Mariucci, un faro per lo sviluppo della partecipazione

Fu il giuslavorista appena scomparso a inventare il nome dell’esperienza civile, politica e umana della rete Unirsi

di Coordinamento rete Unirsi


La morte di Gigi Mariucci, come quelle di Roberto Landini, Chiara Luciani, Giancarlo Lenzi e Giuliano Bettocchi, in questo terribile periodo, in effetti al di là del dolore per la perdita, quello che provano soprattutto i familiari, è anche una luce di ricordo che si accende sull’esperienza civile, politica e umana della rete Unirsi, che ha accomunato gruppi di persone provenienti da esperienze diverse per un lungo periodo.

Unirsi è stato quel tipo di fenomeno che si chiama democrazia organizzata, una cosa molto bella di cui noi occidentali dobbiamo andare fieri, perché è un aspetto fondamentale e determinante della libertà politica, un valore che in troppe parti del mondo oggi è impedito o fortemente limitato.

Abbiamo sentito il bisogno di unirci, appunto, in Unirsi grazie a Gigi che ebbe una delle sue fulminanti intuizioni nel proporre questo nome alla nostra rete di associazioni, perché avvertivamo che non erano più sufficienti i contenitori tradizionali di partecipazione, i partiti, da cui però non ci siamo mai allontanati con aristocratico disprezzo, come oggi sembra essere tanto in voga, anche da parte di chi magari ne ha tratto personali vantaggi.

Abbiamo sempre concepito l’iniziativa e la critica, anche netta, come stimoli a cercare soluzioni ai problemi dell’agire politico, almeno dal nostro punto di vista. Abbiamo contribuito in modo positivo o siamo stati inutili, non lo sappiamo in verità, ma certo l’intenzione è stata sempre quella di aiutare a sviluppare la partecipazione come forma più elevata di democrazia.

E Gigi è stato faro di questo impegno, con la sua vivace e colta intelligenza, pur nelle non poche differenze di analisi e di opinione tra noi, mai però nelle scelte che abbiamo sempre compiuto unitariamente e senza prevaricazioni, anche quando richiedevano doverosamente il silenzio. Non c’è consolazione, ma non c’è rassegnazione, siamo vicini alla famiglia di Gigi di cui immaginiamo e condividiamo il profondo dolore.


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