Burnett, perché è un libro di riscoperta nel quale si parte in un modo e si arriva in un altro. Ognuno di noi è un giardino segreto, in questo momento più che mai: difficile svelarsi».


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