Dalla briscola in cinque al Risiko: come giocare col fuoco

Le notti delle trattative vanno bene giusto nei romanzi. La Politica non è un bazar e non si può arrendere al gioco d’azzardo e all’effetto domino, specie in un Partito denominato “democratico” che rivendica il radicamento territoriale e la relazione con la base

di Cristian Tracà, docente


Desolazione. Per chi vota il Partito democratico da anni, sia a naso libero che turato, l’articolo domenicale nella pagina politica di Repubblica – relativo ai giochi, o meglio dire giochini, dietro all’impasse per la scelta del candidato Sindaco – è uno schiaffo in pieno volto. Per chi milita, è ancora peggio. Un’immagine indecorosa, che si spera sia una ricostruzione parossistica e sensazionalistica.

A quanto pare, non è ancora tramontata l’ipotesi del briscolone che tutto il mondo impazzire fa, dopo settimane di passi avanti, indietro, giravolte, accozzaglie, tuffi carpiati, smorfie e segni da parte di chi considera il patrimonio politico bolognese più o meno alla stregua di una partita di briscola in cinque. Soluzione impraticabile nei fatti, visto che si sono palesate in più di un’occasione e in più di una sede la richiesta di Primarie e l’impossibilità di un’unitarietà che seppellisca ancora una volta la polvere sotto il tappeto.

Alla briscola però si intreccia il risiko. Parliamo addirittura del 2023, sempre che Matteo Renzi non tiri fuori ancora una volta qualche coniglio dal cilindro dell’azzardo politico. Un intreccio di veti e di richieste, un suk poco lusinghiero animato dalla paura del taglio dei posti in Parlamento, dopo il recente esito referendario. Al cittadino che apre il giornale questa ricostruzione fa molto male. Qualcuno invita al realismo, si rassegna alla politica come arte del cinismo, la capacità di dire la frase giusta nel momento giusto per andare a dama il prima possibile.

Visti i brutti sospetti che girano in quest’aria di trattativa al ribasso perenne, raccontata dai cronisti politici con una certa dose di verosimiglianza, meglio sarebbe sgombrare subito il campo: Primarie non solo per il Sindaco ma anche per i candidati al Parlamento. L’unica garanzia per gli eletti deve rimanere la valutazione del proprio lavoro sul territorio. E anche su quello ci sarebbe da lavorare affinché i resoconti fossero più trasparenti, puntuali e oggettivi.

I futuri Parlamentari li sceglieremmo così in base al lavoro nelle Commissioni, agli emendamenti, alla capacità di rappresentare la città e il territorio. Non può esistere nessun altro metodo. Ci ricordiamo ancora il risveglio dopo l’ultima notte di chiusura delle liste per Camera e Senato e l’ondata di delusione e amarezza che percorse in lungo e in largo il popolo del centrosinistra e gli stessi parlamentari. Ci ricordiamo anche l’esito politico di quelle elezioni. Notti agitate, manzoniane, che vorremmo proprio lasciare alla letteratura.


Rispondi